Nella mia nuova vita sto cercando di essere tanti tipi di donne diverse, come se non avendo potuto scegliere il mio percorso, sento la necessità di interpretare altre vite di donna, anche se per poco. Grazie al mio hobby di fare il teatro e partecipando a feste in costume, spesso sono riuscita almeno a vestirmi come queste donne anche se a volte per pochi minuti e ho cercato di essere quel tipo di donna. Non che essere una delle ancelle della Maga Circe oppure una strega sia di mio interesse nel vivere come loro, però è stato divertente prepararmi.
Ls settimana scorsa, mentre prendevo il caffè del mattino prima di tornare a casa a lavorare, uno dei signori che è spesso con noi “sciure” di paese, quando gli ho detto che non sapevo bene cosa fare per questa settimana di ferie, si è ricordato di una festa medievale che gli era piaciuta molto, in un borgo che non ho mai sentito nominare.
“Immergiti con tutta la famiglia nelle magiche atmosfere del Medioevo.
“
Il 14 e 15 agosto Zavattarello (PV) torna al XV secolo durante le Giornate Medievali.
Ho cercato di evitare il casino di Ferragosto e messo il piano di andarci il giorno prima. Ho trascorso qualche giorno a cercare in giro per negozi, gli elementi che mi servivano per vestirmi con un abito che ricordasse il medioevo. Il divertimento è anche nella ricerca e preparazione.
Nel mio passato maschile, ero andato a vedere alcune di queste manifestazioni senza mai divertirmi e senza un coinvolgimento, ora come donna posso divertirmi e soprattutto osare anche nell’abbigliamento. Non che non potessi vestirmi da guerriero del medioevo, ma non sentivo mio il ruolo e mi sembrava di espormi.
“Ma ci va da sola?
“
Non conosco nessuno che abita qui in zona così matta da accompagnarmi e che non abbia vincoli familiari, ma perché limitarmi? Meglio sola che male accompagnata, sono stata un maschio che era “solo” per quarant’anni e la solitudine non mi spaventa e come donna non mi sento mai davvero sola.
Ho indossato un abito che mi aveva regalato la Drag queen Passiflora (la coniglietta delle animalesse) che è stata una delle mie compagne di corso come drag Queen. Ero all’inizio della transizione e spesso mi facevano regali. L’abito ricorda molto una bandiera e quando l’avevo visto non pensavo l’avrei mai indossato, ma con sorpresa quando l’ho fatto mi stava benissimo, anche se ho avuto solo un paio di occasioni per metterlo.
Dopo aver cercato per negozi e al mercato, ho trovato dei cinesi dei fiori finti per fare una specie di ghirlanda a cui ho abbinato orecchini e cintura.
Dopo pranzo non ero così tentata di farmi quasi due ore di macchina per raggiungere il Comune di Zavattarello (PV) che in realtà ho scoperto sul posto che si trova dopo Piacenza sui colli. Quanto sento dentro di me sensazioni negative che mi forzano a non fare cose, adesso faccio proprio l’opposto e di solito non mi pento mai della scelta.
Il viaggio in auto è stato abbastanza noioso ed estremamente lungo. Non ci sono autostrade, ma solo strade statali con centinaia di rotonde. Mi si sono stancati braccia e gambe a furia di scalare le marce.
Quando mi mancavano venti minuti per giungere, stavo quasi per gettare la spugna e andare a visitare Piacenza. Allora mi sono fermata in un bar per andare in bagno e ho bevuto un caffè che mi ha ridato energia per continuare.
Nel frattempo il cielo si era coperto di nuvole e stavo salendo in collina. Mi sono chiesta se l’abbigliamento non fosse troppo leggero, avevo previsto anche una specie di mantella, ma se avrebbe fatto freschino non mi sarebbe servita a molto. Prima di partire guardando sulla mappa non ho pensato a guardare il meteo e neppure capire che si trovava all’inizio degli Appennini, d’altronde i borghi medievali sorgevano in montagna e colline. Fortunatamente quando sono arrivata a destinazione la temperatura era perfetta e non cera traccia del caldo che sta attanagliando l’Italia.
Ho fatto fatica a trovare parcheggio, ma fortunatamente non troppo distante dall’inizio della festa. Ho indossato la cintura, messo la ghirlanda di fiori e sono andata in centro del paese suscitando qualche sguardo, forse pensavano facessi parte dell’organizzazione come figurante. Ovviamente le persone che visitavano la festa erano in abiti molto estivi e poco eleganti.
Nonostante gli sguardi, anzi forse proprio perché attiravo l’attenzione in maniera positiva, mi sono sentita a mio agio per tutto il tempo, soprattutto dopo visti gli scatti che mi sono fatta fare con il cellulare. Non c’erano dubbi che sia una donna in abiti del medioevo. Tutt’altro rispetto agli inizi della transizione dove vedevano un uomo in abiti femminili.
Il paese medievale di Zavattarello è molto carino, ma non merita di farsi due ore di viaggio in auto per andarlo a visitare, tranne oggi che c’è la festa medievale ed è organizzata veramente bene. Non c’è tantissimo, ma molto di più rispetto ad altre manifestazioni dove praticamente c’è solo la parata e spettacoli da assistere. Un merito va soprattutto ai ragazzi che ci hanno messo del loro, interpretando i ruoli degli antichi mestieri, peccato che tranne ai bambini, gli adulti non hanno preso come giocabile questa cosa. E’ come se ci fosse una barriera dove una volta che diventi grande, non puoi essere estroso e puoi tornare a giocare solo durante le feste oppure in attività particolari. Io sono esplosa fuori e adoro giocare con la vita e forse essere una donna trans in uno stadio di tranquillità della transizione, mi aiuta ad essere sempre me stessa e felice in ogni occasione, anzi dove c’è possibilità di fare feste e casino io sono la prima. Ho ancora di più la voglia di fare, sperimentare, giocare, sentire le emozioni oppure immaginarle, come in questo caso di essere una popolana di altri secoli.
Nella piazza c’erano alcune bancarelle che vendevano sidro, gelati poco a tema, un sacco di gioielli fatti a mano, spade e scudi di plastica per i bambini. In un angolo c’erano anche due figuranti vestiti da re e regina che avevano arruolato uno stormo di bambini, tutti che indossavano una casacca medievale. La maggior parte delle iniziative era dedicata ai bambini che in quanto a travestirsi e giocare a un gioco nuovo per loro era eccitante.
Faccio il primo pezzo in salita e trovo un posto di guardia, ovviamente in costume. Mi chiedono se ho preso il braccialetto all’ingresso. Prima che potessi rispondere di no, che non sapevo dove lo si acquistava, mi ha chiesto se ero “una del paese”, loro non pagano. Sembrava strano che una turista arrivasse vestita in abiti medievali e in effetti ero l’unica. Sono ridiscesa e ho comprato per 10€ questo bracciale, che però non ho indossato, mi ricorda quello degli ospedali e nelle foto non sarei stata così autentica con un oggetto moderno e colorato.
Superato il posto di blocco, mi fermo alla prima delle zone previste chiamate “arti e mestieri”, angoli di medioevo in mezzo ai vicoli e alle case abitate del borgo. Mi avvicino a guardare le spade e gli elmi, il ragazzo vestito in abiti medievali, mi chiede se voglio che gli spiego qualcosa. Sono qui per giocare e perché no? Usa un tono a voce alta, anche se al momento sono la sola ad ascoltarlo, e finge di essere un armaiolo dell’epoca. Ascoltando la voce e forse vedendomi insieme, credo pensassero facessi parte dell’animazione, poco dopo arrivano anche un paio di famiglie con bambini. Lui spiega anche a loro raccontando come se fosse vissuto nel medioevo a noi i turisti del futuro.
Ci racconta cose molto interessanti di cui alcune che non conoscevo come ad esempio che le spade le possedevano solo nobili e ricchi, erano molto costose da produrre e tendevano a spezzarsi, quindi il cavaliere doveva possederne almeno due di spade. I contadini e i villici combattevano usando come armi gli attrezzi del campo quali accette, roncole, martelli, coltelli che venivano poi trasformati in lance. Alcune spiegazioni erano abbastanza cruente perché spiegava i motivi della forma delle armi che servivano a disarmare gli avversari, ma anche a penetrarli e fare del male. Non ha mai usato parole cruente per via dei bambini, ma il senso era quello. Mi ha colpito molto vedere e toccare un vestito che si usava al posto dell’armatura, per chi non poteva permettersela, che era pesantissima e difendeva da colpi quali mazze, bastoni e spade di taglio che non erano affilate. Le spade erano affilate solo in punta. Da ex giocatrice di giochi di ruolo e fantasy, mi sono sempre interessati argomenti medievali.
In seguito, quando guarderò più tardi il torneo di combattimento con le spade, queste nozioni mi saranno molto utili per comprendere le dinamiche degli scontri immaginandoli nella realtà.
Proseguo il mio giro dove trovo la signora della taverna, che mi racconta il gioco di azzardo, l’utilizzo di dadi e che non si potevano scommettere soldi, ma solo le bevute. Inoltre giocando la sera, faceva buio e l’illuminazione era fatta con le candele, ma non erano fornite dalla locanda gratuitamente, qualcuno le doveva pagare. La cera era abbastanza costosa e quando a tarda sera non si avevano abbastanza soldi dalle vincite per continuare a giocare, sì smetteva e da quel periodo è nato il detto che “il gioco non vale la candela”.
Mi ha fatto annusare anche una specie di vino dell’epoca, ovviamente fatto con attrezzature moderne e con un sapore somigliante, mentre annusando il sidro sentivo forte sentore di miele.
Ho anche visto coltello e cucchiaio dell’epoca, mentre la forchetta è arrivata dopo ed aveva due soli rebbi (punte). La curiosità è che la usavano solo gli italiani che erano presi in giro dal resto d’Europa perché erano così sofisticati da non poter usare le mani. In seguito una regina italica, quando è ascesa al trono di Francia, ha diffuso l’utilizzo della forchetta che è diventata con tre rebbi, ora ne ha quattro nella sua forma finale. Ho toccato anche il corno che aveva nella cintura che serviva a bere e contenere qualsiasi cosa si fosse raccolta.
Nella locanda la ragazza mi aveva anche spiegato come si mangiava l’epoca, usando le mani per afferrare il cibo staccando pezzi di carne. Si usavano le prime tre dita per staccare i pezzi e mangiarli, mentre il mignolo invece doveva rimanere pulito per poter attingere alla ciotola delle spezie e non sporcarla con il grasso animale, da qui il fatto che stare con il mignolo alzato, appunto per non sporcarlo e attingere alle spezie, che poi è diventata una questione di etichetta. Ora io lo faccio solo quando bevo il caffè.
A fianco c’era una tenda dove si potevano provare degli abiti medievali e farsi fare delle fotografie, tutto gratis coperto dal costo del bracciale d’ingresso. Io ero già vestita e non ne ho avuto bisogno. Alcuni turisti indossandole era davvero improbabili con il sorriso da fotografia con i parenti.
La terza tenda era di uno scrivano che scriveva il tuo nome con caratteri medievali raccontando aneddoti di vita vissuta come se fossero reali. Tutti i figuranti ti davano del lei si comportavano come se fossimo in quell’epoca medievale indefinita. Io che ero in costume mi sono divertita un mondo a immedesimarmi e giocare con loro con frasi e osservazioni.
Proseguendo la salita, il borgo è composto da tanti vicoli in un continuo saliscendi, trovo la signora che fa le candele che mi spiega come erano fatte all’epoca usando il grasso animale oppure l’olio d’oliva che solo i ricchi e il clero potevano permettersi. Non avevo mai visto come si fanno ed è stato molto interessante vedere colare dal mestolo il liquido per accumularsi nella corda che farà da stoppino. Nella tenda a fianco c’era un prete che faceva lo speziale che gestiva sia le erbe curative che quelle aromatiche. Ci ha raccontato delle nozioni basilari su alcune spezie comuni all’epoca e fatto provare a pestare e mescolare alcuni aromi.Poi ha fatto un gioco mostrandoci dei disegni di piante dovevamo abbinarle a coppie per somiglianza e capire cosa fossero. Ho indovinato solo il prezzemolo. Lo scopo era trovare la pianta che era mortale: la cicuta che aveva un fiore quasi identico a una pianta che si usa per insaporire il cibo. Era davvero facile morire a quei tempi.
Finite le tende degli “arti e mestieri” sono salita verso il castello, prendendo una scorciatoia che era davvero ripida. In uno spiazzo precedente all’ingresso c’era una cucina con tavoli e sedie dove in serata sarebbe svolto il pranzo medievale per 35 €, solo con prenotazione. Non avevo molta voglia di mangiare tanto per poi farmi le due ore di ritorno in automobile.
Sono entrata nel castello scoprendo che mi ero persa per poco la dimostrazione dei falconieri. Il castello è composto da un solo torrione e l’interno è visitabile solo in tre stanze addobbate apposta per questo evento. All’inizio non capivo che potevo entrare, alle porte c’era una tenda svolazzante di colore nero, poi ho provato a sbirciare e sono entrata. Erano le stanze dove dormivano i nobili e signore. C’era un arredamento scarno e somigliante a quello dell’epoca. C’erano anche degli oggetti intrusi: delle lampade moderne sferiche fatte di vetro che creavano un atmosfera molto araba con incise delle sagome animali.
Sono in discesa verso il borgo perché di lì a poco avrebbero iniziato con il torneo medievale, prima di combattimento con le armi e poi a cavallo.
Arrivata in piazza, c’era una band di musica celtica che si stava posizionando e sono rimasta ad ascoltare i due brani che hanno proposto. Il resto l’avrebbero fatto al concerto dentro il castello in serata. Erano molto bravi con abiti molto belli e scuri.
Mi ha colpita molto la ragazza più alta di me che batteva sul tamburo. Aveva qualcosa di maschile, unito una dolcezza che mi ha attirato molto, non che gli altri ragazzi fossero così male. Mi sarebbe piaciuto danzare di fronte a loro, avevo pensato che magari non avrebbero apprezzato l’intrusione, ma prima che riuscissi a mettere in atto la danza avevano terminato.
Silvia DF. “Ciao Bianca, ma li trovi tutti tu questi eventi? Grande.
“
Divertiti e passa delle buone ferie
Sono scesa dirigendomi all’arena, che era un prato posto a fianco del campo sportivo dove avevano allestito le tende di un accampamento. C’erano alcuni tizi con dei cavalli e stava terminando lo spettacolo dedicato i bambini fatto da una ragazza dal forte accento bolognese, che faceva dei giochi più o meno buffi e ha terminato giocando con i cerchi degli hula-hoop. Mi ha ricordato la mia amica Roby che lo fa di professione, comunque per quel poco che ha fatto , rispetto alla mia amica, è stata molto brava.
Con un ritardo di quaranta minuti rispetto al programma, è iniziata la scena del torneo di combattimento con le spade. C’erano due presentatori che usavano dei microfoni e dopo aver presentato i cavalieri uno per uno descrivendo le loro gesta, il loro casato, l’araldica, in seguito avrebbero fatto dei commenti in stile cronisti di calcio.
Uno alla volta sono entrati cavalieri, ognuno aveva un tipo di armatura diversa, con armi differenti e una sua storia e personalità. Tutto era preparato in precedenza anche se erano molto bravi a picchiarsi e combattere, sembravano farlo sul serio, specie quando disarmavano gli altri e facevano cose particolari, tutto in sicurezza anche se qualche botta l’hanno presa sul serio. Il creare un racconto è stato un’ottimo modo per coinvolgere il pubblico e soprattutto i bambini, mentre i genitori sembravano morti in piedi e con fatica rispondevano alle sollecitazioni a fare il tifo per questo o quel cavaliere.
Tra i vari cavalieri c’era il cavaliere della Selva, Sir Isotta, che era una donna. Sono molto legata alla contrada della selva del Palio di Siena perché una mia cara amica ne fa parte. Io tifo per contrada del Nicchio, la prima volta che sono andata a Siena, ero stata invitata dalle persone che sono del nicchio. Come seconda contrada mi piace la Selva. La cosa che mi ha dato leggermente fastidio era che la storia di questo cavaliere donna a cui interessava solo vincere senza avere nessuno scrupolo per i suoi avversari, senza atteggiamenti cavallereschi, ma ripensandoci se fosse esistita una donna così all’epoca, sarebbe stato l’unico modo di sopravvivere in un mondo di cavalieri maschi.
La rappresentazione è durata un’ora ed è stata molto divertente, il pubblico incitava questo o quell’altro cavaliere e poi anche io mi univo con il coro dei ”buuuu” quando il cavaliere della selva commetteva qualche scorrettezza. Alla fine ha vinto Sir William, cavaliere della croce, la sua storia era che all’inizio si era scontrato con il proprio padre, che gli ha detto che se avrebbe vinto il torneo doveva sposare la sorella brutta di un altro regno e purtroppo per lui ha vinto il torneo! Il finale quando dopo la felicità della vittoria ha realizzato la cosa svenendo è stata molto buffa. Sono stata tentata di andare dagli organizzatori per propormi come la sorella brutta, che brutta non ero, ma comunque sono abbastanza imponente nella mia fisicità da suscitare ilarità in una scenetta. Per questa volta mi sono trattenuta.
Sono risalita al castello per mangiare, ma ho scoperto che il ristorante era solo dedicato alla cena. Fortunatamente a fianco c’era il bar che faceva dei piatti freddi. Nel menu non c’era molto che mi intrigava, oppure costava troppo per questa serata. Ho optato per un panino con i salumi e solo dopo quando l’ho mangiato mi sono ricordata che il “Salame piacentino” è davvero rinomato. Devo dire che era buonissimo, tra l’altro nel panino ne hanno anche messo parecchio. Alla fine ho bevuto un caffè e a malincuore sono ritornata verso l’auto. Per mia sfortuna di lì a poco, all’interno del castello, avrebbero fatto dei giochi con delle fiaccole, avrebbe suonato la band e in seguito ci sarebbe stato l’incendio del castello con i fuochi artificiali. Ma conosco i miei limiti e sarebbe già stato faticoso tornare arrivando a casa alle 23, figurarsi se sarei arrivata alle due di notte. Avevo anche pensato di dormire da qualche parte, ma non avevo così tanta voglia e spendere, lo scopo del weekend è divertirmi in modo low-cost.
Il viaggio di ritorno in auto con il buio è stato difficile, sono astigmatica e le luci tendono a doppiarsi con fastidio per gli occhi che mi si chiudevano. Spesso li ho tenuto umidi con l’acqua della borraccia e di tanto in tanto bevevo.
Arrivata finalmente a casa dopo aver fatto la doccia ho fatto un’altra cosa che non ho fatto mai in vita mia alla sera: mi sono cucinata un piatto di spaghetti al burro e salvia e l’ho mangiato con gusto. In quasi tutta la giornata ho mangiato solo un panino con salame e in effetti prima di andare a dormire avevo bisogno di qualcosa, poi mi sono schiantata letto come un sasso dalla stanchezza.
C’era bisogno di fare tutta questa fatica per giocare a fare la dama medievale? Sì, ne è valsa la pena. Se sarei rimasta a casa mi sarei annoiata e stancata dal caldo di 35° di oggi. In passato mi autolimitavano su un sacco di attività e avevo notato che diventava ancora più impossibile incontrare e conoscere persone. Oggi non c’erano gruppi e persone con cui fare una conoscenza approfondita, ma ho comunque scambiato diverse battute con altri turisti, essere donna non fa mai alzare le barriere a uno scambio di parole.
Il giorno dopo, riguardando le fotografie, ancora non ci credo a quanto sono fotogenica e quanto ero bella con la ghirlanda di fiori in testa. Qualcuno mi aveva anche chiesto se mi ero fatta il make-up da sola, peccato che dopo due ore di viaggio in macchina era sparito quasi tutto. Anzi non era un peccato, tranne il fondotinta, ero io quasi al naturale.
Ho postato la foto anche su un gruppo di donne transgender lesbiche indicando nel testo che sto facendo tutte le cose che non avevo potuto fare nella mia vita precedente, ricevendo anche questa bellissima risposta.
Madeleine “I love that. Life has just began. Again. Only better this time!
”
The sad looking it is because the princess is imprisoned inside the castle…now I’m a very happy person.
“In the words of William Wallace: "Freedom!!'
“