Questa mattina sono andata, come ogni sabato, a fare la lezione workout di danza (ora facciamo un mix di danze caraibiche, afro e indiane) ed è sempre bello rivedere le mie amiche e altre che frequentando le lezioni lo stanno diventando. E’ davvero un ambiente di belle persone. Oggi alcune amiche erano più affettuose del solito nei miei confronti, fa sempre piacere ricevere affetto e amore.
Terminata la lezione, stanche morte, sudate e felici, almeno io ho visto che cambio espressione rispetto a quando si inizia, al posto di andare al bar di sotto a bere un caffè e scambiare quattro chiacchiere, con Giuliana siamo rimaste nella stanza. Le ragazze non hanno capito bene il motivo, sembrava una cosa misteriosa e soprattutto quando è arrivata una ragazza sulla sedia a rotelle.

In realtà di mistero c’era poco, ma lo era anche per me. Giuliana mi aveva accennano di questa ragazza che per fare la tesi sarebbe venuta a vedere alcuni passi di danza e realizzare un’intervista. Danza e corpo, un argomento che mi sta particolarmente a cuore. Come donna transgender ho pensato che forse avrei potuto dire qualcosa sull’accettazione di se stessi.
In realtà era tutto nebuloso e come mi succede sempre quando partecipo a qualcosa senza aver compreso molto, scopro mondi nuovi, nuove attività e conosco persone meravigliose. Anche oggi è successo.
Giuliana mi ha presentata come una che fa teatro e che sarebbe stata utile. La ragazza ci ha fatto vedere un video di una sua amica, anch’essa paraplegica, che è una blogger e nel video danzava stando sulla sedia. Il video era fatto molto bene e mi ha emozionata per le idee e i movimenti fatti, compreso lo scendere a terra e muoversi.
Mi ha ricordato l’esercizio che ho fatto due anni fa con DYP (Danzare tra Yoga e Pilates, apri articolo del blog) dove abbiamo danzato completamente a terra perché la lezione era il primo chakra: la terra.
Ho iniziato a capire che la tesi era qualcosa di più di un’intervista.
Su YouTube si possono trovare numerosi video di danza a rotelle:
https://www.youtube.com/results?search_query=ballo+in+sedia+a+rotelle
Dopo aver risolto un problema per inviare dal computer alle casse di sala il pezzo musicale che la ragazza aveva scelto, con Giuliana hanno iniziato a creare una coreografia partendo dal fondo. Giuliana la maestra di danza e la ragazza che la seguiva con la sedia. Si guardavano e avanzavano.
Solo in quel momento ho capito che lo scopo della tesi era la realizzazione di un video dove la ragazza avrebbe danzato e Giuliana stava ideando una coreografia per entrambe.
Ho fatto il tecnico audio e poco dopo ho iniziato anche io a fare la coreografia rimanendo distante da loro. Giuliana voleva vedere “da fuori” come stava uscendo e mi ha chiesto di sostituirla. In seguito è tornata al suo posto e sono rimasta vicina rifacendo la coreografia e fornendo un paio di suggerimenti su alcuni movimenti che poteva fare rimanendo sulla sedia. Era giusto un abbozzo di idee e movimenti e la mia esperienza di teatro nel rappresentare storie e emozioni stava venendo fuori.
La mamma della ragazza, che stava filmando tutto con lo smartphone, ci dice che in tre eravamo bellissime. Bello, ma io che cosa potevo centrare nel video?
Ora una riflessione sulle similitudini tra una transizione di genere e rimanere vittima di un incidente. Pensieri simili li avevo avuti quando avevo conosciuto delle donne che hanno vinto la battaglia contro un tumore, ma non erano più quelle di prima.
C’è stato un prima, un durante e un dopo che è adesso.
Prima lei aveva una vita “normale”, io vivevo una vita che non era la mia.
Il durante è l’incidente che deve essere stato terribile da sopportare psicologicamente, mentre io cercavo di vivere come donna, ma ero per lo più un maschio travestito (è brutto anche se è la verità) con paure di transfobia e che non ci sarebbe stato un futuro felice.
L’accettazione del se’ è la cosa più difficile, capire che il prima non ci sarà più e che il durante sembra un momento oscuro che non porterà da nessuna parte, ma che dobbiamo affrontarlo e superarlo con le persone a noi care (e per fortuna ne ho avute tante).
Il dopo è vivere cercando di trarre il meglio da quello che c’è, non pensare al passato, non compiangersi, cercare di vivere che è sempre una cosa bella, anche se spesso non ce ne rendiamo conto.
Da parte mia sono fiorita come fisico e come donna, so che ho dei limiti, non sarò la barbie e nemmeno una top model (anche se sono tremendamente fotogenica e non capisco come sia possibile). C’è stato e in parte è dentro di me, il mio se’ oscuro, quello del pietismo, della rassegnazione, del sospetto. E’ nascosto in fondo, ma sento che c’è e ogni tanto viene fuori.

Oggi, tramite la ragazza, ho compreso meglio cosa vedono in me le altre persone. Spesso mi chiedo cosa vedono quando allo specchio, a volte mi vedo ancora troppo maschile.
A volte ho pensato che vedono lo sforzo che faccio per essere una “vera” donna, ma in realtà vedono Bianca per come sono. Oggi ho cercato di ignorare che la ragazza fosse sulla sedia, ma capire e interagire con la ragazza come se la sedia fosse giusto un accessorio. Niente pietismo (come non lo vorrei nei miei confronti), niente “poverina è sulla sedia”, niente “poverina, si vede che è un maschio e parla anche da uomo” (durante il primo anno non avevo imparato a parlare con voce femminile).
Oggi eravamo lì, delle persone, per fare una cosa insieme, una cosa bella.
Dopo questo pippone ecco la mia idea per giustificare la mia presenza nel video, ho creato una storia che è piaciuta. La rappresentazione di quello che ho scritto dove io sono la parte oscura della ragazza sulla sedia, quella sospettosa, quella che ha paura del mondo, quella negativa.
Ho affrontato nella vita tutto questo e anche lei credo, infatti la coreografia è uscita molto toccante.
Stavo dietro di lei al principio, copiando i movimenti rimanendo in piedi, come se fossi il suo angelo nero. Ad un certo punto lei si gira e rivolge le spalle a Giuliana che rimane costernata, io passo davanti e la ragazza mi segue, facciamo dei movimenti di dolore, di chiusura. Giuliana e la ragazza tornano a guardarsi, a fronteggiarsi e noi le “spariamo al cuore” che è diventato un gesto con il braccio come a lanciarle qualcosa.
Riprendiamo la coreografia iniziale, solo che io mi allontano sempre di più e poi entrambe, con una rotazione svolazzante, lasciamo la ragazza da sola a vivere e ballare, seppur rimanendo sulla sedia che ora non è più un limite, ma parte di lei. La parte oscura sparisce, non ne ha più bisogno, mentre Giuliana tornerà per completare la coreografia come insegnante di danza.
La seconda parte la dobbiamo ancora inventare, ma la storia è molto simbolica e lancia un bel messaggio.
Mi è anche successa una cosa che mi ha emozionata dentro. All’inizio la ragazza guardava e copiava i nostri movimenti, ma quando li ha appresi ero io, come sua parte oscura, a copiare lei traslando il movimento delle ruote con le mie gambe, mentre il mio busto copiava il suo. Ho osservato i movimenti sia quelli fluidi che quelli dove aveva difficoltà e un certo senso li ho fatti miei. E’ stato una specie di transfer e mi sono sentita “lei” durante la danza.
Rivendendo una registrazione dello smartphone ho visto che funziona davvero e mi sono vista meno imponente quando sono di profilo (il mio lato ancora da accettare). Mi ha colpita la scena che vado via roteando, non credevo di essere così sciolta nel movimento e femminile.
Terminata l’ora che avevamo a disposizione abbiamo parlato degli abiti “di scena” che contribuiranno non poco a creare l’atmosfera del video. Ho proposto di vestirmi anche io di colore rosso come la ragazza, ma poi abbiamo optato che forse vestita di nero avrei rappresentato la parte oscura.

Tornata a casa approfittando della temperatura mite di oggi, ho provato a indossare qualcosa di nero cercando di essere la parte oscura e un po’ sexy, senza andare a fare la porno star. Dovendo essere la parte oscura ho indossato una parrucca di colore nero e mi è piaciuto giocare facendo le fotografie selfie. Era tempo che non giocavo a essere qualcun’altra e mi sono ricordata di come cambio fisionomia con parrucche e abiti diversi.

In seguito Giuliana, dopo aver visto le foto, ha suggerito che anche io sia vestita di rosso. Alla prossima prova porterò entrambi gli outfit e vedremo quale funziona meglio.
E’ stata la mia prima volta a partecipare alla creazione di una coreografia di danza, fino ad ora avevo solo esperienza di teatro, creare le scene, i personaggi, stare in scena. Oggi ho dato il mio apporto a fornire una storia e idee di recitazione a una danza davvero speciale e inattesa fino a poche ora prima.
Quando abbiamo terminato ho sentito il cuore colmo e caldo. E’ stata una cosa davvero bella e toccante creare arte in questo modo, aiutare e ricevere altrettanto. Al principio la ragazza era seria e cercava di capire di fossero queste due che aveva di fronte, ma alla fine eravamo tutte sorridenti e piene di qualcosa che possa descriversi come amore per il prossimo.