Oggi sono ritornata a Milano per fare una visita guidata alla mia cara amica Giuliana che domani dopo la lezione non potrà venire. Ci tenevo davvero tanto a raccontarle alcune cose di me e delle altre persone transgender.
Questa mostra fotografica è stata un’occasione per fare un coming-out differente, non la mia storia secondo l’ordine cronologico, ma basata sulle fotografie e in ordine sparso.
Arrivata alla mostra entriamo e c’una intera classe delle superiori con il professore che racconta e spiega il muro con la terminologia, c’è anche Louise, che è anche lei un’autrice degli scatti in mostra.
Aggiriamo silenziosamente e saliamo verso la mia stanza, le spiegherò più tardi il dizionario trans. Arrivate in cima c’è una transenna e vedo la luce spenta della mia stanza.
Ci dicono che è piovuto dentro stanotte, che disdetta. Oggi ho preso un giorno di ferie apposta e la mostra termina domenica. Chiedo se posso farle vedere le mie fotografie usando la luce del telefono.
Nel lato della stanza dove ci sono miei scatti è tutto asciutto mentre all’altro lato ci sono tre secchi. Ci dicono di chiedere il permesso all’ingresso e così facciamo.
Le mostro le prime tre fotografie al buio e l’effetto non è male dato si isola la fotografia con l’illuminazione dello smartphone.
Poi riescono ad accendere metà delle luci e proseguo il mio racconto sulle scelte di ogni fotografia e cosa ci sta dietro.
Giuliana rimane affascinata dal video in fondo alla parete dove racconto e spiego in modo chiaro alcune cose relative alla affermazione di genere delle persone transgender. Non mi aveva mai vista in azione di recitazione teatrale e faccio colpo per il modo di raccontare, la voce e le pause, il gesticolare tematico. Terminata la mostra pubblicherò i video su Youtube e sul blog.
Scendiamo dopo un’ora e le racconto il resto della mostra. Ha scoperto l’esistenza degli uomini trans e vedendoli in fotografia acquistano spessore.
Le ultime fotografie le passiamo velocemente, è tardi e dobbiamo mangiare qualcosa e lei ha un appuntamento di lavoro subito dopo.
Sabato scorso ho impiegato due ore per fare il tour guidato mentre oggi pensavo che essendo solo in due avrei impiegato meno tempo, invece mi sono dilungata su tante cose e ne valeva la pena.
Abbiamo pranzato con una piadina e ci siamo raccontate alcune cose del nostro gruppo di danza che è davvero composto da belle persone. C’è qualcosa che rende bello e intenso danzare insieme e conoscersi. In altri corsi che ho frequentato, in genere si arriva, si fa l’attività e si va via senza conoscere le altre persone. Una parte è di questo è dovuta proprio alla danza, ma senza la volontà delle persone di aprirsi e conoscersi non si arriva da nessuna parte.
Questa cosa mi capita anche con il mio gruppo di pilates e yoga, ma molto meno con il gruppo di meditazione (magari sono troppo giovani le altre) e nessun coinvolgimento quando faccio zumba in palestra, nonostante siamo concittadine e il paese è piccolo.
Giuliana mi fornisce un contatto di una radio che ha un programma dove intervistano “donne imprenditrici”, lei ha partecipato e potrebbero essere interessati a intervistarmi come divulgatrice di tematiche transgender. Domenica termina la mostra e stanno mi già arrivando idee e proposte per continuare questa attività che mi trasmette molte emozioni, soddisfazioni e tanto lavoro per portarle a termine.
Ci salutiamo con un caldo abbraccio e dopo aver fatto due passi con il sole che per fortuna è uscito così domani che porterò alla mostra un gruppo di circa dieci persone, farò vedere anche le mie fotografie anziché mostrarle dal catalogo.
Piccola odissea il viaggio di ritorno con treni in ritardo e quello che ho preso ha fatto capolinea in anticipo, ma per fortuna per raggiungere Treviglio in quella stazione fermano anche i treni regionali.
Peccato che arriva un treno e dopo che sono salita non è quello che ferma a Treviglio, dovrò scendere alla prima fermata utile e attendere il treno di ritorno da Bergamo…non sapevo ben come impiegare il pomeriggio e lo sto trascorrendo in viaggio scrivendo il blog…alla fine sono riuscita ad arrivare a casa.
Prima di cena sono andata a fare pilates ed è stato impegnativo, ero ferma da giorni, ma appagante e in qualche modo rilassante farlo con delle persone a cui voglio bene, si crea un ambiente molto più bello e si capisce che non siamo lì solamente per fare ginnastica.
Infine In risposta a un post di Laura C. su Facebook sull’essere bambini e non ancora trans “ora scrivo una cosa da fuori di testa… quasi maggiorenne in un periodo di disperazione (niente lavoro e niente amore, futuro incerto e nebuloso) ho messo il mio se’ giovane ed emotivo dentro un albero, pensando di riprenderlo più in la’ negli anni, solo che l’albero venne tagliato pochi anni dopo per farne un palazzo…e il bambino incompreso spariva per sempre…almeno credevo. Dopo 35 anni l’ho ritrovato, si era ben nascosto dentro la mia corazza del mio IO interiore e nel farlo uscire ho scoperto che era una bambina!”