Stamattina è suonato il citofono e pensavo fosse il corriere, invece era un agente immobiliare. Dopo che ho risposto alle sue domande ha detto “la ringrazio signora”. È stato bellissimo perché quando non c’è il video e le persone capiscono solo dalla voce se sei maschio oppure femmina è segno che la nuova voce c’è, specie quando non sei preparata e naturale. In questo periodo dove mi sto riprendendo dall’ennesima piccola regressione (per fortuna sono sempre di meno e forse le vedo solo io adesso) è un bel toccasana.
Ieri sera sono stata al telefono un’ora con la mia amica Elena F. e la conversazione è stata seria (aggiornamenti sulle ultime cose), poi semiseria (uomini) e infine ridendo e scherzando (sulla mia sessualità) è servita ad entrambe e mi sta tornando l’energia e la voglia di darmi da fare. Abbiamo parlato anche di uomini, sessualità e sentimenti. Ad entrambe non ci interessa la scopata fine a se stessa, senza un minimo di coinvolgimento emotivo, anche se ci farebbe bene per una volta riuscirci giusto per fare del sesso. Siamo troppo donne soprattutto dentro la testa.
Ora sto andando a Milano per partecipare ad un evento chiamato “Inspire” dove c’è una sessione sul tema dell’inclusione LGBT+ e io parteciperò come speaker sul palco. Mi hanno chiamata da poco dicendo che due dei relatori non potranno esserci e quindi parlerò di più. Peccato non rivederli dopo l’evento di Assisi, (Link al blog) ma da brava attrice e divulgatrice non credo avrò problemi ad improvvisare un discorso. Devo parlare come associazione transgender (ACET) su cosa ci siamo portati a casa dall’evento di Assisi. Ho preparato un report interno di 21 pagine (molto tecnico e medico scientifico) e una versione di due pagine per gli esseri umani. Ho una traccia degli argomenti già in testa e poi improvviserò cercando di rimanere in tre minuti circa.
Sono arrivata in tempo, anzi con un quarto d’ora di anticipo. Ho fatto qualche saluto veloce e mi sono subito fiondata in bagno. La pillola che abbassa il testosterone è pure un diuretico e in certi momenti è imbarazzante, dopo posso rimanere ore senza doverci ritornare.
Ho salutato la mia ex collega Francesca Z. e alcune persone nuove che ormai mi conoscono bene anche se non ci eravamo incontrate di persona. Hanno letto il mio blog che ha fatto il giro dell’azienda (serve a quello, a divulgare), grazie a tutt* per il supporto.
Il badge con scritto “Bianca Iula – Attivista Transgender” è stata una vera chicca.
Nell’attesa bevo molta acqua. Quando dovrò parlare la gola deve essere bella idratata, è molto importante. Mi faccio fare anche un caffè, che in realtà è un nemico della voce da speaker, ma avevo un po’ di sonnolenza perché quando sono uscita di casa alle 12:30 ho mangiato in fretta un panino prima di salire sul treno.
La prima presentazione è stata fatta da un autore di libri e divulgatore (Paolo Borzacchiello , link ai libri) sul tema della comunicazione. Parlava dell’importanza delle parole e che il cervello si convince e rende reali le frasi dette o ascoltate. Se passo le ore a lamentarmi con gli altri che sono stanca e depressa il cervello si adegua. Lo stesso quando si dice “non ci riesco, non ne sono capace“, se poi ci provi non ci riesci davvero.
È stato un intervento divertente e molto interessante. Ho imparato molto sulla comunicazione e l’uso delle parole e preso tre pagine di appunti che mi saranno utilissime specie quando farò il mio corso di comunicazione ai membri dell’associazione.
Ho appreso che alcune cose che ho fatto in passato in maniera istintiva, hanno una loro logica ed è per questo che hanno funzionato. Ad esempio in un evento dove come relatori eravamo tutti seduti a semicerchio, quando è stato il mio turno mi sono alzata e ho fatto un passo avanti e ho letto un testo che mi ero preparata con cura. Lo stare in alto è una cosa positiva, mentre il basso è vista come negativa, inoltre ho accorciato la distanza tra me e il pubblico. Anche se era solo di un metro di avvicinamento, la cosa è stata percepita notevolmente come vicinanza e confidenzialità con quello che avrei raccontato. Ovviamente ha contato molto quello che ho detto (storytelling) e come (corso di lettura espressiva). Questo mio piccolo passo in avanti e lo stare in piedi ha fatto sì che la mia presentazione fosse molto più di impatto rispetto alle altre di quell’evento dove sono rimast* seduti.
Quindi è toccato a me insieme, a due persone dell’azienda che organizzato l’evento. Ci siamo sedute e dopo aver salutato il pubblico, loro hanno iniziato la presentazione mostrando delle slide, chiedendomi ogni tanto di intervenire. Mi ero fatta un pizzino con i punti salienti delle cose da dire che in realtà non mi è servito, anche se sapevo che c’era e mi ha aiutata come se fosse un paracadute.
Al primo dei miei due interventi mi sono collegata al titolo della sessione dove è stata inserita la parola transessuale. Quando ho letto la bozza avevo deciso di lasciarla perché sarebbe stata utile per chiarire alcune cose. Non immaginavo che il relatore che ci ha precedute avrebbe parlato proprio dell’importanza delle parole. Mi sono subito collegata come se fosse un proseguimento del discorso (anche se lui era già andato via per altri impegni, peccato).
Ho spiegato che quella parola è stata utilizzata negli anni settanta in ambito medico e per indicare le prostitute brasiliane, quindi ha assunto un tono negativo. Quando la si usa si pensa subito a loro mentre le persone transgender e non binarie di oggi utilizzano la parola transgender. Infatti non si cambia di sesso (la biologia e il DNA rimangono quelli anche se fai qualche operazione), ma di genere che è anche un termine per definire meglio le persone non binarie e di genere non conforme, che comunque travalicano la dicotomia dei due generi uomo e donna.
Per l’ultima parte, relativa al discorso del medico che ho dovuto sostituire per il finale, è andata anche meglio del previsto. E’ la prima volta che vedo un centinaio di persone sedute che mi guardano. Quando faccio teatro la platea è al buio, sai che ci sono, ma non le vedi. La cosa non mi ha disturbato affatto anzi mi ha dato un’ulteriore carica nel raccontare. Quando ho terminato c’è stato un applauso molto sentito.
Nelle varie pause caffè e pasticcini ho girato per la grande sala elargendo sorrisi e parlando con alcune persone. Una signora ha detto che il giorno prima era andata sul sito dell’associazione per documentarsi, un’altra ha raccontato di due anni fa quando il direttore generale ha fatto coming-out. Ho ricevuto varie testimonianze che il mio intervento è piaciuto, che è la cosa che mi interessava: suscitare delle emozioni così che ricordino parte di quello che ho detto. Qualcuno ogni tanto di dava un’occhiata, ma nessun segno visibile di curiosità, problemi o transfobia.
Dopo di noi ci sono stati vari interventi e alcuni di essi mi hanno dato spunti di riflessione e alla fine ho riempito dodici pagine, di un bellissimo notebook che era distribuito all’evento…..nero e fucsia sui bordi con penna abbinata. Sto scoprendo che adoro scrivere su carta appunti e note durante riunioni ed eventi. E’ meno pratico di un tablet o computer per riportarli in digitale, ma riguardarli mentre li digiti mi aiuta a riordinare le idee e gli appunti stessi.
Massimo C “Grazie a te per l’importante contributo che hai portato al dibattito
”
Romana “Brava, divulga che di sti tempi…..
“
Evita “Più che vedere, la gente ha bisogno di capire…
“
Fede “Che professionalità. Ci stai proprio bene sul palco….
”
Giuliana “Molto presto Primo Ministro
”
Stefania “Lanciatossima e bravissima!!
”
Marzia “È parte del tuo percorso, bravissima Bianca
”
Terminato l’evento ho mangiato qualcosa senza esagerare (tutto molto buono), salutato con abbracci vari e sono andata in stazione di corsa. In realtà la strada l’ho fatta a “passo veloce” perché avevo i tacchi. Ho preso il treno giusto un minuto prima della partenza, altrimenti avrei dovuto attendere un’ora!
Una volta arrivata a casa mi sono cambiata e sono andata a lezione di Danza Modern (Link ad esempi). Proprio oggi mi avevano chiesto dove trovo le energie per le mie attività.
Oggi è stata una giornata speciale che mi ha caricata e ho ancora un po’ di energia per fare una delle cose che adoro: danzare.
Questa sera eravamo solo in tre, due ragazze avevano impegni e sembra che comunque hanno confermato perché se non eravamo almeno in cinque iscritte al corso, non si sarebbe fatto. Abbiamo pagato per due mesi, solo 10€ a lezione, così fino a Natale sono a posto con le spese.
Prima della lezione, mentre aspettavamo che quella precedente con le ragazzine terminasse, ho accennato che arrivavo da Milano e quando mi hanno chiesto cosa ho fatto, in pratica ho fatto un breve coming out. Non ho detto “sono una donna trans”, ma che faccio parte di una Associazione Transgender ed ero stata inviata ad un evento importante a parlare. Ho imparato nei mesi scorsi che non serve spiegare troppo ogni volta, se poi lo chiedono rispondo alle domande.
Sono mesi che non mi illudo più di essere indistinguibile da una donna cisgender, forse tranne quando sono al centro commerciale. Ho capito che si nota qualcosa dalla mia fisicità, specie quando sono in leggins e top sportivo. Nessuna ha avuto la minima reazione e fatto domande, come per dire: siamo qui per ballare e non importa. Ovviamente l’insegnante è un ragazzo gay bravissimo nella danza, molto ironico e simpatico, quindi abbiamo quasi tutte le figure GBT, ci manca la eLle e magari qualcuna ci sorprenderà!
La lezione è finita troppo in fretta. Dopo aver fatto gli esercizi di stiramento muscolare e di riscaldamento, abbiamo avuto meno di mezz’ora per muovere alcuni passi di danza. Passi molto semplici, specie per capire se sentiamo il ritmo della musica e lo seguiamo, passetti che ci hanno dato molta soddisfazione perché siamo riuscite a farli benino e in sincrono con l’insegnante.
La sala ha specchi giganti su tutte le pareti, quindi è impossibile non guardarsi. Lo scopo è osservare l’insegnante da qualsiasi posizione, anche se in alcuni momenti in realtà guardavo la mia immagine riflessa e paragonavo la fisicità maschile del maestro con la mia, e a quelle delle altre ragazze. Non sembro un uomo che balla ed è importante. Non si vede nemmeno che ho 58 anni. La cosa che mi ha colpita notevolmente è stato il viso radioso al femminile, che ho avuto per tutto il tempo. Non c’era assolutamente traccia delle mie ricadute al maschile quando faccio attività fisiche intense. Molto spesso mi vedo con la mascella rigida.
Una delle ragazze ha detto che nell’ora trascorsa le si è svuotata completamente la testa dei pensieri e che c’era solo l’attività è la danza: Anche a me accade lo stesso quando ballo e mi sento molto più viva del solito.
Oggi è stata una giornata intensa e bellissima.
Ho notato nelle foto che non ho sempre lo stesso volto, almeno lo vedo io? Mi sembra di cambiare aspetto adeguandomi a quello che faccio.
Domani donerò il sangue e riposerò tutto il giorno. Ogni volta sento l’affaticamento fisico e in parte mentale con un cerchio alla testa. Per correggere questo articolo ci ho impiegato tutto il giorno tra le pause sul letto, altrimenti mi tiro davvero matta. Donare il sangue mi fa bene allo spirito e al fisico che deve riprendersi e sembra che sia una cosa buona.