Dovevo andare a vedere questa mostra insieme a Novella, quasi un mese fa, purtroppo sia io che lei in quei giorni eravamo malate, poi la mostra si sarebbe chiusa. Settimana scorsa ho scoperto che l’esposizione era stata prolungata di un mese, così ho coinvolto un’altra amica anche lei patita del Giappone (c’è stata in visita lo scorso settembre).
Da dove arriva la mia passione? Alla fine degli anni ‘70 erano arrivati in TV tutte le sere di cartoni animati giapponesi, erano apparse le prime stazioni televisive private e per riempire il palinsesto con costi bassi, trasmettevano tantissimi cartoni. Sembra che in tre anni siano state trasmesse 170 serie! Quindi sono figlia di Goldrake, Gundam, Heidi, Candy Candy che per fortuna piaceva alle mie sorelle perché non era un “cartone da maschi”.
Stranamente non ero fan di Lady Oscar.
Negli anni ho visto quanto potevo di quelli che ho scoperto si chiamavano “Anime” abbreviazione di animation e poi anche dei Manga (fumetti).
Quei mondi e i modi di raccontare mi hanno sempre affascinato e scoprire che le storie a fumetti non erano solo super-eroi, Tex e Topolino una piacevole sorpresa.
A inizio degli anni di questo secolo ho fatto il passo successivo e mi sono iscritta a un corso serale di lingua giapponese che ho frequentato per tre anni. Alla sua conclusione ho convinto la mia insegnante di presentarmi delle sue amiche in giappone, ero ancora un maschio alla ricerca di una compagna.Dopo tre mesi di corrispondenza via E-mail usando solo gli ideogrammi (“devi imparare” scriveva Toshie) e impiegando due ore per comporre una frase con dizionario cartaceo (non esistevano i traduttori di adesso), ho messo insieme il piano di andare a trovarle e fare una vacanza in Giappone. È stata la vacanza della vita.
Ho trascorso dieci giorni in solitaria partendo da Tokyo e scendendo a sud, passando per Osaka, Nara per arrivare fino a Fukuoka, estremo sud, per trascorrere infine una settimana insieme alle mie “amiche di penna” giapponesi (ora sarebbero amiche di chat). Magari un giorno scriverò come ho vissuto quella vacanza, in breve ho visto posti di meraviglia, conosciuto sette ragazze e con quella che avevo una cotta già prima di partire, Ritsuko, la proposta di avere una storia insieme non ha funzionato, forse per via della mancanza di conoscenza delle lingue, il mio giapponese era scarso e il suo inglese limitatissimo. Io avevo la valigia già pronta!
Il Giappone mi è rimasto nel cuore e vedere questa mostra ha riacceso la voglia di tornarci e goderlo questa volta “al femminile”.
Con Elena R. ho avuto un’ affinità dal primo momento che ci siamo conosciute a un evento da lei organizzato. Non ci siamo viste per un anno per motivi di vita vissuta, ma siamo rimaste in contatto e già da stamattina ero elettrizzata al pensiero di rivederla e trascorrere un pomeriggio insieme, condividendo la passione per il Giappone e raccontarci cosa abbiamo fatto in questo tempo.
TENOHA EXHIBITION presenta la sua ultima mostra immersiva "STORIE DI DONNE SAMURAI"' attraverso l'immaginario di Benjamin Lacombe.
TENOHA EXHIBITION invita i visitatori a scoprire gratuitamente la mostra e l'arte di Benjamin Lacombe per celebrare la Stagione Culturale grazie al sostegno dell'Organizzazione governativa giapponese.
Immergiti nel mondo delle donne samurai e vivi l'arte dell'autunno giapponese con noi.
Arrivate al Tenoha, che è anche un negozio e ristorante di prodotti giapponesi, abbiamo mostrato la prenotazione che avevo fatto (anche se è gratis, ma non si sa mai) e invitate a prendere un biglietto da una cassettiera in legno. Usanza giapponese per farsi un oroscopo fai da te. Inutile dire che i biglietti erano azzeccati per entrambe.
“un viaggio di migliaia di chilometri inizia sempre con un piccolo passo
”. Intende quello che ho già fatto, oppure è il prossimo viaggio?
Seguendo la riga rossa al pavimento, abbiamo attraversato il negozio e raggiunto la mostra dove abbiamo messo nell’armadietto quasi tutto per avere più libertà di movimento. Un’idea geniale è che dovevamo prendere una spada dalla rastrelliera. La lama era di legno verniciato, ma la foggia esterna e il peso erano quelle di una vera katana. Ne ho scelta una bianca, molto femminile e scherzando Elena mi dice il mio nome in giapponese: Shiroka , a cui aggiungo “La donna trans samurai
”!
La mostra è composta da installazioni artistiche a tema giappone antico, note biografiche su queste donne guerriere e illustrazioni di un artista. C’era anche il prezzo sotto ognuna e variava da 2000€ a 12000€.
Ad ogni installazione c’era un banchetto di legno con un timbro a tema, Elena ne ha messi un po’ sulla sua agenda, mentre io mi sono concentrata sulle foto a tema. Mi sono divertita un mondo e sfogato la mia indole teatrale.
In circa un’ora abbiamo visitato la mostra e siamo andate nel bar a fianco per parlare di noi bevendo un caffè marocchino e aiutate dalla dolcezza di un cannoncino.
Quando faccio questi incontri con poche donne si passa in fretta e in modo naturale a parlare di cose molto intime (spesso vaginali), e soprattutto d’amore con storie più o meno riuscite, ci si apre molto ed è bellissimo esserci, mi si scalda il cuore.
Oltre a essere estremamente empatica riesco sempre a trovare aneddoti e storie che mi hanno raccontato le altre in incontri simili, molto pertinenti e permettono una visione migliore del problema raccontato.
Essendo discorsi privati non entrano nel blog, li accenno solo per rileggerli in futuro e ricordarli meglio, questo è anche il mio diario.
Anche questa volta ho ricevuto molto come suggestioni e idee per cose che farò in futuro e spero di avere dato altrettanto pur non avendo avuto ancora l’esperienza diretta con un compagno, argomento a cui dovrò dedicare maggiore attenzione e motivo nella decisione di ridurre le mie attività associative e di divulgazione. Ma ci riuscirò in entrambe?
Ho anche capito che la mia femminilità è superiore a come la sento e che le piccole paranoie che mi arrivano ogni tanto quando sono da sola, hanno poca ragione di esistere. Molto spesso mi dicono “sei più donna di me
“.
Una delle cose che ho detto sentendo che anche lei è terapia ormonale, ma per la menopausa “Posso interrompere gli ormoni quando voglio, ma non voglio. All’inizio era doverli prendere, mentre ora è una scelta
”.
Dopo quasi tre ore di chiacchierata abbiamo preso la metropolitana per rientrare e ci siamo lasciate con un doppio lungo abbraccio.
Sono rientrata a casa dopo l’ora di viaggio in treno, provata dalle emozioni e davvero felice. Sui social, più tardi a casa, ho trovato anche un post tra quelli suggeriti, molto criptico.
«Tutto è vero o non vero, vero e non vero, né vero né non vero
»