ESSEREDONNA
Un percorso gratuito che offre la possibilità di esplorare il meraviglioso mondo che ognuna di noi custodisce e abita attraverso il movimento, la voce, la musica, i colori, le immagini, per dargli una forma e un corpo, per prendere coscienza delle proprie emozioni e sensazioni, per imparare ad esprimere i propri vissuti e a conoscere meglio se stesse migliorando il rapporto con gli altri.
Dal libro “Donne” che si propone di approfondire la domanda:Che cosa fa di una donna ciò che è?" Va da sé che mi accosterò all'argomento della femminilità con tutti i miei pregiudizi, le mie impressioni e i miei desideri che si agitano, sbattendo come i lembi di una camicia portata fuori della cintura. Alla fine, com'è ovvio, ogni donna dovrà decidere da sé, da ciò che ha preso e ha dato, che cosa abbia fatto di lei una donna. lo spero solo di dimostrare che il corpo fa comunque parte della risposta, come una mappa che conduce al significato e alla libertà.
Una scienziata ha coniato l'espressione «biologia della liberazione» per descrivere l'uso della biologia al fine di risanare le nostre ferite psichiche, decifrare le nostre paure, sfruttare al meglio ciò che abbiamo e trarre il massimo da coloro che ci avranno e ci ameranno.
È un'espressione splendida. Noi abbiamo bisogno di liberazione, di una rivoluzione perpetua.
E quale luogo migliore per cominciare l'insurrezione se non la soglia del palazzo in cui abbiamo vissuto per tutti questi anni?
Essere donna. In questo momento della mia vita quale donna sono? Quanto sono transgender e quanto rimane del mio se’ maschile? Poco, molto poco.
In una performance, come e cosa voglio rappresentare di me stessa in questo momento della mia vita?
Questo è il compito che Maria Cristina ci ha dato da portare per la settimana prossima. Abbiamo fatto la seconda lezione del laboratorio che ci porterà a fare una performance in pubblico nel mese di giugno. Rispetto alla prima lezione di presentazione, molte partecipanti si sono ritirate non potendo partecipare assiduamente.
L’età delle partecipanti è abbastanza alta (una media di 65 anni), solo io e Maria Cristina siamo sotto i sessant’anni, ma hanno una grande energia e molte potenzialità.
In tutto questo e in confronto con le altre, come mi sento? C’è un’assenza, non un vuoto, il mio percorso di vita è stato differente e ora ci ritroviamo tutte nella stessa stanza a fare insieme questa attività ludica e condividere emozioni e condivisioni. Non ho detto loro che sono trans, avevo scritto alle organizzatrici che avevano risposto vedremo in base a chi si presenta, non serve raccontare questa cosa di me, non è pertinente con queste donne. E’ bello in questa fase della mia vita non dover spiegare nulla del mio passato maschile ed essere semplicemente Bianca.
L’abbigliamento consigliato per oggi, era di indossare abiti comodi e calze antiscivolo. Cosa curiosa è che ero l’unica “vestita da donna”, ho indossato un abito lungo, collana e collant, mentre tutte le altre avevano pantaloni e maglioncino. Alcune hanno notato che ero vestita elegante, sicuramente non mi hanno vista quando sono davvero elegante. Mi ha fatto molto piacere sentire questa osservazione, loro non sanno che quando sono a casa e lavoro in smart working , nemmeno io indosso abiti molto femminili, ma solo perché ho una casa fredda e ultimamente il costo del riscaldamento è alle stelle e preferisco coprirmi con abiti più pesanti, ma che annullano la femminilità, oltre al lavoro al computer.
Nei vari stereotipi le donne hanno il movimento sempre fluido, aggraziato e molto femminile, ma nella realtà la maggior parte delle mie compagne sono rigide e per nulla fluide nei movimenti, e non è l’età.
In un esercizio mentre camminavamo dove ognuna doveva dire una parola che avrebbe ispirato il movimento, io ho detto “sensuale” e almeno metà delle presenti non sapevano come muoversi in maniera sensuale. Ironico che una donna transgender ha queste qualità e loro no oppure non lo ricordano.
La seconda parte della serata l’abbiamo dedicata all’improvvisazione teatrale utilizzando la voce e il corpo.
Il primo esercizio consisteva in una scena dove quattro amiche erano sedute su delle sedie, ovviamente io ero una delle quattro. Le altre compagne erano sedute in linea di fronte e facevano da pubblico. Dovevano indicare secondo loro chi eravamo, perché eravamo lì e che professione facevamo. È stato un primo riscaldamento, per molte un impatto notevole a riuscire a tirar fuori qualcosa di se stesse e il loro lato giocoso della vita spesso tenuto nascosto. Da donna di spettacolo, datemi un pubblico e mi trasformo…e così ho fatto.
Un altro esercizio che mi ha colpita, riguardava una persona seduta su una sedia, che se si sarebbe alzata avrebbe perso il posto a sedere, un’altra doveva convincerla ad alzarsi, ma senza poterla toccare. A turno abbiamo provato senza esito, inventandoci gli argomenti più assurdi come incidenti dei familiari, io le ho detto che il Papa le serviva sedia, e altre stupidate, ma lei è rimasta seduta. In realtà non è un esercizio così facile.
Un esercizio che mi è piaciuto molto, era di stare da sola di fronte alle altre, ognuna avrebbe detto una parola e io avrei dovuto scegliere tra quelle parole alcune cose da interpretare. Improvvisando mi è uscita una Cenerentola che aveva fretta, c’era una scarpetta e uno stivale, ed era pure altezzosa. Mi sono inventata una psicopatica del pulito, che velocissimamente puliva il pavimento e cercava i singoli granelli di polvere, con uno sguardo da pazza, dovevo pulire tutto in fretta per andare al ballo, ma avevo una sola scarpetta e uno stivaletto. Mi sono divertita un mondo a farla e magari in futuro potrei evolverla in una scenetta comica.
Ci sono stati momenti più intimi di condivisione, di aprirsi verso le altre e molte domande di preoccupazione su come sarà la performance finale, cosa che non sappiamo perché lo scopo del laboratorio è proprio quello: rappresentare se stesse usando il corpo, la voce, la danza, l’arte e quant’altro.
Ultimamente mi sono dedicata molto alla danza e mi mancava fare anche questo tipo di rappresentazione dove posso tirare fuori emozioni inusuali e diventare altri tipi di donne.
Questa settimana dovrò fare un’altra introspezione, una specie di punto della situazione e capire cosa voglio raccontare di me, probabilmente non la donna transgender, forse qualcosa dedicato di più al cambiamento e al miglioramento di se stesse, cosa che fanno quasi solo le donne nella loro vita, spesso senza applicare realmente quanto imparato prese dal dedicarsi alla famiglia.
Maria Cristina
“Buon giorno a tutte, spero stiate tutte bene. Innanzi tutto vi ringrazio per la vostra presenza in questo percorso, l'energia e l'entusiasmo con cui ci siete è un dono inatteso e molto prezioso.
”.
Vi ricordo che per lunedì dovrete portare il "tema" su cui volete lavorare, quello che per voi è essere donna in questo momento della vostra vita… Non preoccupatevi se vi vengono troppe idee o nessuna idea, poi insieme sapremo trovare il nostro "centro"