Ma quante cose fai?
In quest’ultimo periodo di quattro mesi ho avuto alti e bassi, ma soprattutto molto impegno e praticamente tutto il mio tempo libero l’ho dedicato alla mia associazione ACET. Fare volontariato è qualcosa che devi sentire da dentro, che ti spinge a donare il tuo tempo e lavoro a qualcosa in cui credi, specie se è per la tua comunità transgender.
Da poco più di un anno sono membro del direttivo dell’associazione. Cosa comporta? Partecipare alle riunioni e decidere le attività da seguire, approvare i nuovi soci, raccontare cosa e come si è fatto qualcosa. Dispendio di tempo minimo. Dallo scorso gennaio, in qualità di segreteria ho dovuto farmi carico anche della contabilità, gestire il gruppo volontari, cercare di organizzare le riunioni sia del direttivo che dei volontari, gestire l’elenco iscritti e rispondere alle e-mail inoltrandole a chi interessato. Ecco da segreteria sono diventata la segretaria!

Il mio lavoro mi impegna molto, soprattutto devo fissare lo schermo per ore programmando siti web. Sono astigmatica e nonostante gli occhiali riposanti e che filtrano la luce azzurra degli schermi, mi stanco tantissimo. Arrivo a sera che mi si spegne il cervello e non riesco ad usare nulla che abbia uno schermo. Anche per questo esco spesso a farmi delle camminate. Usare il computer la sera per l’associazione non se ne parla, non riesco nemmeno ad aggiornare il blog, gli articoli li detto mentre cammino!

Nei weekend cerco di riposare la vista ed ho giusto qualche ora di autonomia visiva. Quest’anno l’ho dedicata quasi totalmente all’associazione. Ho scoperto che fare la segretaria non è nella mia indole, anche se ne ho le capacità non significa che mi piace farla, in special modo gestire contabilità e soci. Ogni nuovo soci* porta via mezz’ora di tempo e ne stanno arrivando tanti; più l’associazione cresce e viene conosciuta, più arriva gente!
Nel tempo mi è cresciuta dentro un po’ di insofferenza, mi sembrava quasi di dover fare tutto io. So che non è vero, ma quando inizi a perdere colpi tutto diventa nero e insopportabile. Stavo anche pensando di abbandonare l’attivismo.
Come risolvere? Ho dovuto fare un bel passo indietro per preservarmi: ho lasciato tutte le cariche associative rimanendo socia e volontaria. In realtà non sarà così immediato perché ci vorrà qualche mese perché abbandoni soprattutto la segreteria.
Come l’hanno presa gli altri membri del direttivo?
Nel pomeriggio ho sentito Laura al telefono per una cosa e dato che lei nella riunione di stasera non ci potrà essere le ho accennato la cosa. In serata ha ritardato la sua partenza da Milano per il weekend per parlarne, confortarmi e abbracciarmi. Persona meravigliosa che anche io non voglio perdere. Anche lei lo scorso hanno ha preso la decisione di limitare il suo apporto associativo. Largo ai giovani, si era detto, ed in effetti iniziamo a non reggere di fare troppo.
Dopo aver preso le chiavi del locale da Laura, sono andata alla pizzeria per incontrare gli altri. Durante la cena ho preferito non tirare fuori la notizia. E’ stata una cena rilassante e si è parlato di tematiche trans, cosa accadute al di fuori dell’associazione.
Terminata la pizzata siamo andati nel locale vicino, che ci prestano occasionalmente, ho aperto la porta che ha una serratura trans, cioè si gira a rovescio (battuta di Laura, la adoro).
Da brava segretaria ho aperto l’ordine del giorno con le mie dimissioni e grazie alla chiacchierata con Laura sono riuscita ad esprimere in maniera calma il mio malessere, forse anche mettendolo in maniera propositiva per un’evoluzione dei compiti. L’hanno presa bene anche se si dovrà capire chi mi potrà sostituire in alcune attività, la contabilità la daremo a uno studio esterno per via del cambio di assetto dell’associazione.
Non so perché, ma il resto della serata l’ho trascorsa tranquilla dentro e super attiva a gestire le altre voci dell’ordine del giorno; credo che sia perché adesso ho una data di fine attività e che non accetterò progetti nuovi a breve. Un po’ come è stato per la rettifica dei documenti, una volta ricevuta la carta di identità, il trascorrere dei due mesi seguenti di pratiche varie, sono passati velocemente e senza troppo stress.

prova del corso di fotografia
Cosa mi rimane? Nell’ultimo anno mi sono creata una “carriera” come divulgatrice tematiche trans e ho molti contatti che sono diretti e non passano dall’associazione. Quelli li manterrò partecipando ai vari inviti. Settimana prossima sarò al Novate Milanese Pride (un ritorno, vedi articolo del blog) per una discussione a tematica Donne LGBT+ e anche presso un’azienda farmaceutica a fare formazione e soprattutto a raccontarmi. La differenza da adesso è che non dovrò più ideare e organizzare progetti, ma “solamente” dare il mio contributo se occorrerà.
Troppa attività associativa di volontariato rischia di bruciarti in breve; meglio dare poco e in continuità. Da adesso non è più “la mia associazione”, ma è diventato “faccio parte dell’associazione”.