Uno spettacolo teatrale in versione Drag Queen è sempre una cosa bella da vedere, a tratti divertente e molto spesso rimani ipnotizzata per i colori degli abiti esagerati e luccicanti. Ci sono poi le musiche cantate in playback mimando con il volto le fattezze della cantante originale, spesso esagerando.
In generale la maschera teatrale drag, che mostra gli eccessi al limite, è vista come intrattenimento da cabaret con battute a doppio senso. Raramente la drag è volgare in quello che dice. La novità delle Nina’s Drag Queens è quella di fare del teatro “vero” dove tutti i personaggi sono drag. C’è anche un’apertura a tutti i generi, incluse le donne che sono chiamate “faux-queen”, tanto sul palcoscenico sono tutte drag!
Oltre ai loro spettacoli organizzano dei corsi trimestrali che sfociano in uno spettacolo in teatri veri con pubblico pagante. Nel corso base la drag non parla, al massimo canta in playback; mentre in quello avanzato si aggiunge la recitazione parlata.
Ripensandoci il giorno dopo lo spettacolo era male, ma ieri sera mi era sembrato inferiore alla mia aspettative. Lo scorso anno c’era una trama di un investigazione piena di cose in attese e parecchie battute divertenti e non scontate. C’erano anche delle trovate sceniche veramente intelligenti che non mi aspettavo. Questo spettacolo aveva una trama debole, forse troppo semplice e mi era parso un elenco di coreografie messe una di fila all’altra e unite da una tematica condivisa. C’è stata meno recitazione parlata.
Lo spettacolo che ho fatto quattro anni fa (apri articolo del blog), lo metto al secondo posto nelle mie preferenze, battuto solo quello dell’anno scorso con gli investigatori e il giallo da risolvere. Altri spettacoli, seppur sempre piacevoli da vedere, non erano così tanto soddisfatte le mie aspettative. Credo dipenda molto anche da chi si iscrive e spesso sono persone alla loro prima esperienza.
La storia era basata su una compagnia aerea drag; un terzo delle persone in scena indossavano abiti simili in tema “assistente di volo”, tutte color fucsia e nero. Il resto erano vestite da drag, in maniera esagerata, parrucche enormi e con delle zeppe di 20 cm.
Mi è venuto anche da fare un paragone d’istinto sulle coreografie e i balletti, dove le drag in scena non mi sono sembrate molto coordinate e un po’ rigide. Premetto che non è affatto facile danzare su un tacco altissimo su un palco leggera discesa, ma io c’ero riuscita su tacco a spillo.
Altro pensiero è su come mi sento adesso dopo le numerose esperienze di teatro danza, credo di essere arrivata a un livello molto più alto sia per l’interpretazione teatrale (corpo e voce) che a livello di danza. Mi piacerebbe affrontare una sfida di uno spettacolo, dove mi metterei alla prova in entrambe le cose.
Sebbene c’è l’effetto nostalgia, la voglia di ripetere la laboratorio di tre mesi per uno di questi corsi mi invoglia meno (a parte problemi logistici abitando in provincia), ma mi sento più orientata a fare qualcosa che abbia uno spessore superiore inn tutto e che mi metta alla prova. E’ un po’ che non mi butto a fare un’attività di cui non conosco quasi nulla.
Mentre aspettavamo il pubblico riempire la sala (sold out) ho incontrato due delle “Animalesse” (apri articolo del blog), le mie compagne di corso Drag, ci siamo salutate con l’affetto che ci lega ormai per sempre. Si alzata dalla sedia una terza, ma l’ho vista troppo tardi poco prima che spegnevano le luci e non ho potuto salutarla. Un ballerino bravissimo e l’unico di cui ho vista saper fare la spaccata e alzare le gambe stile Heather Parisi.
Invece appena arrivata in teatro, prima del pubblico, ho salutato calorosamente i quattro attori che organizzano queste attività (le Nina’s DragQuens) e in particolare Ulisse, di cui mi ero presa una cotta proprio al corso, con lui ci siamo abbracciati stretti stretti e molto a lungo, cosa che non fa con le altre drag dei corsi, non così a lungo. Solo per questo valeva la serata.
Quest’anno mi sono ricordata di cercare nell’armadio e di indossare la maglietta “ufficiale” che avevo acquistato nel 2020. Quando l’ho comprata avevo scelto una taglia M, anche se non credevo di riuscire ad entrare e invece miracolo!. La transizione, seppur senza ormoni, era iniziata da tre mesi e stavo perdendo muscolatura (potenza del cervello sul corpo). Quando ero al maschile indossavo una XL. Il miracolo è che ho perso due taglie (oppure dalla 52 uomo alla 46 donna che è ancora meglio) e non ho capito ancora come sia stato possibile.
Terminato lo spettacolo, durato ben novanta minuti, le drag sono scese dal palcoscenico e hanno attraversato la sala dirigendosi verso l’uscita dove avrebbero salutato le persone, parenti e amici che erano venuti a vederle.
Più vivo come donna e succede questa strana percezione di me stessa e il mio fisico. Ho l’impressione di essere più piccola, con un fisico meno imponente, occupo minor spazio. In parte è ver (perdendo muscolatura), ma in parte so che non è vero anche quando sono a fianco di un uomo alto come me, mi sento più piccola.
Sono rimasta sconvolta quando alcune delle drag mi sono sfrecciate accanto delle DragQueen di due metri e dieci: erano enormi. Indossano dei costumi molto ingombranti, hanno i tacchi con le zeppe e queste parrucche assurde e occupano uno spazio fisico non indifferente. Da vicino poi si vede il pesante make-up, che richiede oltre due ore di preparazione, che non aiuta a vederle rassicuranti. Viste da lontano sul palco, seppure ognuna con un costume diverso, sembravano abbastanza uniformate e il make-up non era così vistoso, che è il trucco per arrivare a far vedere le espressioni anche dopo la decima fila.
Sapendo che dovevo prendere tre linee di metropolitana per raggiungere l’auto e farmi almeno almeno quaranta minuti di strada, terminato lo spettacolo sono scappata via, scoccando un bacio alle drag in attesa nell’atrio che mi hanno lanciato uno sguardo interrogativo, ma ricambiando.
Più tardi ho saputo che hanno fatto le tre di notte andando a cenare tardi, come avevo fatto dopo la seconda e ultima serata dello spettacolo.
Nella metropolitana il 90% non erano persone di aspetto italico e molte poco rassicurante. Uscita alla fermata della metro di “Precotto” mi sono tirata su il cappuccio in modo da non dare un’impressione di ragazza indifesa. Ho camminato per cinquecento metri e anche se ero in un quartiere residenziale e tranquillo, non c’era in giro anima viva. So che non devo più fare certe cose e rientrare a casa tardi da sola, ma per certe attività a cui tengo, al momento non ho nessuna che mi accompagni e condivida i viaggi.
Solo quando raggiunto l’auto, mi sono sentita al sicuro. Sono rientrata a casa stanca morta. L’indomani mattina mi sveglierò presto presto per andare alla consueta lezione di workout con la danza. Questa sera mi sono resa conto che in questo momento della mia vita, la danza mi interessa più del teatro.
Ho prenotato anche quest’anno il campeggio olistico in Puglia e per quella settimana i laboratori a cui parteciperò sono: Risveglio con la danza, Capoeira (che è sia un’arte marziale che una danza), Danza in cerchio la sera.
Una compagna del workout di danza ha scoperto (detto dal suo medico) che fare una danza con piccoli saltelli e movimento fluido (senza esagerare) è un’ottima prevenzione alla osteoporosi in quanto fortifica le giunture delle ossa. Continuerò comunque ad assumera la vitamina D, ma è bello sapere che una passione ti fa anche del bene a tutto il corpo.
Viva la danza e lo spettacolo.