In linea di massima è andato tutto bene anche se ci sono stati piccoli intoppi e problemi poco previsti. Il meteo ha retto tranne due giorni di pioggia intermittente e le app del meteo tutte impazzite, sembra che non sia possibile prevedere in quella zona. Mai visto tante previsioni divergenti tra le app, una dava sole, un’altra pioggia leggera, altre temporali per giorni! Capito questo si decidevano le attività al massimo un paio d’ore prima.
La tenda igloo vecchia di 25 anni.
L’ho usata poche volte e solo per dormirci al massimo tre notti e ha sempre fatto il suo dovere. Si monta e smonta in un attimo ed è piccolina da trasportare nella sua borsa. L’ho montata in garage e lasciata aperta una settimana e sembrava tutto a posto. Con tutte le spese di quest’anno volevo evitare di spendere 130€ per una tenda più grande, non sapendo neppure se la mia schiena con la lombo-sciatalgia avrebbe sopportato il dormire su un materassino con l’umido. Non avevo previsto che la copertura anti-pioggia (sembrava amianto argentato) sarebbe saltata via entrando e uscendo spesso dall’ingresso.
Appena arrivate piove e attendiamo che smetta. Scelgo un punto abbastanza vicino al bagno dato che la mia pillola anti androgena è un diuretico e almeno una volta a notte devo andare in bagno. La mia si monta in due minuti e Barbara insiste a chiedere se ci sto dentro fisicamente. Se lo chiederanno in molti durante il mio soggiorno.
Avendo la base quadrata ci stanno le cose nei lati e il materassino al centro (comprato della misura giusta al centimetro), spero di riuscire a dormire e non soffrire di claustrofobia.
Con il materassino ho delle difficoltà perché non riesco a gonfiarlo con la pompa a pedale. Dopo numerosi tentativi mi prestano una pompa elettrica e giocando con gli adattatori riesco a gonfiarla, meno male.
Metto tutto dentro la tenda e misteriosamente ci sta tutto. La vacanza è iniziata.
In serata è venuta una pioggia esagerata, ma la tenda ha retto…
Poi c’è stata la discoteca nel tendone generale, ma fisicamente non riuscivo a tenere gli occhi aperti (abbiamo guidato tutta notte), e sono andata a dormire. La tenda ha resistito alle intemperie anche se l’umidità era ovunque.
Ho dormito come un sasso per due ore, dopo mi sono svegliata con un senso di essere fuori posto. La musica mi dava fastidio, la tenda claustrofobica, troppo stanca per riuscire a dormire e una vocina dentro che mi diceva di mollare tutto e tornare a casa nella mia zona di conforto. Anni fa mi era già successo, ma mai il primo giorno di vacanza. Quello era il vecchio me e Bianca è diversa. Ho cercato di calmarmi, respirare, ho fatto un breve giretto per poi provare a dormire e mi sono addormentata di sasso. Non ho riposato davvero, ma almeno non ho avuto il mal di schiena.
Al mattino dopo ho tolto tutte le mie cose spostando la tenda e non so come mai, ma nel nuovo luogo alla notte mi sono sentita ”a casa” senza pensieri torbidi e dormendo bene. Nella nuova posizione più vicina ai bagni tenuti puliti e non puzzano (almeno dalla mia posizione) ho risolto i problemi di cambio abiti e piccolo make-up potendo fare piccoli viaggi di tre metri con le cose che mi servono in quel momento. Mi metto solo poco fondotinta waterproof per camuffare quel poco di alone di barba (che vedo solo io) e una riga di ombretto.
Due giorni dopo intorno alle sette del mattino mi sveglio con i piedi bagnati, fuori piove di brutto. Scopro che la copertura anti pioggia è saltata via (frantumata in piccoli pezzi) proprio all’ingresso. L’acqua entra dalla cerniera principale, ho un piccolo attacco di panico per la paura che si bagni tutto. Mi hanno detto che posso affittare una tenda se occorre, ma vorrei evitare la spesa.
Rimango per mezz’ora seduta, testa che tocca il soffitto basso e con un asciugamano cerco di tamponare il rigagnolo d’acqua. Intanto cerco di capire come uscirne e mi viene in mente che ho portato con me un k-way! Osservo da dove arriva l’infiltrazione, apro la tenda e posiziono il k-way aperto sopra la tenda, legando le braccia per non farlo volare via. Torno dentro tutta fradicia, un po’ d’acqua è entrata in quei pochi istanti, ma vedo che la pezza sta funzionando!
Più tardi, una volta smesso di piovere, mi faccio prestare la base di una tenda vecchia che userò come copertura all’ingresso. La vacanza è salva con un piccolo rattoppo.
In spiaggia con il bikini.
Ho comprato due bikini da Decathlon (costavano molto poco in confronto a quelli venduti dai negozi di intimo), uno classico e uno con la fascia sopra. Provato il primo in piscina un mese fa dove nessuno mi ha degnata di più di uno sguardo, ero fiduciosa di metterlo in spiaggia. Ho portato anche un costume intero con gonnellina, che per fortuna non è servito.
E’ una sorta di simbolo, di punto di arrivo per la transizione: essere presentabile quasi nuda, non mostrare un corpo massiccio e muscoloso. Il “pacco si vedeva”? Pochissimo perché ho preso un modello a mutandina, poco sgambato, con un disegno colorato che camuffava benissimo riducendo occhiate indiscrete e il mio disagio a riguardo mostrare il rigonfiamento, per quanto piccolo.
Il primo pomeriggio andiamo in spiaggia, che dista circa 400 metri dal campeggio. Indosso il tutto, prendo il borsone con dentro asciugamano, crema solare e varie e mi incammino con la mia amica. Attiro qualche sguardo all’ingresso del campeggio, ma non di orrore e disgusto. Più tardi la mia amica mi dirà che hanno fatto storie in passato nel presentarsi in quella zona (dove c’è bar e mini market), così nei giorni seguenti indosserò un prendisole, altro abito simbolo della femminilità.
Arrivate in spiaggia, poso il borsone, stendo l’asciugamano e mi godo la mia prima volta in spiaggia “al femminile” senza attirare sguardi particolari. Faccio anche il mio primo bagno in mare godendomi l’acqua pulita (anche se non cristallina), la sensazione di essere me stessa e il divertirmi a fare piccoli giochi con l’acqua come attendere le onde. Nei giorni seguenti farò il bagno anche con dei ragazzini divertendomi con loro. Insomma anche io una bimba felice al mare. (non ho fatto il castello di sabbia però!).
Ho avuto la tentazione di toglierlo per prendere il sole integrale come facevano alcune donne molto disinvolte e quando l’ho fatto una volta mi sono sentita a disagio. Cosa buffa dato che per quarant’anni sono stata a torso nudo al maschile. Usando a giorni alterni quello con i lacci e con la fascia non ho avuto le righe da abbronzatura sulle spalline, ma “solo” nella parte del seno. Anche questo è una specie di simbolo sul mio essere donna “come le altre”.
Ogni donna che ha scoperto la mia età anagrafica è rimasta sorpresa dal mio aspetto che è molto più giovane, la “pelle tonica”. Tutte mi davano un età intorno ai 45 anni, al massimo. Soprattutto vedendomi in costume da bagno.
Rivedendomi nelle fotografie sono davvero molto simile alle altre donne biologiche, solo molto alta. Ho anche provato il piacere di starmene al sole facendo la lucertola, anche se non per lunghi periodi per evitare scottature rovina vacanza. Al maschile non mi è mai piaciuto rimanere al sole.
Ho fatto anche delle lunghe camminate lungo la spiaggia libera, spesso con zone deserte e piccole dune. Mi sono davvero goduta questa libertà di essere me stessa, guardare il mare, ascoltare il suono delle onde.
Altre donne transgender.
Ero la prima e unica persona trans che è mai stata in quel campeggio. Nei primi giorni ho parlato della mia transizione solo con M. che mi ha detto che ha un’amica trans che si è operata vent’anni fa e ha scritto un libro.
Tra gli argomenti e le domande che mi ha fatto (sono la sua seconda persona trans che ha conosciuto e il raffronto è d’obbligo) ha cercato di capire come “sopportiamo di prendere roba chimica per modificare il nostro corpo“. Lei è vegana, no-vax e con le sue convinzioni le sembra pazzesco quello che facciamo al nostro corpo. Ho cercato di spiegarle della disforia di genere e che il non cambiare (almeno di provarci) è il motivo di una sofferenza interiore. La maggior parte dei farmaci che prendiamo sono basati su materiali naturali e non chimici (almeno così sembra dalle istruzioni).
Abbiamo affrontato anche il tema dell’accettazione in paese, dove io non ho avuto problemi anche perché vesto in maniera sobria e da donna normale, mentre la sua amica veste “in modo appariscente” e quindi suscita reazioni nel vicinato. Una persona dovrebbe potersi vestire come vuole, ma ho imparato che è meglio indossare i vestiti per l’occasione e sfoggiarsi solo in eventi, feste, ricevimenti dove in quel caso è un vanto.
Cantare.
Dopo la logopedia e il cambio voce, ho scoperto che se mi impegno posso essere intonata. Qui ho potuto sperimentare la voce cantando in coro durante le jam session sul salotto aperto e in spiaggia. In coro con altre donne non porto una tonalità discordante, da sola qualche intoppo ogni tanto c’è, ma sono sulla buona strada. Ho provato anche l’intonazione dei vari ‘ohm’ per la meditazione e riesco a tenere un tono alto e vibrante per lungo tempo.
Parlando della nuova voce con la cuoca, lei mi ha detto che ha un amica che pratica un insegnamento vocale differente dalle tecniche classiche dove insegnano a spingere fuori il suono. E’ una sorta di metodo di improvvisazione cantata e generazione del suono variabile senza usare un tema musicale pre-composto. La cosa mi ha incuriosito non poco, lo studio e l’evoluzione della mia voce è stato il primo aspetto che ho considerato da sistemare nella transizione.
Purtroppo insegna in altre città, ma fa delle sessioni online anche se sono poco convinta che tramite la rete tragga il beneficio che spero. Ho scoperto altri siti/scuole che trattano l’argomento e al ritorno a casa vedrò di approfondire.
Corso voce lirica
Luciana del Col
Metodo funzionale della voce Lichtenmberg
http://www.ilcantodellavoce.com/2018/il-corso/programma-del-corso/
http://www.suonoo.it/2019/01/04/metodo-funzionale-della-voce/
Gita al mercato.
II meteo non promette nulla di buono e nel paese accanto c’è il mercato, in particolare con le bancarelle che vendono abiti e scarpe usati. Come resistere alla tentazione?
Con la mia amica andiamo in auto parcheggiando molto vicine all’ingresso e dopo un primo giro troviamo la zona degli abiti. Qui incontriamo le altre donne del campeggio partite prima e con mezzi di trasporto diversi. La disorganizzazione delle persone nel campeggio è stata una delle cose più caratteristiche.
Iniziamo a rovistare nelle montagne di abiti e trovo alcune cose carine, il prezzo le rende troppo interessanti: 3€ al pezzo! Il primo abito entro, ma ho difficoltà ad uscirne. Gli altri mi vanno bene, su consigli della altre donne che dicono che sto bene “con abiti molto colorati” e “il bianco di risalta”, mentre abiti con toni neutri e uniformi dicono che “mi spengono”. Compro due prendisole che mi saranno utilissimi.
Procediamo nel mercato e vedo un abito rosso lungo su un manichino che attira la nostra attenzione. Il venditore incalza la mia amica per venderglielo, ma l’abito interessa a me, lo provo e mi sta benissimo. Mi fa un piccolo sconto e lo pago 20€, meno che dai negozi cinesi dalle parti di casa. Lo userò qualche sera dopo per ballare in campeggio. Il giorno dopo lo laverò e impiegherà giorni ad asciugarsi!
Gita a Vieste.
Dopo un pranzo a base di pesce nel paese vicino, solo in quattro donne, andiamo a Viste, che dista pochi chilometri, per fare acquisti in un negozio specializzato in abiti e accessori di stile indiano. Dicono che ha prezzi buoni, fa anche lo sconto ai campeggiatori, e che qualcosa si trova sempre.
E’ la prima volta che faccio shopping di gruppo con donne totalmente diverse tra loro per età, spirito, gusto nel vestire.
E’ stato divertente, ognuna sceglieva e chiedeva l’opinione delle altre per poi decidere. Io ho trovato un copri spalle da sera leggerissimo e che ci sta in borsetta ed anche una borsetta pieghevole con due sacchetti in stoffa che la contenevano. In un altro negozio in centro, specializzato in cose degli Indiani d’america, ho comprato una collana+bracciale e un ferma capelli.
Mentre aspettavo che una delle amiche comprasse delle bottigliette d’acqua mi sento chiamare da una voce maschile. Impiego qualche istante per capire che chiama me…”Bianca”, mi giro e mi trovo davanti una coppia che abitava nel mio palazzo fino a pochi mesi fa! Coincidenza pazzesca.
Gioco di ruolo
Ci è stata data una scheda personaggio per avere un’idea di chi siamo e inventare il resto. Siccome era stato definito come “ruolo da vivo” avevo creduto che ci fosse una sorta di movimento e interpretazione nello spazio del tendone, invece siamo state sedute tutto il tempo. Ognuna è arrivata con un abbigliamento specifico, un bastone da shamana e un oggetto. La storia era di sette donne shamane residenti in varie parti del mondo che hanno dimenticato il nome della propria dea e quindi perso il potere. Io ero la dea, ma loro non lo sapevano e fungevo da assistente alla narratrice che ha gestito la serata. La narratrice ha scelto me in quanto la dea primigena accoglie entrambi i generi.
Quando è arrivato il mio turno (pensando che appunto ci fosse movimento e azione), ho tolto il vestito, preso un bastone che avevo nascosto e ho intonato un canto antico (testo vero, musica non si sa) e poi ho detto alcune frasi del tipo “io sono la prima e ultima…”.
La mia parte consisteva nell’ascoltare i racconti e decidere a chi restituire il potere.
Serata interessante e le storie uscite sono state davvero peculiari.
Il giorno dopo abbiamo fatto delle fotografie aggiuntive che si sono rivelate molto buffe, nella mia sembro una fattucchiera della televisione…”la dea è in linea, pronto?”.
Roberta “Ma che centralinista divina!!!
”