Oggi pomeriggio sono uscita da sola sul balcone del co-working, dove lavoriamo in presenza al mercoledì, mi serviva una piccola pausa lavorativa e prendere un po’ di sole. Mi sono osservata le gambe e mi sono resa conto che indossavo la gonna sentendomi perfettamente normale, a mio agio. A causa del meteo avverso negli ultimi mesi non l’ho quasi mai indossata e in special modo per andare al lavoro.
È stata la normalità della cosa a colpirmi. Pochi anni fa, prima del coming-out, era un desiderio e nel farlo mi sarei sentita eccitata, come una ragazzina, mentre ora che vivo sempre al femminile, anche avere le unghie smaltate di rosso è una cosa normale.
In un certo senso quando raggiungi degli obiettivi, tutto sembra scontato e quasi banale che non ci si ricorda più di tutto l’impegno e il lavoro che si è fatto per arrivare fino a quel risultato.
Ora ho degli altri obiettivi che riguardano la mia piena realizzazione come donna, qualcosa che va oltre il percorso di affermazione di genere che è quasi concluso. L’operazione sembra un miraggio lontano e oltre agli ostacoli c’è quello più importante del costo.
Presentazione ironica di me stessa che sarà usata per lo spettacolo di fine laboratorio. Volutamente scritta in terza persona.
“Bianca, quella alta di statura che con lo spirito arriva fino alle nuvole, ma danza sulla terra con la stessa leggerezza della sua anima.
“
Mi sono iscritta a una newsletter su “substack” e un articolo mi ha colpito, anzi il video di una pubblicità inglese di una crema lenitiva. Lo spot, vincitore di alcuni premi, usa solamente donne transgender in varie fasi del percorso e in momenti intimi nel bagno. Farsi la barba, la ceretta, un bagno ascoltando la radio e altri divertenti.
Il rispetto e la delicatezza, oltre che a una dose di umorismo, ne fanno una piccola perla nel mare dell’informazione che ci vuole delle prostitute oppure delle modelle rifatte in silicone.
Il video mi ha commosso la prima volta che l’ho guardato, mi ha ricordato tutti i miei momenti di inizio del percorso di affermazione di genere. Ho ricordato i timori, le paure, il guardarmi allo specchio sperando di vedere un volto molto femminile e non lo era, ma apprezzavo le piccole migliorie nel tempo.
Non che sia una trans arrivata, ma quando tutto è normalizzato ci si dimentica di un sacco di cose e per fortuna ho il blog che me le ricorda.
Ho comprato su Amazon questa crema e mi sembra ottima da usare dopo che stacco il cerotto con gli ormoni.
https://www.amazon.it/dp/B0CQ8V269S?psc=1&ref=ppx_yo2ov_dt_b_product_details
Infine una poesia che mi rappresenta, scritta da una mia omonima, che mi ha inviato la mia amica Maia.
Come avresti potuto
“Sono stata cavalla, mucca farfalla
“
Sono stata una cagna, una vipera un’oca
Sono sempre stata
tutte le cose mansuete
e ampie della terra
Il vuoto del corno
che chiama alla guerra
l’oscuro tunnel
dove sferraglia il treno
La caverna a notte dei pirati
Sono sempre stata quella
che sempre deve essere là
una certezza quadrata
Sono stata tutto ciò
che poteva servirti
a prendere il volo
sono stata anche tigre
cima e voragine
strega sacra e terribile
bocca dentata
Come avresti potuto altrimenti
essere tu il cacciatore
l’esploratore
l’eroe dalle mille avventure?
Sono stata persino terra e luna
Perché tu potessi metterci
il piede sopra
E adesso
questa ruota si è fermata
devo adesso fare una cosa
mai fatta forse mai esistita
una cosa per te
ma soprattutto per me
per me sola
tanto autentica e nuova
che trema persino
il volto della vita.
Bianca Garufi