Il teatro, gli artisti, la magia del palcoscenico.
Nella mia scuola di teatro ieri sera si è svolto uno spettacolo. Era una serata per rivedere studenti ed ex studenti e fare anche una specie di saggio di metà corso per coloro che se la sentivano (SATS). Un mese fa quando Max, il direttore della scuola, mi ha scritto indicandomi l’evento, dopo due messaggi scambiati con lui, ero in cartellone. Non avendo il tempo materiale, con tutte le cose che avevo in ballo, di preparare qualcosa di nuovo avevo deciso di riprendere la storia che avevo fatto allo spettacolo di fine corso di Lettura Espressiva (Stefano Benni – “Bar Sport“). Ovviamente non avevo nove minuti a disposizione (la standup ha una durata di pochi minuti) e quindi ho pensato di scegliere le parti più importanti e di modernizzare la storia, era ambientata negli anni 60 e l’ho portata quasi ai giorni nostri.
Nell’ultima settimana l’ho messa per iscritto, l’ho letta varie volte, passata a memoria e lunedì scorso l’ho collaudata anche con i miei compagni di classe del mini corso di Lettura Espressiva in biblioteca.
Ieri sera ero andata alla scuola per fare delle prove generali, quando sono arrivata, stavano terminando di fare una cena e anche se avevo già mangiato non ho resistito al couscus con verdure. Ho provato il mio pezzo, ma mentre lo facevo non ha riso nessuno, pubblico difficile?. Però hanno detto che era piaciuto. Alessio mi ha fatto un appunto molto importante e mi ha detto che mi stavo muovendo troppo ed era difficile seguirmi, quasi da mal di testa. Così mi è venuta l’idea di portare una valigetta degli attrezzi, che avrebbe contribuito alla costruzione del personaggio, e appoggiarla vicino i piedi così da avere un segno. Un bel trucco che ha funzionato! (verificato rivedendo il video).
In realtà non hanno provato tutti, lo eravamo solo in quattro, ma è servito a farmi conoscere delle nuove persone che orbitano attorno alla scuola. Anche questa volta si è creato un piccolo legame tra di noi, soprattutto prima e dopo ogni attività sul palco.
Già la sera di queste prove mi era venuta la nostalgia di questo tipo di attività artistica. Fare teatro mi manca davvero. Quest’anno non mi era possibile fare due cose insieme (tempo e soldi) e ho optato per la danza, che mi sta aiutando davvero a trovare più fluidità nei movimenti. Però dopo lo spettacolo, che è stato un successo ovviamente, la nostalgia è aumentata di parecchio. Soprattutto quella complicità che c’è prima, durante e dopo lo spettacolo con persone che conosci poco oppure non conosci affatto e che magari non vedrai mai più. Ognuno faceva dei numeri a se’, ma nel vedere lo spettacolo sembrava che fosse stato tutto preparato e studiato in anticipo.
Ieri sera alle ore 17:00 ho iniziato a preparare alcune cose per il pranzo di gruppo. L’evento è stata anche una festa e un’abbuffata di cibo. Chi voleva poteva portare qualcosa per mangiare insieme, ovviamente c’era cibo per un esercito. Questo è durato dalle ore 19:00 fino alle 20:30 circa.
Quando ad un certo punto ho indossato la parrucca del mio personaggio, stavolta con la retina per capelli per non incastrare i miei con quelli finti, ho suscitato molto scalpore e addirittura alcune persone arrivate più tardi, che mi avevano conosciuta la sera prima, non avevano capito chi ero.
Arrivato il pubblico, tra cui due delle mie vicine di casa, abbiamo fatto partire la diretta Facebook, così tante persone che conosco e abitano distanti, hanno potuto e potranno vedermi nel video. (Link al video dello spettacolo su Facebook, Link a Instagram con solo il mio pezzo).
Lo spettacolo era composto da brevi brani musicali demenziali, suonati dai Fratelli Pantegana, Jo e Mohamed, ma non sapevano chi dei due era Jo e chi Mohamed perché abbandonati dalla madre; a cui seguivano i singoli numeri di vario genere: giocoleria, acrobazia, standup comedy, mimo, ombre cinesi, comicità, lettura espressiva, canto. Praticamente di tutto per uno spettacolo bello e con tante cose diverse. Unico “difetto” è durato quasi due ore! E’ stato veramente divertente e sul palco sembravamo tutti dei professionisti (qualcuno lo era).
Mi sono goduta lo spettacolo insieme agli altri, rimanendo in piedi appoggiata al muro dal fondo della sala, dato che questo non è un teatro, ma è un enorme stanzone dove la scuola fa le attività e può contenere sedie per 50 persone!.
A metà spettacolo Max mi ha detto che avrebbero anticipato il mio numero e la ragazza che mi precedeva (Vai su Instagram Roby.circus) avrebbe chiuso lei lo spettacolo. Un degna conclusione dello spettacolo con qualcosa di spettacolare!.
Non so per quale motivo, ma un minuto prima che cominciassi, mi si era seccata la gola, anche se avevo bevuto parecchio tenendola idratata. Ho bevuto e sono entrata in scena. C’era la nebbia creata con la macchina del fumo palcoscenico, il pezzo prima era una canzone sulla Madunina, ma di Belgrado. Per fortuna la nebbia non era così fitta, avevo paura che non mi avrebbero visto!
Della mia esibizione ricordo poche cose. Il pubblico in ombra che mi fissa, io che cerco un contatto visivo generale, ma dando l’impressione che li sto guardando singolarmente. Le risate in alcuni punti dove faccio una piccola pausa. Questo pubblico ha riso in punti diversi rispetto alla prova che ho fatto lunedì.
Stefania, mi ha detto in seguito, che ha notato che non ero al 100% sicura di me stessa e in effetti questa volta è stato più impegnativo. La mia prima volta a cimentarmi come una standup-comedy e ho messo insieme tante cose: il pezzo a memoria; usare una voce con accento bolognese; cercare di scandire il parlato e avere una voce potente (senza microfono) e abbastanza femminile; guardare il pubblico; rimanere sul posto e gesticolare solo per alcune descrizioni (mi ha aiutata avere in mano un cacciavite); avere una fisicità femminile nonostante il mio metro e ottanta e infine fare anche qualche micro movimento da attrice drag (Paprika LeBon è pur sempre una diva).
L’80% di queste cose erano da fare senza pensarci coscientemente, puro istinto e al naturale.
Come prima volta credo che è andata abbastanza bene a livello tecnico, mentre a livello emozionale è stato intenso e per il pubblico un successo.
Ah, ero in maglietta a maniche corte, ma in quei minuti non avevo freddo, chissà come mai?. Solo dopo mi sono subito coperta con la felpa (da Ape Maia gialla e nera).
Sono una perfezionista? Non credo così tanto da non portare a termine qualcosa, a furia di perfezionarlo, penso che sono più realista e una che ama capire le cose per migliorarmi sia negli hobby che nel mio percorso della nuova vita. Il mio motto? “Chissà cosa farò da grande!
“
Lo spettacolo è durato due ore e hanno pure tagliato alcune cose all’ultimo. Ho visto creatività, mestiere con tanto allenamento e voglia di fare, anche dai nuovi allievi che sono stati per la prima volta a contatto con il pubblico.
Da uno scambio di complimenti e analisi con Roby (il suo esercizio con cinque Hula Hop mi è entrato nel cuore), io sono tre anni che faccio teatro e imparo l’uso della voce, lei ha impiegato quattro anni per arrivare a quella abilità. Entrambe con allenamenti quasi giornalieri!
Finché non sei dentro certe dinamiche, non ci si rende conto appieno della dedizione e impegno per raggiungere quei risultati.
Si vedeva che ti diverti anche se stai concentrata. Una gioia per gli occhi, quasi ipnotico.
Roby “solo le anime pure come te possono capire la profondità che c'è dietro tanta leggerezza ti abbraccio forte! Sono orgogliosa del fatto che la vita mi dona sempre persone speciali.
“
Ascolta bianca se vedi la luce in me è perché ti appartiene. Studia tanto.
Terminato lo spettacolo con tutti noi sul “palco” e ringraziato il pubblico , abbiamo mangiato il tiramisù, in effetti dopo aver fatto il mio pezzo, ho avuto il classico calo di energia.
Elena R. “Bravissima Bianca, il pezzo è simpaticissimo!!! E poi io ho un debole per l’accento emiliano. Ma vedi quant’è piccolo il mondo e quanti segreti ha la gente
”
Alla mezzanotte ho salutato perché oggi dovevo andare alla riunione della mia associazione ACET (link al sito) per l’elezione del nuovo consiglio direttivo.
Ho mantenuto la mia carica di segretaria, che però fa più importanza chiamarmi “la segreteria”, questa cosa della lingua sessista sminuisce molte professioni se messe al femminile. Ero candidata anche alla vice presidenza, ma non ero molto convinta e sarebbe stato più per una formalità da avere nei contatti con altre associazioni e enti, darmi più importanza. Nei giorni scorsi mi sono resa conto che in realtà non ne ho bisogno ed è meglio non accumulare cariche, poi con tutte le mie attività in ballo…
Inoltre la segreteria legge tutte le e-mail e in un certo senso ha più potere e conosce tutto quello che accade. Un valido aiuto anche per il nuovo presidente.
Abbiamo tante idee per fare diventare l’associazione una realtà nazionale con un certo peso. Ora dobbiamo rimboccarci le maniche e fare diventare questi desideri reali. Anche qui, come per il teatro, c’è dietro tanto lavoro e siamo tutto volontari.
Silvia “Tu sei l'esempio illuminante del cambiamento
”
Nota curiosa: durante la mangiata del tiramisù di ieri sera, mi si avvicina un signore con un volta conosciuto, ma che con tutto quello successo in serata non avevo focalizzato. È il presidente dell’AIOM, l’associazione italiana di oncologia, che mi ha invitata a settembre all’evento sulla “Medicina di Genere” ad Assisi. (Link del blog). La moglie è una delle signore che hanno fatto lo spettacolo prima di me, bravissima!. Inoltre abitano in zona. Come si suol dire “è piccolo il mondo!”
.
Nota curiosa2: Per chi si chiede e mi chiede come faccio a fare tutte queste cose. Se una cosa ti interessa davvero, trovi il tempo da dedicarci. Se poi ti stanchi si deve trovare anche il tempo per il riposo. Quando sono arrivata a casa oggi, sentivo la stanchezza addosso, ma allo stesso tempo mi sarebbe piaciuto fare una piccola camminata con il sole di inverno. Ovviamente ho dormito come un sasso per due ore. Mi conosco e comprendo i miei limiti, anche se spesso li supero…ma solo se ne vale la pena.