Ho partecipato a questo evento online come ospite e relatrice. La Dott.sa Vosti aveva contattato l’associazione mesi fa e ho risposto all’appello rendendomi disponibile a partecipare anche se la Fondazione Sasso Corbaro che ha organizzato l’evento chiamato “Generando” è in Svizzera (apri link), e sul primo momento ho pensato che forse non sembrava poi così utile per la causa italiana di miglioramento delle condizione delle persone transgender, ma alcune relatrici erano italiane e l’evento pure nella nostra lingua, infine doveva partecipare la linguista Vera Gheno, che ammiro e seguo i suoi interventi, dapprima relativi solo alla gestione della grammatica trans e non binaria, ma poi su tutto. Mi piace leggere, adoro scrivere e migliorare la mia scrittura. Peccato che per un problema tecnico (era in treno con poca connessione) non ha potuto partecipare, ma se sembra che si farà un evento specifico a cui mi piacerebbe partecipare.
La tavola rotonda offrirà l’occasione per approfondire - in un’ottica interdisciplinare e Medical Humanities – il rapporto fra medicina, linguaggio e genere. Con le nostre ospiti chiariremo in che cosa consiste la medicina di genere e quali sono le sue applicazioni pratiche, analizzeremo le modalità necessarie per stabilire una comunicazione empatica e non paternalista fra pazienti e curanti, e discuteremo come utilizzare un linguaggio efficace e inclusivo nell’ambito delle cure mediche.
Con la moderazione della Dottoressa Laura Lazzari-Vosti, e l'intervento della Dottoressa Vera Gheno, Bianca Iula per conto di ACET, Dottoressa Lia Lombardi, Dottoressa Antonella Santuccione Chadha, e Isabella Pelizzari Villa.
Nei giorno precedenti avevo ricevuto la scaletta del programma che consiste in due ore di evento, di cui la prima con interventi singoli e la seconda con domande anche del pubblico. Avendo dodici minuti circa, ho scritto un pezzo che dura quel tempo. Da brava attrice di teatro e lettura espressiva riesco a leggere bene, con chiarezza, mettendoci del mio rimanendo nella tempistica, cosa che non hanno fatto le altre relatrici. So dal mio precedente lavoro nel mondo dei congressi medici che per loro è la normalità sforare i tempi. Ho riletto il testo, apportato modifiche, migliorato alcune frasi. Alcune delle cose che avrei raccontato evidenziavano alcune tematiche relative alla sezione domande.
La sera prima ho montato uno dei faretti simil-studio fotografico, verificato sul tablet la possibile inquadratura. Il giorno dopo ho lavorato in presenza e sono uscita due ore prima per arrivare a casa in tempo, mangiare qualcosa e soprattutto bere acqua, indispensabile prima di un intervento vocale. Ovviamente ho fatto trucco e parrucco per essere al meglio.
Quindici minuti prima dell’inizio ci siamo collegate per un test tecnico, provato la presentazione di una delle relatrice a schermo condiviso che però durante l’evento non ha funzionato…le slide non avanzavano perché erano proiettate su un secondo schermo non condiviso.
Dopo aver verificato che con lo schermo del tablet verticale avevo la webcam centrata, ma le altre relatrici avevano l’inquadratura orizzontale così ho ruotato il tablet cercando di guardare verso la webcam tenendo il testo stampato del mio intervento sulla stessa linea. Non avevo previsto due cose: avevo il faretto negli occhi e devo mettere gli occhiali. Leggo lo stesso, ma tendo a strizzarli e non è bello. Ho due paia di occhiali, uno che uso per lavorare e ha un taglio maschile (comprati prima della transizione) e un’altro di taglio femminile dove non mi piaccio molto, ma dovrò usarli nei prossimi eventi in barba a se mi vedo meno femminile oppure con l’ovale del volto non completamente di mio gusto. Sono paranoie da persona trans che in parte mi trascino dietro anche se ho capito che adesso sono molto femminile come aspetto fisico generale e che non ne ho più bisogno per enfatizzare il mio essere donna. Comunque mi sono messa un bel vestito con collana e truccata.
Il make-up l’ho fatto specifico per la webcam, praticamente più colorato, vistoso e con molto illuminante che rende il volto più tridimensionale. Tutto questo per raccontare che una cosa fatta bene richiede tanta preparazione.
L’evento è iniziato con le presentazioni ed è stato bello sentire le mie “qualifiche” come divulgatrice. E’ solo un anno e mezzo che faccio questo tipo di attività e ho un piccolo curriculum in crescita.
Donna Trans, membra del direttivo e segreteria dell’Associazione per la cultura e l’etica transgenere (ACET).
Programmatrice internet di siti ad alto traffico, è attivista e divulgatrice su tematiche Transgender nei settori medico-scientifico e culturale-teatrale. Insegna il “Corso di attivismo LGBT+” a Milano.
Ha partecipato sul palco degli ultimi due Milano Pride con interventi riguardanti le “Difficoltà della Rettifica dei Documenti” e “Mondo del lavoro e persone transgender”. È stata ospite dell’evento “AIOM Giornate dell’etica in Oncologia: la salute declinata su sesso e identità di genere” (Assisi 23-24 settembre 2022), portando la sua testimonianza personale e partecipando alla tavola rotonda conclusiva al pari di medici e operatori sanitari.
Collabora con Elma Academy per organizzare formazioni tematiche LGBT+ alle aziende del settore farmaceutico e contribuisce con articoli tematici su siti che trattano il Diversity Management.
Riesce a trovare anche il tempo di scrivere un blog che racconta la sua transizione MtF blog.simiula.com.
Appurato che Vera Gheno non ha potuto partecipare nemmeno all’ultimo, ho aperto io con le relazioni che è una cosa che sta capitando sempre più spesso e fa molto piacere al mio ego, dopo tanta preparazione avere un piccolo riconoscimento aiuta non poco.
Ho fatto un bel respiro e sono partita con la lettura espressiva del mio pezzo. Lo chiamo così perché dal mio punto di vista è come se fosse una lettura teatrale e in un certo senso recito me stessa. Dopo quattro anni a fare teatro ho appreso molte tecniche che uso in maniera automatica. Questa volta mi sono concentrata sull’uso del voce cercando di renderla più femminile del mio solito e con qualche espressione del viso per accentuare alcune parti. Come scritto prima nulla è lasciato al caso. Tranne che a un certo punto ho sentito il rumore di un tuono ed è scoppiato un temporale violento. Ho sperato che non andasse via la corrente non essendo certa che collegandomi con solo lo smartphone in casa avrei avuto la banda di rete necessaria, tra l’altro con un temporale le onde radio sono disturbate. Per fortuna la corrente non è andata via e in quello che mi è parso un istante ho terminato la lettura.
Dopo il mio intervento è stato il turno delle altre relatrici che hanno affrontato temi in ambito ginecologico e relazioni medico-paziente. Nonostante non ho (ancora) una vagina è stato comunque interessante ascoltare di certe problematiche )che mi hanno dato spunti per approfondire questi argomenti e vedere se posso usarli in un ottica transgender (gli uomini trans hanno una vagina per cui non sono tematiche proprio fuori luogo). A tal proposito una delle domande era su cosa ne pensavo dell’uso della grammatica per chiamare in maniera più inclusiva determinate attività prima e dopo il parto. La notizia era tratta da un fatto di questi giorni dove negli Stati Uniti un uomo trans ha partorito, cosa possibile senza problemi perché assumere il testosterone non blocca sempre il ciclo e la fertilità. In America sta andando di moda una politica revisionista per evitare di offendere le minoranze che seppur lodevole sembra sempre di più una censura del passato e un revisionismo storico come l’nserire un messaggio disclaimer davanti al cartone animato Biancaneve di Walt Disney mi sembra un’aberrazione, come dire che gli avvenimenti e modi della narrazione di un secolo fa, non sono coerenti con l’immagine moderna della compagnia. In questo caso cambiare “l’allattamento al seno” con altre frasi mi sembra inutile.
Cosa penso io come donna trans? Che la lingua italiana è comunque bella e non ha senso modificare il significato, l’importante è il rispetto della persona transgender, l’utilizzo corretto dei pronomi e in questo caso è un “Lui” (uomo trans) che ha partorito, ha un seno e può allattare suo figlio, cosa che sa benissimo e non ha senso nascondere con frasi generiche. La cosa importante è il rispetto della sua identità di genere maschile.
Sono intervenuta con risposte in aggiunta a quanto raccontato dalle altre relatrici grazie alle mie partecipazioni ad eventi dove ho appreso di prima mano notizie che riguardano argomenti clinici. Anche questa volta credo di avere dato di più di quello che era in previsione con l’invitare una donna transgender a parlare “solo” del punto di vista della paziente.
Il giorno dopo è stato reso disponibile su YouTube la registrazione del video, ho spammato il link a molte delle mie conoscenze (quasi tutte donne) e ho ricevuto dei commenti interessanti che in parte riporto.
Dina “Con che voce bella ti sei raccontata, cara Bianca. Voce bella di racconto e di suono. Ma se me lo permetti, io che ti bacchetto sempre ti vorrei consigliare di imparare a gesticolare un po’ meno. Me lo permetti, vero?
”
Poi, per la prima volta voglio fare un complimento a me stessa per quando le pazienti mi dicono “lei è una medica -anche se loro dicono medico e va pure bene- che entra davvero dentro la nostra anima, ci spiega e ci parla sempre con passione”. Ecco. Credo di aver fatto bene il mio lavoro e ne sono felice.
Ora inizierà un’altra fase della mia vita perché il tempo invecchia troppo in fretta.
Ti abbraccio, Bianca. Sei una donna meravigliosa.
Marzia “Grazie Bianca! Ho guardato il video della serata, davvero interessante e molto utile, bravissima tu nel tuo intervento e brava/e a chi si adopera per fare sì che ci possano essere queste occasioni per fare chiarezza e dare informazioni. Complimenti a tutte e un abbraccio
”
Dott.sa Laura Vosti “Grazie a te!!! È stato davvero molto interessante. Complimenti per la tua esposizione. Un abbraccio e a presto!
”
Laura C.”Ho visto la tua apertura, ben fatto, brava
”
Alice “Grazie Bianca per aver reso pubblica questa tua testimonianza, vale molto di più di tanti discorsi e complimenti per l'espressività
”
Stefania B.”Wowwwww!!! Bravissima Bianca, oirmai sei lanciatissima e per qualcosa che crea valore nella società!
“
Maia “Complimenti Bianca…sei un mito
”
Michele “Complimenti tesoro ho avuto il tempo di guardarlo con calma adesso e sono felice del tuo coraggio e della tua serena determinazione…. Tvb buonissima domenica
”
Per transizione canonica si intende che si sta seguendo una terapia ormonale sostitutiva (TOS) ed è un percorso ad ostacoli senza tempistiche certe e uno degli obiettivi da raggiungere è il cambio anagrafico e di genere. In Italia questo richiede dai 3 ai 5 anni e crea notevoli problemi psicologici tra cui il misgendering, che è il sentire usati i pronomi del genere di nascita; soprattutto quando nelle strutture sanitarie si devono mostrare i documenti anagrafici. Dopo il cambio di nome e di genere, non è lo stesso rose e fiori e sebbene il misgendering diminuisce sorgono altri problemi.
Ma andiamo con ordine e analizziamo il “prima” del cambio dei documenti.
La tessera sanitaria italiana indica anche il genere di nascita senza tenere conto che la biologia è alterata dalla TOS e quindi non è più corretto utilizzare le stesse dosi di eventuali farmaci per le patologie. Il maggiore impatto del TOS è nel sistema cardio circolatorio, il flusso sanguigno e modifiche sulla gestione dell’insulina da parte dell’organismo.
Un esempio banale? In inverno ho i piedi freddi, come le donne biologiche, mai avuti prima della TOS. Le persone trans possono avere un importante aumento di peso in pochi mesi se non si segue una dieta equilibrata e facendo tanto movimento.
Possono esserci aumento o diminuzione della pressione, perdita di capelli con famaci non tollerati dal soggetto, piccole depressioni e sbalzi di umore tra il sesto e dodicesimo mese dove il cervello non è preparato a ricevere tutti quegli ormoni. Un esempio: alcune donne trans si trovano a ridere e piangere allo stesso momento senza sapere il perché.
E’ quindi molto importante applicare la medicina di genere per le persone transgender, cercando di capire quali modifiche ci sono e adeguando i trattamenti di conseguenza. Non è ancora una scienza esatta perché ogni persona trans reagisce in modo diverso alla TOS e la maggior parte dei medici endocrinologi non sanno neppure che esistiamo.
Altro problema, ma psicologico, è fare l’accettazione alle visite mediche e i ricoveri dove il riferimento è il genere indicato nei documenti. Oltre al misgendering ci si mette la transfobia del personale sanitario (spesso involontaria) e l’auto-transfobia della persona trans che ingigantisce qualsiasi problema relativo alla propria identità di genere.
Ad esempio la sala d’attesa. Arrivo tutta carina in abiti femminili, faccio l’accettazione, pago sperando che l’impiegata non mi faccia domande sul perché nella tessera sanitaria c’è scritto ‘M’, per fortuna quasi sempre non leggono. Vado in corsia, mi siedo e aspetto. Cosa accade praticamente sempre? Arriva l’infermiera che ad altissima voce chiama nome e cognome. Ovviamente quando tocca il mio turno, l’imbarazzo è enorme e magari potrei far finta che non sono io e poi andarmene, oppure prendo coraggio, mi alzo e sicuramente avrò puntati addosso tutti gli occhi delle altre persone in attesa e sento che pensano: “è un uomo, ma non sembrava”.
Una volta di fronte al medico è capitato che una volta inserita la tessera sanitaria nel computer, questi scopre il genere e da lì in poi utilizzi i pronomi indicati sul documento.
Cosa fa la persona trans? Non tornerà più da quel medico e magari anche in quell’ospedale. So di uomini trans alla visita ginecologica che vengono trattati come donne con la barba. Non si faranno più visite di controllo (tranne nel reparto della TOS) e nessuna prevenzione. Questo è un grande problema oncologico dove lo screening non viene fatto e quando si scoprirà un tumore sarà tardi.
Una donna trans operata non è detto che abbia già i documenti al femminile. La pratica legale è molto lenta e spesso ci si opera all’estero, dove non ci sono restrizioni, e poi per un periodo anche di un anno si è una donna a tutti gli effetti, ma con documenti maschili. Lascio solo immaginare come si senta la poveretta ogni volta che ha a che fare con i documenti e l’uso della tessere sanitaria.
Ora parliamo del “dopo” la rettifica dei documenti dove nascono altri problemi.
Il documento dice che ora sono ‘F’, ma la biologia è maschile e alterata dalla TOS. Magari ho fatto anche delle operazioni chirurgiche tra cui la vaginoplastica. Diventa ancora più importante applicare la medicina di genere, non ci si deve basare su quello che dicono i documenti, ma stabilire un rapporto empatico e onesto con la persona trans in modo che non venga nascosto nulla da ambo le parti per dare e ricevere la miglior cura.
Tornando all’esempio della sala di attesa, se devo andare dall’urologo, in quanto la prostata viene mantenuta anche dopo un eventuale vaginoplastica, sarò una donna in una stanza piena di uomini e quando l’infermiera chiamerà con nome femminile, mi alzerò e tutti penseranno la stessa cosa: “è un uomo, non sembrava.”. Speravo che mi scambiassero per la moglie di qualcuno e invece…Se ne può uscire da queste problematiche solo con la formazione del personale sanitario, così che si possa andare oltre e ignorare quello che indicano documenti. Il continuare a darmi della signora e procedere con la visita, non è solo un atto di cortesia, ma un rinforzo psicologico non da poco. Altro esempio riguarda la visita ginecologica delle donne trans operate con documenti rettificati. Non sentono il bisogno di dire che sono persone trans e spesso il ginecologo quando le visita, rimane perplesso perché non trova le ovaie e tutto il resto e solo allora la donna trans glielo dice (sì le operazioni creano un’estetica e funzionalità perfette). Pratiche corrette da ambo le parti possono ovviare a tanti problemi sorti solamente perché ci si basa sul binarismo dei documenti e delle terapie.
Solo a queste condizioni come persona trans mi sentirò a mio agio e mi aprirò rispondendo in modo sincero alle domande per l’anamnesi. Fa fatta attenzione che ogni domanda che non riguardi il motivo della visita, va evitata oppure spiegare il perché al medico occorre conoscere quell’informazione.
Infine molti farmaci possono essere prescritti solo al genere indicato dalla tessera sanitaria, oppure li si deve pagare a prezzo pieno pur avendo la ricetta del medico. Ad esempio prima di ricevere la nuova tessera sanitaria, pagavo gli ormoni e solo il ticket per la pillola che abbassa i valori del testosterone, mentre adesso è il contrario.
La medicina di genere è la soluzione ideale per le persone in un percorso di affermazione di genere che tiene conto di tutti i fattori che ho indicato sia clinici che psicologici.