Quest’anno la biblioteca ha organizzato un’altro mini corso di lettura espressiva che dopo la prima lezione si è trasformato nel realizzare una vera lettura con tanto di pubblico. Essendo in quindici e con malanni e defezioni vari, intelligentemente Gabriele, l’insegnante, ha preparato questa storia e diviso le parti tra tutti, ma tranne una coppia, nessuno aveva un personaggio fisso. L’idea è stata che avremmo letto ognuno un paragrafo, questo ha fatto sì che dopo alcune defezioni è stato possibile comunque preparare lo spettacolo distribuendo le frasi.
Molti del gruppo erano alla loro prima esperienza e alcuni avevano il terrore di parlare in pubblico. Va detto che se hai venti oppure duecento spettatori per chi è sul palco non cambia molto, la paura resta. Durante la preparazione del testo nelle varie prove, osservando le soluzioni adottate, ho imparato molto non solo sulla modalità di lettura (che conosco da tre anni), ma anche su come realizzarla.
Rispetto ad altri ho avuto forse meno testo da leggere, come quantità intendo, ma visto che in questo periodo ero piuttosto impegnata è stato un bene. Ho comunque avuto il mio piccolo spazio e ho potuto anche giocare con la voce come ad esempio a fare il megafono con le mani “Accorrete!”, ad altri non era venuta in mente questo utilizzo.
Questa sera tornata dal lavoro a Milano e con il pranzo aziendale ancora da digerire ho dovuto cercare di stare venti minuti con gli occhi chiusi, in posizione scomoda per paura di addormentarmi. Sono sveglia dalle 6:00, il viaggio in treno, il pranzo con una cotoletta alla milanese detta “Orecchia di elefante” tanto è grande (metà l’ho portata a casa in una doggy bag), il vino…insomma ho esagerato, ma volevo esserci per lo spettacolo.
A tempo record, venti minuti, mi sono vestita di nero, come richiesto, sistemato il copione nella cartellette, truccata benino e sono andata alla biblioteca che per fortuna dista trecento metri da casa. Insieme agli altri abbiamo provato le varie introduzioni dove abbiamo anche un cantato e non essendo cantanti è stato un bene.
Finalmente siamo scesi e rimasti in attesa sulla scala. C’era un brusio di commenti, tranne quei pochi esperti di spettacoli rimasti in silenzio. Non so se è una cosa bella oppure crea solo ansia, quando in teatro sei dietro le quinte, in silenzio, e ascolti il vociare del pubblico. Quei dieci minuti prima che si va in scena sembrano infiniti, poi il brusio si calma e si entra sul palco. Una volta in scena ti sembra che il tempo sia volato e sei già agli applausi finali, almeno questo è quello che mi succede.
Siamo entrati nella stanza, posizionati su due file e abbiamo iniziato. Come la “solita” magia del teatro, nella prova di mercoledì scorso non era andata molto bene, questa sera tutto è stato perfetto. Si dice che se la prova va male, lo spettacolo andrà bene.
Sicuramente lo stare in gruppo e avere il pubblico ha fatto sì che anche i novizi hanno messo quel qualcosa di più nella lettura sia come tono che come sentimento.
Le canzoni sono andate bene pure quelle, Gabriele ha comunque “diretto” dalla prima fila con lo sguardo e credo abbia aiutato quelli alle prime armi.
Dopo il meritato lungo applauso del pubblico ci siamo trasferiti al piano di sopra per un buffet, io ero ancora piena dal pranzo, ma qualcosa ho spiluccato. Si sono formati i solito piccoli gruppi per commentare e congratularsi, io ho provato a cambiare gruppetti per sentire le varie opinioni a riguardo. Ad un certo punto qualcuno mi ha chiesto dello spettacolo che ho fatto sabato scorso, l’idea della storia di “Cappuccetto Rosso Sangue” era partita proprio dalla prima lezione che abbiamo fatto, anche se poi la storia è tutta farina del mio sacco.
Ero indecisa se farla lì, ho pensato che forse non era il caso di fare la prima donna, quasi a vantarmi, ma poi ho pensato che era l’unica occasione per far sentire loro cosa avevo realizzato. Ho alzato la voce per zittire tutti, con garbo, ho fatto spostare un gruppo in modo che quel lato della stanza è diventato il mio palco, ho fatto un bel respiro e sono partita con il “pezzo”.
Nel mentre ci sono stati un paio di momenti dove tutti hanno riso e in punti diversi della storia rispetto a sabato scorso. Cambia il pubblico e cambiano alcune reazioni. L’applauso finale mi ha appagata di tutto il lavoro che ho fatto, la storia inusuale è piaciuta molto compreso il finale.
Mezz’ora più tardi ho abbracciato e salutato tutti e sono andata a casa stanca morta, ancora un volta felice.