Continua la serie nera e mi fa capire che questo è proprio un mese di M… nonostante io cerchi sempre di vedere il lato positivo delle cose, ma sembra che si cerchi di affossarmi.
Ieri mi ha chiamata la mia più cara amica, Simona che abita a Siena. Ci conosciamo da venticinque anni e quasi tutti gli anni andavo almeno una volta l’anno a trovare lei e famiglia. Sa che ora sono una donna, ma da tre anni non ci siamo potuti vedere per vari motivi. Mi ha fatto la sorpresa con la telefonata? Purtroppo è stata una brutta sorpresa in quanto è morto suo papà. E’ spirato tranquillo come ha vissuto, di fronte a loro. Un attimo respirava e un attimo dopo ha smesso per sempre. Il signor Tullio, come lo chiamavo io, è sempre stato una testa dura, ma con cui ci si poteva discorrere. Gentile e accogliente. Un uomo di altri tempi. Ieri nella mia camminata dopo pranzo pensandoci ho pianto e anche adesso mentre scrivo mi sono venute le lacrime e qualcosa dentro. La nuova me stessa non si tiene più dentro nulla.
Ho pensato anche ai miei genitori, che sono vivi, ma che non posso vedere perché mio papà non ha accettato la mia scelta di transizione. La cosa che mi fa stare male è che impedisce a mia mamma di vedermi e non so più cosa inventarmi per riuscire a vederla ogni tanto a sua insaputa. Una tenue speranza è che cambiando i documenti e vedendo che pure lo stato ha approvato, magari allenti la sua decisione e mi permetta di vedere mia mamma quando lo desideri. Se poi continuerà della sua idea di non approvarmi e non vedermi andrà bene lo stesso, mi farà male dentro, ma potrò sopportarlo.
La nuova auto usata è arrivata? No, per problemi informatici della finanziaria. Abbiamo dovuto firmare digitalmente il contratto tre volte (almeno da casa tramite codici arrivati con degli SMS). Finalmente il prestito delle rate è stato approvato e confido di averla la settimana prossima.
Non avendo un auto affidabile non ho fatto quasi nulla e questa inattività ha contribuito sul mio umore. Una specie di rassegnazione agli eventi. Cosa che non è nella nuova me stessa.
La mia voglia di fare, capire e risolvere mi ha portata a fare una serie di cose che in parte hanno fatto incazzare il mio avvocato, ma che non stava facendo lui.
Giusto per dare un’idea della tempistica della burocrazia e leggi italiane occorre un riassunto relativo alla mia pratica di richiesta cambio nome, genere e autorizzazione alle operazioni chirurgiche in Italia.
5 Giugno 2020 – Prima visita Psicoterapeuta per avere la diagnosi di “Disforia di genere” (Leggi)
23 Ottobre 2020 – Dallo psicoterapeuta ottengo il nulla osta per la terapia ormonale (Leggi)
27 gennaio 2021 – Prima visita psicologa Ospedale Niguarda (Leggi)
26 Novembre 2021 – Relazione psicologica ospedale Niguarda (Leggi)
21 Gennaio 2022 – Inizio pratica legale (Leggi)
31 Maggio 2022 – udienza in Tribunale (Leggi)
1 Luglio 2022 – Sentenza del tribunale (Leggi)
Fino qui, con i tempi indicati da varie linee guida, ci siamo. Tutto è andato nei tempi preventivati che sono comunque assurdi. Costo oltre 4000€ solo per la parte legale per avere i documenti necessari, il costo dell’avvocato e le tasse del Tribunale.
Dopo sapevo che ci sarebbero stati i tempi della burocrazia tra i vari uffici, enti e quant’altro. Avevamo stimato circa un mese per ognuno e speravo per fine Ottobre di riuscire ad avere i documenti nuovi.
Povera illusa, ero troppo ottimista nel mio pessimismo.
Cosa è successo? Dopo il primo Luglio nessuna informazione di come procedeva la pratica, nessun modo di sapere nulla di nulla. Ho atteso due settimane come suggerito dall’avvocato e ho iniziato a indagare su come conoscere le modalità per pagare la tassa di registrazione, condizione necessaria perché la sentenza divenga esecutiva. Se non paghi è stato tutto per finta.
Scopro che non c’è modo di sapere nulla su dove vedere la pratica, capire poi come pagarla etc.
L’avvocato alle mie richiesta dice solo che dobbiamo attendere.
Aspetto altri giorni e poi decido di passare all’azione. Nella mia vita delego le persone, do loro fiducia, ma se poi non fanno nulla mi muovo io. Chi fa da sé fa per tre, diceva il proverbio. Non posso rimanere nel limbo senza sapere nulla e attendere.
Scopro che da una sezione nascosta del sito dell’Agenzia delle Entrate ci sono tre uffici da scegliere, indicare il numero di pratica (che nemmeno l’avvocato sa quel dei tre numeri che abbiamo sia quello da inserire) e comunque esce sempre l’errore di “pratica non trovata”.
C’è modo di capire perché non hanno caricato la pratica in oltre venti giorni? Prendere un appuntamento risulta impossibile, riesco solo a prenotare una “videochiamata” che faranno loro dopo 20 giorni (8 Agosto). Scrivo alla loro mail ed anche usando un form per richieste di aiuto.
Dopo una settimana nessuna risposta. Riesco a convincere l’avvocato a scrivere lui una PEC, ma anche qui non otteniamo nessuna risposta.
Mando una richiesta tramite sito alla sede di Treviglio e mi telefona un impiegato molto gentile che mi ha dato della signora spiegandomi che solo la sede di Bergamo ha accesso a quei dati e pure loro hanno difficoltà a comunicare con i colleghi.
Dopo qualche giorno un impiegata chiama, incazzata, il mio avvocato dicendo che lei non ha ricevuto nessuna pratica, solo la mail che non fa testo. E’ piena di lavoro ed è l’unica in ufficio a disbrigare le pratiche e se continuo a mandare e-mail non può fare il suo lavoro. Ma rispondere alla prima e-mail non le risparmiava le mie tre e-mail totali da gestire? Spiega che le comunicazioni tra Tribunale e Agenzia delle Entrate sono ancora cartacee e consegnate di persona. Quando lei riceverà il cartaceo caricherà la pratica nel sistema e potrò pagarla. Ovviamente quando accadrà non ci sarà nessun avviso, dovremo noi di tanto in tanto entrare sul sito e cercarla (senza sapere il numero corretto dei tre da inserire).
L’avvocato mi chiama spiegandomi queste cose che mi fanno arrabbiare dentro ancora di più. Praticamente la richiesta è ancora dentro l’edificio del tribunale. Non sono bastati oltre venti giorni per consegnare da Bergamo a Bergamo un foglio. Non c’è modo di sapere quando sarà consegnata.
Rimango un’altra settimana in attesa di non so che cosa, provo un paio di volte a cercare la pratica sul sito, invano. Scopro che c’è una sezione del sito con tutti gli uffici, nomi degli impiegati, email e numeri di telefono. L’unico dato che possiedo è una e-mail del 1 luglio dal Tribunale all’agenzia delle entrate e c’è il nome dell’impiegata. La chiamo e le chiedo se si può sapere cosa è successo alla mia pratica.
Risponde che lato suo ha mandato la PEC e consegnato a chi di competenza la pratica e non ha modo di sapere dove sia né chi si incarica della consegna.
Avviso l’avvocato che mi chiama dicendomi che mi aveva detto di non procedere di testa mia e che dovevamo attendere. Stare senza capire le cose non è nella mia natura. Capisco che lui per lavoro deve avere a che fare con questi burocrati, ma io spero di non doverci più avere a che fare.
Mi dice che se tutti facessero come me, incasinerebbero ancora di più le cose e magari una pratica poi verrebbe tenuta ferma apposta. Secondo me sono stata fin troppo paziente, un mese e mezzo di attesa per produrre un foglio mai consegnato, mi sembra abbastanza. Se tutti si lamentassero gli impiegati non lavorerebbero le pratiche, ma vedo che comunque il sistema non funziona per nulla.
In passato, da giovane, mi dicevo che tanto non potevo farci nulla e dovevo sopportare. Sembrava che a nessuno importasse migliorare le cose e infatti sono solo peggiorate. La nuova me vuole migliorare le cose e per ora ho un obiettivo su cambiare queste pratiche legali assurdi e anche la gestione sanitaria. Sono solo una goccia nel vaso? Se mi impegno forse farò traboccare tutta l’acqua!
Ora mi sento impotente di fronte a questa idiozia di burocrazia. Secondo l’avvocato, la scelta governativa avere l cose un po’ digitali e un po’ fisiche aiuta a nascondere le inefficienze del sistema e degli impiegati. Se fosse tutto digitale, ci sarebbe la prova che hanno perso 40 giorni per inserire una scheda nel computer!
Prossimi passi? Il tribunale ad agosto chiuderà per ferie. Queste sono alcune battute dei miei amici a riguardo e dobbiamo solo riderci sopra…
Sergio “sarà partito in monopattino elettrico
”
Elena F “Esattamente. Anche dal drago dalle sette teste e dai 4 cavalieri dell'Apocalisse.
”
Barbara “Sarà stato risucchiato in un buco nero
”
Mario “Secondo me fino a dopo agosto il messo si è messo in ferie come tutti quelli che hanno a che fare con il tribunale
”
Caterina “Bianca, hanno sicuramente preso la metropolitana, non c'è altra spiegazione
”
Pietro “Ahahahahah, forse si sposta a cavallo di un'asino che fa i capricci. Hommm
”
L’avvocato si è proposto di scrivere a metà Agosto, ma tanto è tutto chiuso e se non hanno risposto prima figurati dopo. Non poteva muoversi prima? Gli ho detto che a questo punto non mi interessa più nulla, cambierò i miei piani di transizione (spiego dopo) e il 15 settembre verificherò se la pratica sarà caricata e poi una volta al mese, se vorrà farlo lui più spesso libero di perdere tempo. Comunque il saldo del suo onorario sarà a sentenza depositata.
Questo mi ha fatto capire che ipotizzare un mese per ogni ufficio non è stata una valutazione realistica. Inoltre il sapere che non si potrà parlare con tutti i personaggi coinvolti è deprimente. Cioè potrei parlare con l’ufficio X, ma se il fattorino Y non consegna le cose, non potrò rompere le scatole a nessuno. Quando ho spiegato cosa mi comportano questi ritardi (vedi sempre dopo) mi ha detto di non essere così pessimista e gli ho risposto che rompere le scatole a questi uffici mi serviva per avere dati su come funziona adesso la burocrazia e ora che ne ho a sufficienza la mia analisi di previsione è completa. Purtroppo non sbaglio mai una valutazione, è anche insita nel mio lavoro di programmazione che è di analizzare e realizzare in base ai problemi previsti (raramente sono saltati fuori imprevisti gravi).
Perché questa fretta? A parte il dover “fare finta” di essere Gerardo ogni volta che c’è un documento, quando ti chiama qualcuno chiedendo del signor Gerardo e mi prende male dentro, quando vai in comune per una cosa e appunta salta fuori il nome legale, vai a votare, vai in banca, ti iscrivi a un corso, etc. ti fanno sentire come se adesso io non fossi vera, è Gerardo la persona anagrafica e quindi quella reale…e quando puoi, allora spieghi del coming-out che diventa una cosa continua. Come il doversi giustificare ogni volta.
Il mio “piano” di transizione prevedeva una serie di passi dilazionati nel tempo, molto dilatati per via di tutti i documenti necessari, visite e quant’altro. Già un attesa di un anno sarebbe stata lunga, ma sono in ballo da due anni per avere i documenti rettificati e se mi andrà bene passeranno ancora sei mesi.
Ci sarà da attendere/combattere quando il Tribunale invierà richiesta al Comune di Nascita (Milano), che poi avviserà quello di residenza, che mi chiamerà per fare la carta di identità, che avviserà l’INPS, che avviserà la Regione Lombardia e riceverò Codice Fiscale e Tessera sanitaria. Dovrò litigare con l’INPS perché unisca le due identità in una sola, altrimenti non avrò la pensione. Poi ci sarà il notaio per la casa e mutuo, cambiare il conto corrente in banca, le carte di credito e bankomat, spostare le domiciliazioni bancarie avvisando le varie aziende fornitrici. Non sarà per nulla semplice. Arrivando “solo” all’avere la tessera sanitaria sono cinque passaggi e se ognuno impiega due mesi…passerà quasi un anno…nel migliore dei casi!
Dopo ? Una volta che avrò la tessera sanitaria potrò mettermi in lista di attesa per mastoplastica additiva (seno) e vaginoplastica (patata), anche qui non sarà semplice e neppure veloce. Ci sono tre chirurghi che operano tramite il SSN, fanno un’operazione al mese fermandosi in estate e quindi la lista di attesa è di circa due anni, salvo pandemie e altri casini. Per mettersi in lista ci vogliono circa due mesi per parlare con il chirurgo e la relativa pratica.
Se avessi i soldi andrei all’estero evitando tutto questo (le spese e tempi del tribunale ci sarebbero comunque…ma non dovresti attendere per procedere). Molte donne trans hanno prima cambiato sesso all’estero e poi cambiato i documenti…rimanendo un anno con i documenti che davvero sono di un’altra persona!
Da parte mia ho un limite temporale a fare una vaginoplastica, che è un operazione molto invasiva con circa cinque mesi di guarigione, e devo fare i conti con la mia età anagrafica che avanza. Il mio piano era di mettermi in lista d’attesa e nei due anni decidere se farla davvero, con i vari rischi del caso (in Italia una su tre operazioni non va benissimo, all’estero siamo circa una su dieci) e il dover fare per anni alcune cose come le dilatazioni per non far chiudere il canale vaginale (inserire un dildo ogni giorno per trenta minuti), fare pulizia e manutenzione (oltre al lavarsi si devono usare dei gel specifici) e prendere farmaci aggiuntivi (testosterone e altri che non vengono più prodotti dal corpo).
La domanda che mi ponevo era: “Mi servirà avere una vagina a 60 anni?
“. Già qui non saprei rispondere e la mia decisione è sempre intorno alla metà sì. La domanda adesso è cambiata “Mi servirà avere una vagina a 62 anni?
“, più vado in là con l’età e più saranno probabili infezioni, necrosi del tessuto e cedimento fisico generale con dolori vari. Il rischio vale la mia vita? Una mia amica CIS mi aveva detto “Meglio incompleta, ma viva
” e lei ha avuto due tumori al seno, quindi sa di cosa parla.
Se decido devo farlo entro un anno e trovando i soldi per andare all’estero (circa 17000€), ma dove prenderli? Ho appena comprato l’auto e non posso permettermi delle rate aggiuntive mensili. Sempre che mi diano un prestito per “farmi una patata”.
Nei prossimi mesi dovrò pensare bene a tutto questo per affrontarlo psicologicamente e fisicamente. Le domande che mi pongo sono davvero tante e al momento senza risposta.
Riuscirò a trovare un uomo che mi ami pur avendo un pisello non funzionante? La terapia ormonale abbassa il valore del testosterone, blocca la produzione di sperma, la libido si azzera e il pene diventa lungo la metà.
Che tipo di rapporto sessuale potrò avere? Anzi riuscirò a fare sesso? Sono vergine e me lo sentivo da anni che sarei morta vergine…
Riuscirò a trovare una donna che mi ami che sia lesbica, dato che il mio pisello non funziona, e che tipo di sesso potremo fare? Cioè che piacere potrei mai provare? Mi basterà solo il donare piacere?
Magari scoprirò che la mia condizione è la “asessualità” che sembra colpisca l’1% della popolazione mondiale. Il sesso è poi così importante? Ho trovato un articolo interessante sul sesso e persone transgender che vale una lettura (Apri l’ articolo).
Essere una donna con il pisello per ora non mi ha creato problemi di vita sociale, magari in futuro potrei averne in alcuni spogliatoi, piscina, SPA (ci andrò a settembre come regalo di compleanno).
Mi sentirò completa rimanendo incompleta?
So che la transizione non finirà mai seppure quando una donna trans sarà il più possibile simile a una donna biologica.
Troverò la voglia e l’energia per cercare di far cambiare le cose? Ce ne vuole davvero tanta oltre al tempo e anche un po’ di soldi da investire. Oppure tanto varrà godermi la mia nuova vita e ignorare tutti i problemi superati e che le altre “donne T” dovranno affrontare? Che poi è quello che fanno quasi tutte le persone transgender…una volta ricevuto l’aiuto iniziale e sanno cosa fare poi spariscono dalle associazioni.
Alcune risposte me le sto’ già dando da sola (e alcune non sono piacevoli da digerire), e tutto il peso psicologico relativo non sarà per nulla facile da metabolizzare. So che posso farcela, ho lo spirito della consapevolezza, l’anima di un angelo, l’energia di una guerriera. Tutto però mi ricorda che una transizione non è davvero una cosa facile e settimana prossima sarà l’anniversario dell’inizio…sono passati già tre anni e allora avevo grandi speranze e zero conoscenze a riguardo. Sapendo tutto lo avrei fatto lo stesso? Certo. Era anche l’unico modo di salvare la mia persona da un baratro di apparire come mi volevano gli altri che mi stava distruggendo. Bianca ce la puoi fare, davvero! Come dicono i giapponesi “gambatte kudasai”, che tradotto è più o meno “perfavore, fai del tuo meglio“.
Psicologa “A volte il miglior modo di combattere è aspettare senza fare nulla
“
Elena K “Letto quasi tutto a più riprese e penso che la burocrazia e chi l’ha organizzata, stabilita di volta in volta… e chi ha il compito di farla funzionare non manca solo di competenza, ma soprattutto manca di responsabilità nei confronti del prossimo. Quest’ultimo atteggiamento è la parte più aberrante dell’essere umano.
”
Ti stimo per le tue testimonianze personali e private che metti a disposizione del prossimo. Spero possano smuovere qualche coscienza.