Stupida, stupida, stupida che sono.
Questa serata mi è costata 300€, ho perso gli occhiali da vista che uso per guidare e guardare la TV…ma partiamo dall’inizio.
Dopo il lavoro sono partita per andare a Milano, alla Terrazza Palestro dove c’è stata una reunion dei dipendenti dell’azienda Prex dove ho lavorato per diciotto anni.
Non ero sicura di volerci andare, conoscono la mia transizione, ma molti non mi hanno ancora vista dal vivo. Ero curiosa di vedere quale sarebbe stata la mia reazione con loro e in un certo qual modo riscrivere alcuni ricordi al femminile. Capire quanto di Gerardo ci fosse ancora in me.
Già alla partenza qualcosa non è andato per il verso giusto con ritardo dei treni e il mio si è fermato venti minuti in aperta campagna. Motivo? Qualche deficiente ha attraversato dei binari a Milano bloccando tutta la linea per gli accertamenti della polizia.
Arrivata dopo settanta minuti di viaggio, per prima cosa sono andata in bagno a fare pipì e darmi una sistemata ai capelli, ci tenevo a essere “più donna possibile”.
Sono entrata nella terrazza e subito gli ex-colleghi mi hanno accolta con abbracci e sorrisi. Tutti mi hanno riconosciuta, forse non sono cambiata così tanto come credevo. Mi ha colpito molto che gli abbracci sono stati calorosi anche con gli uomini e soprattutto il mio ex-capo e Andrea dell’amministrazione.
Sono trascorsi sei anni da quando ho dato le dimissioni, alcune persone sono rimaste le stesse, altre invecchiate, alcune non le ho riconosciute, infine altre ci sono arrivata a ricordare chi erano solo più tardi, ma al momento ho fatto finta di nulla.
Più vivo al femminile come Bianca e più spariscono nel nulla molti dei ricordi di Gerardo. Metà delle persone, quelle con cui legavo di meno, non saprei dire adesso il loro nome, di altre ricordo il cognome. Nella terrazza eravamo almeno sessanta e le più giovani erano delle sconosciute, arrivate dopo che sono andata via
È stato tutto straordinariamente normale, io a mio agio e loro con me. Poche domande sulla transizione e più sui ricordi di lavoro.
In un certo senso ho riscritto la storia al femminile e quasi nessuno ha sbagliato i pronomi virando al femminile i ricordi.
Qualche gaffe c’è stata, ma nulla di grave.
Anche con il mio ex-capo nessun problema.
C’è stato il piacere di rivedere delle persone con cui ho condiviso anni lavorativi e l’organizzare eventi ti porta anche a condividere del tempo nei viaggi, negli hotel, nelle sale congressuali. Ho pochissimi ricordi di che cosa abbiamo fatto in ambito lavorativo, cose a grandi linee, ma una nebbia generale li offusca e non mi mancano.
Alcuni aneddoti li ripetono da anni come quando mi hanno “sbattuta” a Montecarlo a gestire un evento con 600 partecipanti, 18 tecnici (tra cui il fonico di Vasco Rossi), 12 relatori, 800 diapositive powerpoint… tutto da sola insieme al mio capo che ha solo supervisionato. Era il mio primo grande evento e sono sopravvissuta. L’aneddoto riguarda il mega presidente di quella farmaceutica che era tra i relatori, tutti loro chiedevano continue modifiche alle loro presentazioni. Gestire tutta la baracca e pure loro era estenuante. Praticamente ho trattato il presidente come gli altri relatori, ha dovuto fare la fila. La storia si è ingigantita e il mio ex-capo la ricorda con “Gli hai detto, fuori comandi tu, ma qui dentro sono io a gestire tutto”.
Alcune cose che hanno raccontato invece non me le ricordo proprio e mi chiedo se non si confondono, anche se una di queste racconta che in quattro giorni ho realizzato un sito internet per un cliente, cosa che nessuna delle aziende interpellate riusciva a fare in quel lasso di tempo. Sono brava e veloce? Sì, comunque resta il fatto che non ricordo la cosa.
Ho scoperto che alcuni hanno letto il blog, altri mi seguono sui social. Tante dimostrazioni di affetto, sicuramente ne volevano anche a Gerardo, ma non le vedevo.
Tutti mi hanno chiesto se sono felice e che conta solo questo.
Molti hanno detto che sono fonte di ispirazione per il coraggio di aver fatto questo passo nella mia vita. E’ sempre difficile spiegare che arrivi ad un punto che non puoi più nasconderti e fai coming-out nonostante le paure di transfobia, perdita del lavoro, affetti e amicizie. Per mia fortuna tutte queste paura si sono rivelate infondate, ma c’erano e parecchio.
Paola “É stato bello vederti e per niente strano! Un abbraccio
”
Arrivando in ritardo ho perso gran parte del buffet e ho ripiegato sulla pasta orecchiette con gamberi che non erano granché e qualche assaggino. Ho bevuto tanto il prosecco, troppo ed ero leggermente ubriaca.
Alcuni sono andati via prima e ho scoperto che c’era lo sciopero dell’ATM (metro e bus), per fortuna i treni circolavano.
Un po’ inebriata dall’alcool, il digiuno e le chiacchiere non mi sono accorta che era tardi.
Ho salutato tutti quelli rimasti e ho fatto il mio chilometro e mezzo a passo veloce e piccole corsette con i tacchi alti.
Arrivata quasi alla stazione del treno sento un rumore, mi fermo e vedo oggetti per terra, lo zainetto si è aperto e al suolo c’è la custodia degli occhiali da vista vuota. Degli occhiali nessuna traccia. Noooo.
Faccio un tratto di strada tornando sui miei passi sguardo a terra, ma senza trovare nulla. Ho appena gettato via 300€. Penso se è il caso di rifare tutta la strada, ma poi perderei gli ultimi treni rimanendo bloccata in città. Siamo a Milano e non in Giappone dove anche ore dopo troverei quello che ho perso, nessuno tocca nulla laggiù. La mia mente per ore e nella notte cercherà di capire invano come sia stato possibile che l’astuccio si sia aperto, gli occhiali sbalzati fuori e si sia richiuso nello zainetto, non lo saprò mai.
Mi dirigo in stazione e perdo il treno per un minuto e non ce sono più del passante ferroviario. Prendo un treno in direzione opposta dove ce ne sono ancora tre, scendo dopo una fermata e faccio un’altro chilometro a piedi. Arrivata alla Stazione Centrale perdo il treno per un minuto, che cavolo!
Ho ancora due treni disponibili, il primo ferma nell’altra stazione di Treviglio e mi dovrò fare un altro chilometro a piedi. Lo prendo perché l’ultimo treno partirà tra quaranta minuti e non c’è da fidarsi che ritardi o sia soppresso.
Ora sono in treno incavolata con me stessa per avere dato fiducia allo zainetto e non avere controllato per bene. Mi ricorderò per un pezzo questa serata e avrei volentieri evitato le corse, perdere gli occhiali e comunque perdere lo stesso il treno. Posso guidare ugualmente senza occhiali e guardare la televisione, ma mi stanco molto. Ci vorranno dei giorni per ordinarli nuovi, hanno lenti speciali specifiche per il mio astigmatismo.
Uffa! Le cose accadono per farti fare esperienza, ma questa l’avrei evitata volentieri in un periodo di ristrettezza economica dove ho ridotto le cene fuori, caffè e colazioni, e vado a fare la spesa in maniera oculata.
In futuro verificherò sempre dove sono gli occhiali in ogni momento.
Una mia filosofia è che sono meglio delle piccole sfighe che una grossa… forse è solo un mio modo per non tirarmi dentro le negatività…
Cosa ho imparato stasera?
- La borsa zainetto, se devo fare delle corse va tenuta davanti come se fosse un marsupio.
- La mia prossima borsa avrà una chiusura importante per impedirle di aprirsi
- In alcuni momenti di stanchezza oppure dopo un viaggio difficile il mio viso non è più così femminile come credo che sia, almeno io mi vedo tale.
- Non avevo più fatto serate a Milano per via del rientro tardi, dei mezzi e del non sentirmi sicura come donna che va in giro da sola. Questa lezione è la chiusura definitiva a fare certe cose e certe uscite da sola a Milano.
- Che devo mettermi degli alert nel telefono in modo che mi ricordino per tempo quando devo lasciare le feste oppure il dover andar via per prendere il treno
- Se devo fare una serata dove prendo i mezzi pubblici mai più tacchi alti e solo sneakers, sarò meno elegante, ma gestirò le emergenze e le corse senza rischiare di rompermi la caviglia.
- Che il tentativo di questi quattro giorni di non prendere più la melatonina per dormire non si è rivelata una buon idea. Ho ricominciato a dimenticarmi alcune cose tipo rimette l’anello che tolgo la notte perché si gonfiano le dita e poi stringe, e oggi in effetti non ero completamente sicura di quello che facevo. Questa cosa di dover dipendere da una sostanza naturale per dormire per davvero non mi piace per niente, ho alcune cose che mi procurano stress.
Sto camminando da sola in città a Treviglio e per fortuna non c’è nessuno in giro e in un certo senso mi dà sicurezza, non è una grande città con pericoli ovunque, ci sono alcune macchine che transitano sulla strada e ognuno va per i cavoli suoi.
Tra poco sarò arrivata alla stazione dove ho lasciato la macchina, mi fanno male i piedi e dal contapassi del telefono sembra che ho fatto cinque chilometri di corsa e camminata leggera sui tacchi alti: praticamente un’eroina dell’eleganza.
Domattina dovrei svegliarmi alle sette e mezza per andare a fare danza a Milano, ma al momento non sono sicura di volerci andare anche perché senza occhiali per la guida mi stancherei parecchio a farmi due ore di strada tra andata e ritorno.
Vedrò domattina in che condizioni mi sveglierò e stasera prenderò la melatonina prima di andare a dormire, manderò più avanti l’esperimento per smettere di prenderla.
Finale, sono arrivata a casa all’una di notte. Serata carica di emozioni e alcune non belle, comunque dovrei essere almeno contenta di essere arrivata a casa nonostante tutto.
Ora è sabato mattina, mi sono svegliata alle 7:30, c’è il sole, non andrò a fare danza e più tardi andrò a ordinare gli occhiali nuovi anche se il pensiero è rimasto in strada a capire dove li ho persi…e nonostante meditazione e tecniche relative non è per nulla facile lasciare andare questa cosa, ma già scrivendola nel blog è uno scarico, una liberazione parziale. Come donna sento il bisogno di raccontare e analizzare tutto quanto e al momento qui in provincia non ho nessuno con cui sfogarmi, quindi grazie di avermi letta oggi!
Essere Bianca, una donna, è più emozionante di quando ero Gerardo e che mi stavo spegnendo lentamente.