Ultimamente cerco di pubblicare articoli del blog su attività “importanti”, ma mi sono resa conto che nei primi anni raccontavo me stessa alle prese con le prime volte quotidiane del mio essere donna. Oltre alle attività ho un vissuto di “vita normale di paese” che voglio mettere per iscritto.
Fare colazione al bar al mattino e fare chiacchiere “da donne”. Non so perché, ma quasi tutti i maschi che arrivano in quel bar, ordinano, bevono ed escono. Le donne invece si radunano in gruppetti e si raccontano cose. Mi fa molto piacere essere con e insieme a loro, è una bella dose di umanità e riconoscimento del mio essere Bianca, il resto della giornata lo trascorrerò in casa da sola con lo smart-working, che di smart non ha proprio nulla.
Una mattina ho avuto un pensiero che mi ha tolta “dal momento”, come si mi guardassi da fuori e mi sono detta “hey, sono davvero una donna e faccio chiacchiere di poco conto con le altre.
“, non una rivelazione, ma una conferma del mio percorso di transizione.
Uscita serale partecipando a un “gruppo di cammino”. E’ stato creato da una settimana e la prima uscita serale è stata una bella esperienza. A guidarci c’era Francesco, un signore non vedente che spesso lo vedo in giro a correre accompagnato da varie persone. Conosce tutte le vie del paese e ha guidato la camminata con un’andatura veloce. La cosa migliore è che basandosi solo sulla mia voce Francesco mi percepisce come una donna, a volte pensiamo troppo al lato esteriore.
Eravamo una dozzina e scambiare battute con tutti mi ha fatto stare bene e ha tolto la stanchezza della giornata di lavoro.
Serata di festa nella mia ex-scuola di teatro SATS (apri il loro sito). L’invito era di portare qualcosa da mangiare e condividere e anche quest’anno si è esagerato e c’era cibo per un esercito, mentre da bere c’erano alcolici per due eserciti che hanno riempito un frigo. E’ stato bello rivedere persone e insegnanti, scambiarsi le novità e mangiare un sacco di cose buone.
A metà serata è iniziato il concerto dei “Fratelli Pantegana e le Nutrie” una session musicale a cura del responsabile della scuola Max e del capo-comico Maurizio e insegnante di IMPRO. Come lo scorso anno ero a fare i cori (appunto una delle Nutrie) e ho suonato il tamburello, strumento che ho imparato ad usare bene con queste serate. Mi sono sfogata un sacco anche perché non era un concerto e il pubblico erano tutte persone della scuola. In un certo senso eravamo la felice normalità e il resto del mondo è rimasto fuori dall’edificio con molte delle sue brutture.
Nel finale abbiamo anche danzato su musica moderna, la cosa bella di essere in ambienti artistici è che nessuno fa il timido e si fa problemi.
Sono terminate le lezioni di “Hata Yoga”, ma che riprenderanno a Luglio per fortuna. Ho come compagne delle persone veramente belle dentro (le loro anime) e le chiacchiere con loro prima e dopo la lezione è davvero tempo prezioso ben speso. A differenza delle “chiacchiere da bar” queste sono più intense ed emotive. La scoperta dell’associazione Ametista è stata fonte di incontri e amicizie davvero profonde.
Andare di sabato mattina con Carmina, che abita al piano di sotto, nel bar in centro paese incontrando alcune sciure di paese, ma solo quando non ho danza. Fare la spesa in paese e scambiare battute con le signore che gestiscono questi negozietti, nei supermercati è così tutto impersonale e la qualità non è la stessa, infine spendi meno in paese perché acquisti solo le cose che ti servono.
Fare l’allenamento di “Workout con Danza” al sabato mattina, con un’ora di viaggio in auto per andare e un’altra per tornare. Felice di fare movimento e danzare, soprattutto in compagnia di donne meravigliose. Il rito del caffè al bar dopo la lezione con tante chiacchiere è d’obbligo ed è uno dei motivi per cui mi faccio così tanta strada. Qualcuna mi chiede perché non vado a un corso di danza qui in zona, a parte che non ce ne sono così interessanti e stimolanti, non mi interessa il lato fisico dell’allenamento, ma quello del contatto umano e di fare gruppo.
Camminare da sola nella campagna e elaborare pensieri e emozioni. Dopo una vita trascorsa a nasconderle, adesso che sono libera di esprimerle, a volte mi sento sopraffatta, soprattutto da quelle belle. A volte ho bisogno di stare sola e ripensare alle cose per renderle un ricordo e non un carico troppo emotivo.
Andare a comprare un paio di sandali in un centro commerciale senza che nessuna ti degni di uno sguardo e provare tante paia di scarpe, anche alcune che non avrei mai acquistato, con l’unico limite che del numero 41 donna non ce ne sono poi molte.
Ci sono anche novità riguardo le mie attività di divulgazione!
Mi ha scritto l’Università Bicocca che farà una mostra fotografica su noi persone transgender nel prossimo settembre e mi hanno chiesto l’autorizzazione per quattro fotografie tratte dalla mostra dello scorso anno (apri Link dell’articolo del blog). Ci sarà anche un’evento a cui spero di poter partecipare che sarà in settimana.
E’ stato pubblicato sui social il primo video “teaser” della Fondazione Macrì della mia collaborazione con loro sul tema delle “Frangibilità” (apri articolo del blog) a cui nei prossimi mesi ne seguiranno altri fino ad arrivare alla mostra fotografica del mese di ottobre.
Apri link per vedere il video su Instagram.
Sono brevi frasi tratte dall’intervista che ci hanno fatto dopo il servizio fotografico, mi sono commossa tanto è bello. Ognuno di noi dice qualcosa di importante e tutti di fila raccontiamo un bel messaggio che è dura, ma ce la possiamo fare nonostante la nostra frangibilità fisica e mentale.
Oggi sono venuti a casa mia per registrare un’intervista nel “mio ambiente” e anche questo video verrà diffuso prossimamente. Quando Cristina ha suonato il citofono mi sono emozionata, è la prima volta che viene qualcuno da me per realizzare qualcosa, le altre volte mi faccio chilometri per esserci. Abbiamo risolto un paio di problemi tecnici per la ripresa, ho solo due pareti con sfondo bianco e la luce solare che entra in casa mi lasciava parte del viso in ombra evidenziando le occhiaie. Sono scesa in garage a prendere il mio kit luci e con il diffusore abbiamo risolto. Per le occhiaie mi ha aiutata a truccarmi visto che ho un angolo make-up da fare invidia. Unico problema, ma ci sono abituata, è che dovevo guardare l’iPhone e dietro c’era il pannello della luce. Come ha detto Cristina “sei una professionista“.
L’intervista è stata fatta con domande molto interessanti e nel rispondere a quelle finali mi sono commossa con qualche lacrimuccia. Non so bene cosa ho evocato dentro di me, ma che è uscito fuori e seppur non voluto renderà più interessante l’intervista.
Terminata l’intervista siamo rimasti a parlare novanta minuti e ho raccontato loro di me e del mio percorso, mi hanno fatto delle domande molto interessanti e non scontate. Bel pomeriggio davvero.
Ora sono curiosa di vedere le fotografie che mi avevano scattato, mi ha detto che sono bellissime!