Dopo che l’altro giorno si è squarciato un copertone dell’auto mentre viaggiavo, ho deciso che è ora di cambiare l’auto. Tra l’altro l’impianto GPL rifatto lo scorso anno non funziona più bene e viaggiare a benzina in questo periodo è troppo costoso. Il meccanico mi ha anche detto che in futuro avrà anche problemi con le sospensioni. Quando l’auto ha una certa età e le riparazioni sono troppe arrivi a un punto che decidi non spenderci più nulla. Nei giorni scorsi ho guardato in rete e ho scoperto che i prezzi sono più alti dell’importo che vorrei spendere per un auto usata che funzioni a GPL.
Stamattina mi sono decisa di andare da un concessionario che ho trovato in rete (autotorino.it) per vedere se le auto indicate nel loro sito esistono davvero. Causa pandemia, guerra in Ucraina, scarsità di alcune materie prime per produrre parti di auto a livello globale… in questo periodo comprare un auto nuova si può fare, ma la consegna è dopo molti mesi e sembra che anche trovare un usato sia un problema. Speravo di tirare fino al mese di Ottobre per intestare tutto a Bianca invece di Gerardo, ma l’auto mi serve da adesso e che sia affidabile.
Arrivata a Curno, entro in questa mega concessionaria che è strapiena di auto nuove, ovviamente tutte super lucide che vorresti acquistare. Chiedo per un usato GPL e uno dei venditori mi porta nel suo ufficio dove sul computer mi mostra i modelli del loro sito, allora esistono.
Le prime due costano almeno 3.000€ più di quello che ho in mente, ma la terza è una Kia Picanto (2017 per 110.000 chilometri), costo finale circa 10.000€. Mi porta nel salone a vedere una vettura nuova del 2022 che hanno in esposizione. La mia sarà simile anche se con meno accessori in dotazione, tra cui lo schermo tablet, anche se mi dice che la mia ha l’integrazione con il cellulare. Mi accomodo e il sedile è comodissimo, che è l’unica cosa che mi interessa per via dei miei problemi di lombo sciatalgia. Torniamo in ufficio e gli dico che la compro anche se l’unico ‘problema’ è che i documenti come Bianca arriveranno a ottobre (spero). Il venditore risponde che non c’è problema e continua a chiamarmi Bianca, anche se è incuriosito dal nome Gerardo che non riesce ad associarmi neppure quando vede la foto sulla carta di identità vecchia di quarant’anni.
In pochi minuti completiamo le pratiche con tanto di firma tramite chiamata telefonica con un bot per confermare l’identità. La mia nuova auto, ma usata, arriverà tra dieci giorni e se non mi piacerà per qualche motivo, in effetti ho visto le foto online, potrò comprarne un’altra. Le foto mostrando dei piccoli difetti che mi vanno bene. Inoltre il venditore mi ritirerà la mia vecchia Renault Clio per 500€ e mi fa pure uno sconto di 1000€… Non male anche se comunque saranno cinque anni di rate, ma abitando in un paesino in mezzo alla campagna bergamasca l’auto mi è indispensabile e soprattutto che sia un’auto sicura per quando vado in montagna.
Al termine mi dice “Bianca, sei molto istintiva
”. Non so quanto gli capiti una sconosciuta (e pure transgender) che entra e dieci minuti dopo ha già comprato l’auto! A parte l’obbligo della necessità, il prezzo della rata è nelle mie possibilità, il modello mi piace, il colore argento va bene (anche se il rosso di quella in esposizione era pazzesco), in giro non si trovano molte auto usate a prezzi ragionevoli…quindi perché tirare in lungo? La mia parte maschile c’è ancora, quella pragmatica che mi ha detto di procedere.
Nel pomeriggio vado in stazione per andare a Milano per incontrare la mia amica Maia per un servizio fotografico non da modella, ma che mostri la vera me stessa. Come detto non mi fido più a viaggi medio lunghi e con il treno spendo meno anche se impiego il triplo del tempo.
In treno c’è una coppia di giovani che vanno a un cosplay, vorrei scambiare due chiacchiere (sono una fan dei fumetti giapponesi e cartoni), ma c’è troppo rumore del treno e desisto.
Arrivata alla fermata “Tre Torri” dove c’è il quartiere chiamato CityLife scopro che Maia arriverà in ritardo, così vado nel bagno di un bar e poi mi accomodo all’esterno bevendo un’acqua tonica.
Arrivata in ritardo con il marito che lo salutiamo e rimaniamo un’ora sole, dove mi spiega il progetto che ha in mente. Io, insieme ad altre persone stiamo facendo da cavie per la messa a punto di un servizio fotografico che venderà.
Lo scopo è la naturalezza, il movimento e la spontaneità. Mi dice che mi vede controllata nel mio essere e nella persona che mi sono costruita. Vorrebbe vedermi meno ‘rigida’ del tipo di donna che sono. In effetti anche se i miei movimenti sono inconsci, sono frutto di anni di allenamento. Nota anche se se devo posare per una fotografia tiro indietro le anche e sposto il fianco, appunto per mostrare un’immagine di me più femminile con rotondità che non ho.
Oggi è la prova per capire se sono pronta per un futuro servizio fotografico di questo tipo che faremo più avanti. E’ un luogo ideale per fare foto. E’ una zona nuova con tre grattacieli spettacolari, ci sono tanti negozi e un parco.
Andiamo dove c’era una fontana, ora in secca per via del razionamento idrico e mi fa posare la borsetta per prenderla e posarla di nuovo. Lo faccio almeno cinque volte e poi lei scatta. Eseguire delle azioni fisiche mi aiuta a non mettermi in posa.
Camminiamo alcuni metri e mi fa salire e scendere da una scalinata, tante volte, e anche qui riesco a non essere controllata nel movimento perché concentrata a dove metto i piedi senza abbassare la testa.
Arriviamo alla base di uno dei grattacieli che alla base è fatto di vetro. Scopriamo che se prima dico qualcosa oppure scoppio a ridere, dopo sono spontanea e infatti lo scatto che lei preferisce è questo.
Maia “Questa immagine, lo sguardo, aggancia l’intenzione. Ciò significa che abbiamo lo scatto giusto per il tipo di servizio fotografico che realizzo.
”
Appurate queste modalità di rendermi meno costruita e più naturale, Maia decide che il servizio si potrà fare e mentre torniamo usa il cellulare per alcune foto al volo. Mi sento rilassata e non rimango in pose finte da modella.
Per una delle foto mi dice “sei una brava ragazza, non esserlo
“, allora alzo le gambe in una posa “svergognata” e provocatoria. Lei è una fotografa professionista e quindi tutti gli scatti sono stupendi!
Lei è una fotografa professionista e quindi tutti gli scatti sono stupendi!
Tornate alla metropolitana ci ricongiungiamo con il marito e parliamo tanto per poi andare a mangiare in una pizzeria dove servono tranci di spessore…che anni fa ho scoperto essere la “tipica pizza milanese”. Qui è da “Giuliano” buonissima! (Mappa Google).
Di strada vediamo fuori da un negozio un paio di ali luminose e non resistiamo a fare una fotografia leggermente in posa per fare combaciarle al mio corpo. Più tardi la posto sui social insieme a quella “svergognata”. La giro anche al mio conoscente che è un prete…
“La buona e la cattiva ragazza”
Barbara “La cattiva ovviamente è quella con le ali
”
Parliamo molto, tantissimo. Vengono fuori alcune osservazioni su di me. La mia voce cambia suono a seconda di quello che faccio, se sono stanca, tranquilla, affaticata. Ho sempre il mio tono, ma a volte si sente un affaticamento nel respiro.
L’altra cosa la dice il marito che mi ha frequentata a lungo solo due anni fa e nota un’importante differenza: ora sono tranquilla e rilassata, mentre prima ero rigida e sul chi vive, quasi guardinga. C’è da dire che mi ha conosciuta a pochi mesi dal coming-out, ed ero preoccupata dal make-up, la barba che cresceva sotto il fondotinta, indossavo parrucche pesanti, avevo seni imbottiti…insomma avevo paura di sembrare poco femminile e di cadere a pezzi. Adesso sono al naturale e ho fatto pace con la mia anima della parte maschile di cui ho tenuto solo il buono. Infine dopo la sentenza del Tribunale che ha certificato che sono una donna, qualcosa è cambiato lasciandomi libera dal passato.
Altra cosa è che mi sono liberata del giudizio sugli altri, cioè immaginare cosa pensano di me, di un argomento, senza effettivamente parlarne. Spesso questo provoca chiusure e fraintendimenti, specie nelle coppie dove “si immagina” di conoscere i pensieri del partner. In un certo senso è una sorta di transfobia riflessa dove cerco nell’altro eventuali segni di negatività nei miei confronti.
Maia “vediamo cosa riusciamo a tirare fuori nel tuo dopo. tutti i tuoi feedback sono ben accettati, grazie ancora.
”
Le foto con il cellulare sono più vere, forse mi ero davvero rilassata…e non pensavo più alla fotografa…in effetti se faccio azione e parlo sono me stessa. Belle tutte comunque! Grazie.”
Giornata notevole nonostante non era stata pianificata, sono tornata a casa verso mezzanotte (i treni ci sono anche se uno ogni ora) tranquilla dentro e fuori.