Dopo che la mia “nuova voce” femminile si è assestata ho scoperto che è anche intonata e potrei cantare. Al momento devo sforzarmi e come solista non sono granché. Alcune delle tante persone che mi gravitano intorno mi hanno raccontato di metodi differenti per sviluppare la voce, insegnamenti non basati sul testo delle parole, in breve non servono per cantare le canzonette (con rispetto). Sono tecniche di evoluzione e improvvisazione sonora come se la voce diventasse uno strumento che suona invece di cantare, si chiama “Metodo funzionale della voce Lichtenmberg”, è un metodo di canto che coniuga espressione vocale e consapevolezza di se stessi.
Lo scorso inverno non avevo trovato nulla nella zona dove abito.
Il giorno della partenza dal campeggio ho scoperto che la settimana prossima ci sarà un laboratorio proprio su una di queste tecniche, peccato che andrò via prima. Comunque la campeggio sono successe anche alcune cose in ambito sonoro.
Dopo essere stata in spiaggia e avere fatto il bagno, stavo per rientrare, quando Sara ha iniziato a canticchiare una ninna nanna e Valeria le faceva da coretto. Voci bellissime e molto femminili. Entrambe fanno teatro, danza e canto. Mi sono fermata ad ascoltare, ho posato la borsa e ho incominciato ad andare dietro a loro scoprendo che la mia voce si univa piacevolmente come armonia.
La scusa era di fare addormentare Tamara sull’asciugamano a fianco e abbiamo cantato varie ninne nanna man mano che venivano in mente. Testi dell’africa, della sardegna e forse inventati.
Guardando le labbra riuscivo a intuire quale suono iniziare, non sapendo nessun testo e poi non avendo mai sentito queste nenie. Una piccola improvvisazione, anche se la cosa facile è che le ninna nanne sono cicliche e alla seconda strofa sapevo cosa cantare.
Ad un certo punto abbiamo raggiunto l’armonia perfetta. Le tre voci avevano un tono diverso, ma sono entrate in risonanza, ho sentito dei brividi e anche chi ci ascoltava. Purtroppo non stavo registrando in quel momento e sarà stato un momento magico e irripetibile.
Per imparare a cantare stavo anche cercando di capire quale genere musicale e credo di averlo trovato nei brani etnici con voci bianchi e soavi di donne, tipo Enya.
E’ stato un breve momento magico e quando abbiamo terminato, tutte con un sorriso sul volto, ho detto loro che è stata la prima volta in vita mia che ho cantato in quel modo e insieme ad altre donne. Mi hanno abbracciato calorosamente e quasi non ci credevano. Nemmeno io prima di provarci.
In post produzione, per il blog, ho usato l’intelligenza artificiale per rimuovere il rumore del mare che era troppo forte, anche su mi è spiaciuto toglierlo, ma era un solista troppo potente!
In serata durante il laboratorio di “Soundpainting emozionale” abbiamo anche fatto dei piccoli cori e la canzone finale “mango, mango, mango…mango, mango, mango, papaya!” e sono stata messa insieme alle donne come corista di un loop.
Il giorno dopo a colazione ho chiesto alla Mavi “Come mai ieri sera erano tutti intonati a cantare?” Non ha saputo darmi una risposta tranne che “abbiamo fatto il riscaldamento della voce, deve essere quello”.
Nei giorni seguenti ho contribuito a ‘cantare’ degli ‘Om’ dentro una grotta e all’interno di un canyon, sentendomi più sicura di stare nell’armonia degli altri.
Sono stata felice di questa mia piccola conquista, ho sempre desiderato saper cantare, ma ero un maschio stonato. Il prossimo passo sarà di avere dei maestri che mi insegnino alcune tecniche e soprattutto di non sforzare la gola.