Giovedì sera ho partecipato online al Gruppo AMA della mia associazione ACET, era da tanto che non ne facevo uno. In generale ci si trovano persone all’inizio della transizione pieni di dubbi e domande, come lo ero io tre anni fa. Ogni tanto però facciamo incontri tematici ed è interessante per me che sono in una fase avanzata della transizione. Il tema della serata era sul lavoro. Ha partecipato una ragazza non binaria che ha raccontato la sua vita recente e la voglia di cambiare il lavoro, come se non rispecchiasse più l’identità di genere finalmente conquistata.
Alcune donne trans hanno espresso che hanno desiderato di fare lavori come la make-up artist oppure lavori in generale svolti da donne. Anche io ci avevo pensato, la segretaria di direzione oppure nel mondo della moda, ma poi ci si rende conto che non ci piacerebbe davvero se non ci si è portati, soprattutto in base all’età della transizione.
Un cambio non fa quasi mai male, ma non va fatto alla leggera trovandosi a fare un lavoro che si scopre diverso da come lo abbiamo immaginato.
Un’altro tema è stato quello dell’essere trans una professione, non intesa come prostituzione! Fare attivismo e divulgazione potrebbe trasformarsi in un lavoro. Ci sono blogger, tiktokers e altre persone trans che informano e diffondono notizie. Da parte mia partecipo a eventi, faccio formazione nelle aziende farmaceutiche, pubblico il blog. In realtà ci ho pensato, ma confrontandomi con altre nella riunione ho scoperto il motivo vero per cui non è il caso di farlo: non uscirei mai dall’essere trans e mostrarlo. Alla lunga essere transgender a tempo pieno non fa bene, specie dopo tutto quello fatto per arrivare ad avere una vita piena e non essere più costretti a fare un coming-out continuo.
È bello essere se stesse e fare ogni tanto eventi e partecipazioni come donna trans, permette di sentirmi utile, ma senza che la mia nuova vita sociale ne risenta.
Il sentirsi tranquilla dentro e a mio agio con gli altri è la cosa più importante. Nei mesi scorsi sono andata vicino a quello che è definito burnout da associazionismo, dedicare quasi tutto il tempo libero all’attivismo e mi ha svuotata di energie e motivazioni. Ora che ho ridotto il tutto mi sento meglio e con la voglia di fare cose.
Mercoledì ho partecipato a un evento online, ma solo con delle domande. Quando ho partecipato a Generando (Link del blog relativo) una delle relatrici non aveva potuto partecipare e così è stato organizzato un evento online solo con Vera Gheno, la linguista. La prima ora è trascorsa con domande della relatrice e spiegazioni su cosa si intende per “comunicazione ampia”. Mi ha dato molti spunti e chiarito alcune tematiche che userò facendo la divulgatrice.
L’ultima mezz’ora era dedicata alle domande del pubblico e ne ho fatte tre, che avevo preparato in precedenza. Una un po’ provocatoria sulle persone non binary. La risposta è stata esauriente e non banale. Un’altra domanda era sull’uso del termine “transessuale” usato ancora da medici e alcune donne trans. La spiegazione data è stata illuminante e in effetti pensandoci è che lo usano persone sopra in 55 anni e quando loro erano giovani negli anni ‘80 era l’unico termine disponibile (transgender è arrivato nel nuovo millennio). Soprattutto le donne trans dell’epoca si sono abituate a quella parola e a loro non sembra così offensiva come sembra a noi. È un termine che oggi sembra vintage, come le parole desuete.
Con la dottoressa Vosti faremo un’altro evento online sullo sport e persone trans, tema di cui sto diventando ferrata dopo aver contribuito a creare la prima squadra di calcio trans d’Italia (vedi post del blog).
Infine la settimana scorsa sono andata alla prima lezione di un corso di fotografia organizzato con la mia associazione e il PAC di Milano (Padiglione Arte Contemporanea), il tema di quest’anno sono le persone trans. Edizioni passate erano su carcerati, bullismo, bulimia ed altre problematiche.
Non è un corso di tecnica fotografica, ma di fotografia artistica dove ci dobbiamo raccontare per immagini. Avevo partecipato giusto perché ho contribuito a organizzare, ma dopo aver ascoltato i docenti mi ha preso molto l’iniziativa che somiglia agli studi fotografici fatti con la mia amica fotografa.
Dedicherò dei post specifici perché è un tema molto interessante il raccontarci per immagini utilizzando la fotografia artistica.