Lo scorso anno, per riempire una domenica, ero andata al paese di Albino (BG) per vedere opere artistiche in strada. Mi ero divertita e avevo scattato tante fotografie (vedi articolo del blog). Quest’anno non ero sicura di aver voglia di tornare, ma il meteo aveva previsto pioggia, che non si è vista qui da me. I trekking in zona erano stati tutti annullati, quindi che cosa fare? Torniamo ad Albino. Quest’anno però anziché portare la mia macchina fotografica semi-professionale e ingombrante ho usato quella che mi hanno prestato per il corso di fotografia al PAC (vedi articolo del blog), ci hanno detto espressamente di portarla sempre con noi e usarla anche per scopi personali che magari esce qualche scatto imprevisto da usare nella mostra.
L’app del meteo prevedeva pioggia al pomeriggio, cielo coperto, ventidue gradi. Uscendo sul balcone iniziava a fare molto caldo e non ero sicura che l’abito con gonna che avevo indossato andasse bene, così ho portato in auto anche un cambio d’abito con leggins e maglietta sportiva, ma ci tenevo ad essere carina per via delle foto. Mi sono resa conto che per il corso di fotografia non ne ho scattate in abiti “da donna”.
Dopo quaranta minuti di strada parcheggio allo stesso posto dello scorso anno, giusto a cento metri dalla via dove parte la mostra. Il caldo è aumentato, ma resisto e non mi cambio.
Come lo scorso anno c’è la via principale del paese piena di installazioni, banchetti, esposizioni di quadri, statue e dipinti fatti al momento. C’è una ragazza che sta disegnando un volto usando le matite e le racconto che trenta anni fa, quando ho finito la scuola disegnavo a matita e che non trovando lavoro avevo dovuto lasciarla come hobby. Lei di mestiere fa il chimico e pure lei ha dovuto scegliere tra lavoro e passione.
Proseguo la mia lenta camminata osservando e scattando qualche foto. Cerco di farmi qualche selfie con la macchina fotografia, cosa più complessa che usando uno smartphone. Non riesco a entrare nel mood per scattare qualcosa di buono. Ieri al corso, c’ero solo io con cinque fotografi che curano la mostra, mi hanno dato qualche dritta e inizio a capire che se devo mostrare qualcosa, è meglio non-mostrarla completamente; lasciare intuire chi la osserva, magari che si immagini qualcosa non inquadrato. Non avendo campo libero mi sono sentita limitata.
Arrivata quasi in fondo alla via, mi ferma una donna, che ho già visto, ma al momento non riuscivo a focalizzare. Mi chiama per nome e sa che faccio tante attività e corsi di cucina, ma mi chiedo in quale occasione ci siamo viste? In realtà è la prima volta, abitiamo nello stesso paese, ci facciamo i like e commenti su Facebook, ma non ci eravamo mai frequentate.
Raffaella è lì con sua sorella e relativi compagni/mariti. Quando ero un maschio mi sarebbe sembrato di reggere il moccolo, invece mi sono integrata nel gruppo e mi hanno invitata a mangiare con loro, nello stesso locale dove volevo andare io! Fanno pizze e rotoli usando una farina di mais, ricetta tipica locale, che si chiama “Spinata”. Lo scorso l’anno l’avevo mangiata in versione pizza ed era buonissima, questa volta ho optato per la versione del giorno con salmone, avocado e varie…molto buona, fresca e impegnativa da mangiare, ma non da digerire.
Ho approfittato della compagnia per farmi scattare delle fotografie così da avere del materiale sia per il blog che per il corso e mi è tornato il mood di giocare.
Una degli artisti esibiva fotografie in bianco e nero con un dettaglio colorato di rosso, una mano, un oggetto. Erano belle e ti trasmettevano qualcosa. Le ho chiesto se aveva fatti lei gli scatti e quando ha risposto di sì, ho notato la macchina fotografica da 6000€ che aveva a tracolla…ovviamente è una fotografa professionista! Le racconto del mio corso e lei mi mostra degli scatti che ha fatto in settimana. Ha ritratto il pancione di una donna incinta al settimo mese. La storia è che la signora ritratta, in passato ha avuto un aborto e questo è un nuovo tentativo e un desiderio. La fotografa le ha disegnato con un pennarello nero, le sagome di due mani appoggiate alla pancia e sopra ci sono anche quelle della signora incinta. L’effetto visivo è notevole e ho imparato qualcosa di più sul setting. Ieri ho scoperto che le foto che sembrano naturali e prese al momento, quasi sempre sono costruite in dettaglio. Togliendo oggetti che distraggono, mettendo le luci, fotografando parte del soggetto e lasciare immaginare. Le chiedo di farmi un paio di scatti con dietro le sue fotografie!
Tra i vari espositori c’era anche una ragazza con la cianotipia, le ho raccontato del mio laboratorio fatto lo scorso anno in un campeggio dove ne avevamo fatta una di 3 metri per 2…e fatto vedere la foto (vedi articolo del blog). Ogni esperienza che ho fatto mi viene sempre utile!
Nonostante siamo all’ombra, quando facciamo a piedi dei tratti soleggiati fa troppo caldo, alla faccia del meteo e la pioggia.
Arrivati in fondo alla via mi viene in mente di farmi fare una fotografia su dei cuscini che avevo visto prima in uno spazio per bambini, ma ora con il sole rovente ovviamente non c’è nessuno. Mi siedo per terra e sopporto come una vera fachira il tessuto bollente. Dopo un primo scatto Raffaella mi dice di scoprire la gamba, ho una gonna con spaccatura laterale, al momento mi sembra una cosa troppo osé, ma vedendo le fotografie sto benissimo spacco compreso.
Sono quasi le due e inizio ad avere sonno, troppo sole, il pranzo e infine venerdì sera sono andata a letto quasi alle 2:00 di notte e ieri non ho recuperato come speravo. Saluto tutti e quattro e torno all’auto che è rovente, accendo l’aria condizionata la massimo che non riesce a raffreddarla…e sì che doveva piovere.
Fa troppo caldo e non ho voglia di tornare a casa, così mi fermo al centro commerciale OrioCenter, che è di strada, per fare una camminata con aria condizionata.
Riesco a non comprare nulla, tranne ordinare un caffè e faccio alcune foto che mi sono piaciute, un paio forse potrebbero essere usate per la mostra. I luoghi con persone che ho fotografato erano dei parchi e nel centro commerciale invece mostro che vivo integrata con gli altri e senza più timori che scoprano che sono transgender.
Sia nella coda in bagno che per le commesse dei negozi sono una “signora” e la cosa è spledida e mi fa sentire bene e a mio agio, tanto che ho piazzato la macchina fotografica su un micro cavalletto e fatto scatti anche in distanza!
Per essere una giornata che doveva essere un ripiego e in solitaria si è trasformata in un bel gruppo. Stare con la gente è la cosa che mi piace di più anche se ogni tanto ho bisogno dei miei spazi (all’aperto) di solitudine.