Dopo aver terminato la meditazione del cerchio di donne, mi sono cambiata d’abito nel parcheggio vicino alla stazione; al bar ho bevuto un caffè un caffè e infine preso il treno diretta a Milano dove incontrerò la mia amica Maia per andare a vedere uno spettacolo di cui abbiamo comprato i biglietti un mese fa e di cui, volontariamente, non so nulla e mi fido della mia amica. Solitamente non mi deludono mai le amiche quando mi invitano a partecipare a vedere degli spettacoli e anche questa volta così è stato.
"Solo corpi femminili: è questo l'esperimento.
Si tratta di una chiamata. Risponde chi se la sente.
Non è per tutti. È per chi ha voglia di incontrarci."
Nel viaggio in treno, di fronte a me c’erano due ragazze molto giovani, di colore e italianissime dall’accento bresciano, una stava truccando l’altra. Ho scambiato con loro un paio di battute quando alcuni prodotti di make-up sono rotolati giù dal tavolino a causa delle vibrazioni del treno. Una delle due aveva il velo mentre l’altra aveva dei capelli rasta favolosi. Oggi avrò incontrato veramente tanti tipi di donne, tutte diverse.
Sono arrivata di fronte al teatro e ho atteso la mia amica che aveva appena scritto “sono in metro” e che non sarebbe stato da sola. Ha chiesto se avrei voluto mangiare dal cinese dopo lo spettacolo. Perché no? L’unico limite è il treno di ritorno.

A fianco dell’ingresso del teatro c’è un piccolo bar, specializzato in panini e abbiamo ordinato un aperitivo con tagliere di formaggi e salumi. Avevo abbastanza fame e oggi dopo la meditazione di donne mi ero svuotata e avevo fame così che ho mangiato anche parte anche dei tramezzini di Maia che avanzavano.
Insieme alla sua amica abbiamo affrontato vari argomenti in un’ora di chiacchierata. Con Maia le conversazioni non sono mai banali e c’è stato un bello scambio di opinioni, di idee e lei fa delle domande molto precise che richiedono delle risposte pensate.
Quando le ho raccontato di alcuni progetti futuri a cui vorrei partecipare, siccome non hanno nulla a che vedere con il discorso della transizione di genere, mi ha chiesto il motivo per cui mi sento di farlo. Anche se ogni tanto ho qualche basso di umore, di pensieri, mi sento una donna tutto il resto del tempo e dopo che sono venuta in contatto con molte delle problematiche femminili, sia cliniche che della società, questa mio desiderio di aiutare, sfociato in due anni di attivismo e divulgazione e che continua tuttora, mi ha portata a cercare di aiutare le donne anche in altri ambiti, fornendo le mie conoscenze e il fatto che conosco abbastanza l’altra metà del cielo, anche se non mi sono sentita mai bene nei panni maschili.
La sua amica ha accennato di una mostra fotografica tematica che si svolge a Lodi una volta l’anno, di solito a settembre, dovrò informarmi magari per portare alcuni scatti della mostra che abbiamo fatto lo scorso anno. Quando ho raccontato che ho esposto le mie fotografie al PAC di Milano, finalmente ho visto negli occhi di Maia una specie di felicità per me e di apprezzamento in quanto lei è una fotografa. In un certo senso, senza una carriera alle spalle ho già fatto la mia prima esposizione fotografica.

Siamo entrate in teatro rimanendo nell’ingresso, che era pieno di donne, e lì mi sono resa conto che il testo di presentazione sul depliant che indicava che l’ingresso era per sole donne, non era una cosa buttata lì, era vero.
Mentre aspettavamo che aprissero l’accesso in sala, sono arrivate un gruppetto di donne che erano amiche dell’amica di Maia, un effetto invito a catena.
Finalmente siamo entrate e ci siamo sparpagliate nella sala, anche se avevo prenotato due giorni dopo Maia non c’erano più posti posti vicino a lei, ma ero comunque in quarta fila laterale con ottima visibilità.

Sul palcoscenico c’era già le attrici che indossavano abiti bianchi e che chiacchieravano tra lor sottovoce, giocavano e ogni tanto qualcuna scendeva dal palcoscenico, proprio mentre il pubblico si accomodava in sala.
Non so se è stata la serata particolare oppure perché eravamo solo donne, ma c’è stata una gentilezza che di solito non si vede in teatro, alcune signore si sono scambiate di posto per permettere ad altre di vedere bene, se avevano qualcuna di alta davanti, tipo io. Mi sono offerta anch’io spostarmi, ma non serviva perché ero laterale.
Ogni tanto alcune delle ragazze sul palco scendevano camminavano nei corridoi in mezzo ai posti per poi ritornare sul palcoscenico. Una di esse aveva un grosso cesto e distribuiva delle strisce con scritte delle frasi. Ne ho pescata una e non era molto indicativa per me: “Mi sento invasa dai prof.universitari (bianchi, vecchi e con il potere)”.

Lo spettacolo è iniziato con la regista, anche lei sul palco, che ha spiegato che non erano permesse fotografie in sala durante lo spettacolo, ovviamente. Non avevo ancora capito che per metà dello spettacolo avrebbero recitato nude.
Lo spettacolo non era un intrattenimento classico, ma una condivisione a volte in chiave ironica, dell’essere donna e vivere in una società patriarcale che era rimasta fuori dal locale anche se solo per oggi.
“Non ci mostriamo come animali di uno zoo.
.”
Accogliamo chi è interessata a rispecchiarsi.
Ci sono parole. Tante. Che coprono, che proteggono i corpi.
E poi ci sono i corpi.
Così come li guardiamo allo specchio quando ci svegliamo.
Prima di camuffarli per camminare in mezzo agli altri

Le ragazze avevano tre tipi di abbigliamento: nude, mutandine e reggiseno,una vestaglia bianca. Alternavano in base alle scene. Dopo dieci minuti era tutto talmente normale che non facevi più caso che non erano vestite.
Ci sono alcune cose che mi hanno colpito particolarmente.
Nonostante cerco di stare “sul momento” e di godermi il mio essere femminile, ogni tanto arrivano dei pensieri negativi e uno di essi, che pensavo non avessi più, è stata una cosa chiamata “sindrome dell’impostore”, come se fossi una spia, un intrusa in questo ambito solo femminile. Mi è arrivato anche un pensiero di paura, che se mi avessero scoperto avrebbero potuto reagire male nei miei confronti e non so cosa sarebbe successo. In realtà non sarebbe successo nulla perché nel testo di presentazione erano citate espressamente le donne transgender.
Alcuni pensieri sono arrivati lo stesso e ho cercato di ignorarli.
Per quanto possa sembrare incredibile alla mia età, non ho hai mai fatto sesso e questa è stata la seconda volta che ho visto una donna nuda da vicino. Non c’è stata nessuna eccitazione, anche perché la mia libido è praticamente a zero con la terapia ormonale, poi eravamo in un ambiente protetto di sole donne e queste attrici hanno reso molto naturale stare nude.

“Sai quando si dice: immagina una persona che ti fa paura mentre è nuda.
“
Per smontarla.
Per vedere che è composta dagli stessi pezzi che compongono te.
Ecco, noi ci spogliamo proprio.
I nostri pezzi li mostriamo tutti.
Ogni segmento dello spettacolo aveva un cartello con scritto il suo titoletto, che è iniziato con “Quale parte del mio corpo non mi piace”.
Una persona trans ha tante parti del corpo corpo con cui non piacciono. Come mi hanno confermato psicologi, nel fare una transizione in un’età avanzata si è più propensi ad accettare che il proprio corpo non diventerà quello della Barbie e apprezzare i piccoli cambiamenti che avvengono nel tempo. Ma per le persone trans molto giovani, hanno fretta e vorrebbero fare al più presto molte operazioni chirurgiche per adeguarsi a proprio immaginario femminile.
Queste otto donne hanno mostrato e giocato con il loro corpo, nessuna di essa aveva il fisico da modella, ognuna aveva delle parti che non corrispondono ai canoni femminili che ci vorrebbero tutte magre e formose come delle bambole.
C’erano seni grossi, seni leggermente cadenti, un paio di donne alte avevano un seno più piccolo del mio (cosa che mi ha fatto piacere), c’era in mostra tanta cellulite su cui hanno anche giocato, suonando un pezzo musicale con le mani battendole sulle cosce.

Una delle domande di Maia verteva proprio sull’accettazione del mio corpo e se davvero voglio fare l’operazione di vagino-plastica. Mi piacerebbe farla per sentirmi più completa e simile a tutte le altre donne. Come ho già scritto ci sono dei problemi economici da affrontare e che se non ci riuscirò dovrò farmene una ragione.
Ripensando a questa domanda e alla mia risposta che le ho dato, sto avendo la consapevolezza che posso essere una donna anche con quel coso in mezzo alle gambe, che per fortuna fortuna si è ristretto. Come ci sono donne di tutte le forme e dimensioni, credo possano esserci anche delle donne con un apparato genitale differente, senza che questo sminuiscono la loro essenza e la femminilità. Almeno credo.
“E come i nostri corpi mostrati a pezzi, così si presenta il lavoro.
“
Una composizione di quadri, fatti di immagini e parole.
Una successione di tappe, per arrivare ad assemblare i giusti pezzi, per trovargli collocazione.
Per trovargli visione.
Una parte molto ironica dello spettacolo era giocata sui sensi di colpa, le donne ne hanno tantissimi. Le attrici sono scese e distribuite nella sala, quindi hanno dato voce alle varie donne, che per alzata di mano volevano raccontare di quando si sono sentite in colpa. La maggior parte si sentiva in colpa riguardo ai compagni, mariti, figli, lasciati a casa; come se non potessero vivere qualche ora senza di loro.
Ad un certo punto è calato il buio e una delle attrici è stata illuminata da un faro, ha fatto una specie di monologo di tutte le cose che si sente in colpa, soprattutto di non poter aiutare altre donne che magari abitano in altri paesi del mondo, specie in zone di guerra. Il sentirsi in colpa ha lasciato posto a frasi con la parola rabbia, cosa che ci ha colpito dentro tutte quante.
Più tardi a cena l’amica di Maia, quando raccontato che per un paio di volte mi sono sentita in colpa, come se fosse un’intrusa, mi ha detto “Se hai sensi di colpa, sei una donna“. Con tutte le mie menate mentali a questo non ci avevo pensato.
Prima del finale una delle attrici è rimasta sola sul palco, illuminata da un fascio di luce verticale azzurrina. Ha danzato da sola sul posto, una danza convulsa e piena di energia, non so perché ma ho pianto.
Il finale è diventato una festa, le attrici danzavano nude sul palcoscenico e poi sono scese in mezzo a noi che eravamo in piedi a battere le mani agitandoci. Non ho capito se una ragazza del pubblico è stata invitata a farlo oppure è stata spontanea, comunque si è tolta maglietta e reggiseno ed è salita sul palco seguita da molte altre donne. Per un momento ho pensato anch’io di farlo, ma mi ha frenata solo il pensiero che sarebbe visto questo coso in mezzo alle gambe, togliendomi il vestito e rimanendo solo con i collant e le mutande bianche si sarebbe visto.
“Qualcosa di indefinito e indefinibile, un momento di condivisione e di riflessione piuttosto allegro su temi come il femminismo, l’umiliazione, la rivalsa, il senso di colpa, l’autodeterminazione. É una serata per sole donne, che genera parecchie risate e una smodata sorellanza.
“

Lo spettacolo era terminato, ma non era conclusa la condivisione e le attrici erano rimaste sedute a bordo palco e hanno chiesto delle opinioni sullo spettacolo alle donne in sala. Alcuni interventi sono stati peculiari, ma quello che ha colpito è che man mano che si alzavano alcune spettatrici e uscivano salutavano ad alta voce le attrici come se stessero salutando delle amiche e che andavano via prima. Le attrici salutano loro volta. Credo che in ognuna di noi la rappresentazione ha influenzato qualcosa dentro.

Siamo usciti dal teatro dove aspettarci c’erano i compagni e mariti di queste tre donne con cui ero stata insieme, mentre le altre hanno salutato e sono sparite sotto la pioggia. Abbiamo camminato per un po’ andando a Porta Romana dove siamo entrati in un locale di cibo giapponese, gestito da cinesi.
Ho ordinato un ramen che è stato abbastanza buono, diciamo un 50% rispetto a quelli che ho mangiato in Giappone. Mentre eravamo sedute ci siamo scambiate i pareri sullo spettacolo e ha risposto alle domande precise di Maia su cosa ci aveva colpito di più nello spettacolo e cosa di meno.

Finalino: mentre cenavo è arrivato un messaggio della mia amica Elena dicendomi che l’evento del giorno dopo, una danza creativa con meditazione, era stato rinviato per via delle numerose assenze dovute all’influenza delle partecipanti. E’ stata una fortuna per evitarmi di dormire cinque ore questa notte e non so come sarei stata in grado di farlo all’indomani mattina. Così ho anche cenato come si deve e ho preso l’ultimo treno che è quello della mezzanotte. Avevo un leggero timore perché non sai mai chi può incontrare. Mentre aspettavamo il treno che arrivava, c’era questa signora con due valigie di cui una enorme che pesava 25 kg, ed è stato naturale parlare e fare il viaggio insieme per sentirci più protette.
Ornella, era di ritorno da una crociera a Dubai di una settimana, che aveva pagato molto poco poco e le ho fatto un po’ di domande su come si svolgono questi viaggi che non ho mai fatto e non sono sicura di voler fare.
Abbiamo parlato un po’ di tutto e alla fine tra uno sbadiglio e l’altro, siamo arrivate in stazione scoprendo che gli ascensori erano tutti guasti, in realtà li spengono prima per non avere problemi a tarda sera. Problemi che si rigettano sui viaggiatori e siccome eravamo scese solo noi a Treviglio, il problema era come portarle giù per le scale e poi risalire dall’altra parte con questa valigia di 25 kg. A fatica in due ci siamo riuscite, con numerose pause. Prima della terapia ormonale l’avrei portata io agevolmente, ma ho perso quasi tutta la muscolatura, il che mi fa molto piacere.
L’ho accompagnata alla macchina aiutandola a spingere sulla strada disconnessa la valigia con le rotelle. Piovigginava leggermente, ed è stato un bel momento dove abbiamo riso parecchio. Non credo che la rivedrò, siamo molto diverse sia come gusti che attività, ma per quel poco che abbiamo parlato insieme è stato comunque una degna conclusione di una giornata dove ho conosciuto veramente tanti tipi di donne diverse, tra cui me stessa e ho fatto un altro passo passo verso una comprensione migliore dell’universo femminile.
Come si evince dal titolo del blog la mia non è una transizione da un punto all’altro, è un viaggio.