Giornata di relax e una delle mie compagne del corso di cucina è diventata una amica che si è rivelata una persona profonda e abbiamo discusso di tutto, come mi ha scritto lei “argomenti di cui non si parla spesso”. Dovevamo vederci per ferragosto, ma si era scottata al sole e abbiamo rimandato. Voleva vedere la mostra di Leandro Elrich “Oltre la soglia” e non era sicura che avrei apprezzato non conoscendomi, in effetti ci siamo viste solo per cucinare, mangiare e fare foto dei piatti. Io sono la donna con interessi a 360′ e devo dire che la mostra mi ha intrigato non poco con le sue prospettive diverse, illusioni ottiche e quant’altro. Ci siamo chieste come mai non lo avevamo mai sentito nominare, mistero.
Ci siamo date appuntamento al parcheggio dove facciamo il corso di cucina, comodo a entrambe che veniamo da fuori Milano, anche lei è almeno a mezz’ora di strada. Abbiamo preso la metro e iniziato a conoscerci meglio. Sette ore dopo abbiamo una conoscenza di noi abbastanza da capire che dobbiamo rivederci per fare altre attività insieme, siamo molto in sintonia.
Uno degli argomenti di cui abbiamo parlato è stato a una sua domanda “Come si fa con qualcuno che tipo tre interessi e parla solo di quelli? Intendo uomini”, bel problema e confermo che la maggior parte degli uomini che conosco, specie quelli over 45, hanno davvero un numero limitato di interessi e non vogliono nemmeno provare ad ampliarli. Se poi con uno di questi ci esci insieme è davvero dura. Da parte mia sono abbastanza selettiva, non solo con uomini, se hanno una visione del mondo limitata rimangono come conoscenti occasionali, da frequentare il meno possibile. Un paio di queste sono alcune vicine di casa con una visione di argomenti davvero ristretta: una che è sempre super pessimista (e si attira sfighe di ogni tipo), un’altra che di qualsiasi argomento ha una sua versione (io, io). Con possibili compagne e compagni per un rapporto più intimo, credo che li mollerei il prima possibile, però ho una sessualità diversa e da scoprire, ma l’eccitazione è tutta di testa e senza stimoli adeguati…
In circa un’ora si visita la mostra che a differenza di quasi tutte le altre è giocabile, si deve toccare e interagire con le opere. Tratto dal volantino:
“Le sue opere sono uniche, un’assoluta novità nel mondo dell’arte e uniscono creatività, visione, emozione e divertimento. Palazzi in cui ci si arrampica virtualmente, case sradicate e sospese in aria, ascensori che non portano da nessuna parte, scale mobili aggrovigliate come fossero fili di un gomitolo, sculture spiazzanti e surreali, video che sovvertono la normalità.
Elementi che ci raccontano qualcosa di ordinario in un contesto straordinario, dove tutto è diverso da quello che sembra, dove si perde il senso della realtà e la percezione dello spazio.“
Una delle riflessioni che ho fatto al termine della visita è stata che nulla è ciò che sembra e io ne sono la prova, per fortuna la mia transizione è molto avanzata e fuori mostro la donna che sono dentro anche se ho ancora alcune cose da fare a riguardo.
Alcune delle illusioni ottiche ho capito come sono fatte, altre nonostante la spiegazione non c’è stato modo di ‘vedere’ dove e come sono posizionati gli specchi che creano ambienti più ampi di quelli che sono realmente. Quella delle barche l’ho capita solo perché da una certa angolazione il riflesso del remo nell’acqua (che non c’era) non era corretto come prospettiva, l’ho capito solo perché sono un’illustratrice e ho l’occhio per certi dettagli.
In alcune stanze abbiamo atteso che i visitatori finissero di giocare e uscire per fare qualche fotografia senza intrusi, meno male che è venerdì, chissà che folla c’è nei weekend. Alcune opere erano semplici, ma comunicavano sempre qualcosa. Una di queste era l’ascensore, schiacciavi il pulsante di chiamata, si apriva e vedevi chi c’era nell’ascensore che in realtà era un gigantesco monitor verticale. Ogni volta c’era gente diversa che aspettava, in effetti dentro l’ascensore il tempo è sospeso, nessuno fa nulla di particolare e si attende che si arrivi al piano, una specie di pausa dalla realtà.
Una stanza aveva un monitor che simulava il finestrino di un treno locale e il paesaggio mutava in alcune città famose, mi ha colpita molto la visuale di Tokyo, ci sono stata su quel treno e quel panorama di palazzi che scorrevano me lo ricordo, anche se non c’è più traccia in me delle emozioni di quel periodo; quindi anni fa ero ancora un maschio e forse quel viaggio è stato un punto di svolta nella mia transizione dopo l’ennesimo rifiuto di una ragazza, stavolta giapponese.
Il labirinto della stanza del camerino è stata la parte dove siamo state di più, era divertente passare tra le stanze e cercare di capire in quali pareti c’era uno specchio e in quali no. Ho passato molto tempo ad avanzare con la mano in avanti per capirlo. Gli specchi erano dove non credevi ci fossero.
Proprio nell’ultima stanza mi sono appartata per quindici minuti, avevo una video call per conto della mia associazione transgender con una fondazione per una loro donazione, dovevamo convincerli della bontà di un progetto. In alcuni momenti stavo immobile e credo che alcuni all’inizio mi abbiano scambiata per un personaggio della mostra…
Terminata la visione abbiamo guardato l’oggettistica in vendita come ad esempio il catalogo che era pesante almeno quattro chili. Ho pensato alla mia mostra che ci sarà nel mese di Ottobre, dove saranno esibite le mie foto e quelle di altre quattordici persone trans, ci sarà un catalogo e mi sono chiesta che effetto mi farà vedermi in fotografia dentro una mostra. Questa settimana ho scritto il testo che mi riguarda che apparirà nel catalogo.
Titolo:
“La vita è appena cominciata. Di nuovo. Solo che questa volta è migliore! E’ bello essere donna”
Prima di avere il coraggio di iniziare la transizione ho atteso vent’anni.
C’era la paura del giudizio degli altri, di perdere il lavoro, gli amici, gli affetti. In realtà le paure erano il risultato di non avere informazioni che mi dicessero che ero normale e non un’aspirante prostituta trans, come venivamo, e spesso accade ancora, riportate nei media.
Appena fatto coming-out con gli amici, il passaggio seguente è stato di non tenermi dentro più nulla, vivere alla luce del sole e diffondere più informazioni possibili sulla transizione in modo chiaro. Sono diventata un’attivista e divulgatrice partecipando a tutte quelle iniziative che mirano a fare chiarezza.
Partecipare a questa mostra fotografica e raccontare me stessa in modo visuale è stata una grande sfida. Mi sono dovuta guardare dentro l’anima per comprendere meglio chi sono, che cosa voglio si veda di me e senza filtri né ipocrisie. Dopo un migliaio di scatti spero di esserci riuscita e nella selezione finale vedete la mia essenza di donna.