Oggi ho terminato prima di lavorare. Mi sono preparata e truccata, ma per l’abito? Non sapendo bene quale fosse quello adatto ho riempito la mia piccola borsa da pilates con due cambi, per fortuna gli abiti femminili occupano molto meno spazio!. Visto il caldo afoso all’ultimo momento ho deciso di indossare l’abito scollato che ho comprato l’altro giorno dai cinesi. Ho anche messo nella borsa la mia pochette per il make-up.
Dove dovevo andare? A Milano per fare una video intervista sul mondo dell’oncologia e delle persone transgender e non binarie. È un progetto che sta durando da qualche mese che seguo per la mia associazione ACET. Così se alcuni si chiedono cosa facciamo tra le tante attività di attivismo che si svolgono “dietro le quinte” e che non si vedono, ecco!. Grazie a una mia ex collega di lavoro, che si era trovata a dover gestire una richiesta dell’ AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica). La sua azienda dove lavora adesso, ELMA Academy, doveva creare ed erogare un questionario alle associazioni trans, in seguito sarebbero stato approntati vari materiali e presentati a settembre in un evento nazionale. Per nostra fortuna lei sapeva della mia tradizione, anche se non ci siamo ancora riviste dal vivo. Mi aveva contattata e insieme alla mia associazione ho aiutato a far compilare un po’ di questionari. Il progetto si è evoluto e mi hanno chiesto di raccontare alcune cose della transizione in una video intervista, soprattutto in ambito sanitario di conoscenza, prevenzione e cura.
Cosa centrano le persone transgender e l’associazione italiana di oncologia? Poi ci arrivo, ma in breve anche se sembra un tema slegato dalle terapie ormonali, psicologi e varie, è di grande interesse perché le persone T sono soggetti a rischio oncologico e la prevenzione è importante, ma non la si fa.
Scendo dal treno a Porta Venezia e quando sono fuori dalla stazione, guardando la mappa, mi rendo conto che era molto più vicina alla fermata seguente. Per fortuna sono solo 800 metri, che riesco a fare camminando all’ombra dei palazzi. Oggi ci sono 35°!. Arrivata all’indirizzo entro in portineria e mi indicano di andare alcune vetrine più in là, ci sono degli uffici dopo la farmacia. Arrivata lì mi dicono che io devo andare al primo piano.
Torno e prendo l’ascensore.
Una volta entrata mi dicono di aspettare su una poltrona, invece vado in bagno che ne ho bisogno, la pillola che prendo è un diuretico e mi fa fare tanta plin plin. C’è uno specchio e mi do anche una sistemata al make-up. Chiedo se devo cambiarmi e mi rispondono che va bene anche in versione easy come sono adesso.
Il titolare dell’agenzia mi saluta e mi accompagna nella stanza dove andremo a fare intervista, alla reception mi procurano una bottiglietta d’acqua che bevo quasi tutta per idratare la voce, parlerò parecchio infatti.
All’interno ci sono due faretti, cavalletti, videocamere e due tecnici. Al centro della stanza c’è la poltroncina dove starò io. L’intervista è durata un’ora anche se poi saranno estratte delle piccole parti per farla durare cinque minuti circa.
Mattia “Ormai so bene quanto prezioso possa essere, pur in cinque minuti, ogni tuo contributo
”
L’intervista è stata un dialogo con una persona non inquadrata che mi pone domande e riflessioni a cui rispondo. Abbiamo spaziato numerosi argomenti passando da alcune cose relative mia tradizione, I problemi che ci sono stati al principio, al mondo del lavoro e infine arrivando il nocciolo dell’intervista: le persone transgender fanno prevenzione dei tumori?
La risposta è no per svariati motivi. Di solito nessuno ha detto loro nulla a riguardo e soprattutto i medici che gli prescrivono ormoni e testosterone. Molte altre persone T non vogliono andare in ospedale per non incorrere nel misgender, cioè quella cosa che capita quando una volta che hanno scoperto dei documenti il tuo sesso di nascita, ti parlano con i pronomi relativi e per il tuo aspetto attuale e per come vuoi sentirti trattat*. Questa cosa dà molto fastidio e accentua la disforia di genere, tipo stilettata dentro il cuore, per cui se capita una volta, poi non vanno più in ospedale e neppure da determinati medici.
Infine i medici di medicina generale (medico di famiglia) non hanno la minima idea di cosa si deve fare per affrontare una transizione di genere e neppure dove potersi rivolgere. La persona trans può scoprire come e dove solo per conoscenze oppure contattando alcune associazioni che spesso forniscono servizi che in un certo senso li trattano come clienti, fornendo un servizio “chiavi in mano” tutto compreso e spesso a pagamento.
Racconto poi una serie di aneddoti in ambito ospedaliero e dei problemi che ci sono riguardo alla prenotazione di visite ed esami, che sono bloccate sul codice fiscale. L’Italia è l’unico paese al mondo dove esiste un codice fiscale detto “parlante“, non è composto solo da numeri, ma è composto da lettere e numeri che indicano parte del nome, il cognome, data di nascita, luogo di nascita, sesso. Prima della rettifica dei documenti, ad esempio, io posso prenotare una visita dall’urologo per controllare la prostata, ma dopo la rettifica dei documenti, avendo il codice fiscale femminile, non potrò più farlo! In compenso potrò andare dalla ginecologa pur avendo ancora un pene in mezzo alle gambe.
C’è il problema dei ricoveri ospedalieri, dove anche qui in base al codice fiscale, si finisce nel reparto dei maschi o quello delle femmine. Molte persone transgender piuttosto che essere ricoverat* in un reparto che reputano “sbagliato“, preferiscono rischiare la vita e la salute, non andandoci proprio.
Molti uomini trans non vanno più dalla ginecologa, perché spesso vengono trattati “come donne con la barba“.
Riassumendo, secondo me, dovrebbe essere il medico di medicina generale che dovrebbe instradare la persona trans dai relativi specialisti, spiegando meglio alcune cose che riguardano anche la prevenzione.
Il personale sanitario dovrebbe avere un minimo di conoscenza e di comprensione trattando correttamente le persone T e non binarie e per queste ultime chiedendo quali pronomi usare.
Se poi ci fossero anche degli specialisti formati in numerose zone d’Italia sarebbe il top, in quanto la persona trans non deve farsi centinaia di chilometri per raggiungere il centro più vicino, come capita adesso.
Non chiediamo una rivoluzione della sanità, ma che abbiano comprensione e umanità nei confronti delle persone transgender e che si risolvano alcuni problemi relativi al codice fiscale e il sesso tra quello biologico e quello di genere, con conseguente ricovero nei reparti in base al genere oppure al tipo di operazione da fare, insomma una cosa similare alla “medicina di genere”.
Altra cosa per le donne transgender è la prostata e i relativi controlli in età avanzata. Anche dopo aver fatto la vaginoplastica, una parte della prostata viene lasciata, altrimenti si muore. La domanda è le donne trans lo sanno? Gli viene detto? Dopo una certa età anche la prostata è a rischio tumore e andrebbero fatti i controlli di prevenzione, ma moltissime donne T che ho conosciuto non lo sanno.
Altro tema che è saltato fuori a cui non ho mai pensato è che se ci sarà un problema tra persone transgender con la vecchiaia? Fino ad ora le persone T sopra i settant’anni erano relativamente poche, ma ora siamo davvero tante di più. Secondo uno studio del ministero della salute, che sarà pubblicato a settembre, siamo quasi un milione e tra dieci o vent’anni ci saranno migliaia di persone trans pensionate e con possibili problemi sanitari in aggiunta a quelli della propria età. Un esempio per le donne T sarà di avere l’osteoporosi, ma non viene detto loro dai medici e forse anche perché non prescrivono mai gli integratori, ma solo farmaci. Prendere dosi di vitamina D aiuta parecchio se non abiti nel sud del paese dove c’è tanto sole. Poi è meglio fare la MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata) almeno una volta all’anno.
Quella che doveva essere una breve intervista con aneddoti di mala sanità ha scoperchiato un mondo di argomenti.
In realtà il nostro dialogo era così interessante e la curiosità del titolare notevole, che siamo andati avanti a parlare per altri venti minuti mentre il tecnico ha comunque registrato tutto.
Appena terminate le riprese chiedo al tecnico che ha usato una macchina fotografica digitale se oltre al video mi ha fatto anche delle fotografie. Alla risposta “No” gli ho chiesto di farmi qualche scatto per il blog.
Mi faranno avere il video per approvazione ed estrapolando anche qualche fotogramma per la mia vanità.
Ringrazio e saluto tutti mi dirigo alla fermata del treno, che fortunatamente è in ritardo di dieci minuti, così non devo aspettare mezz’ora nella stazione calda e afosa. Mi guardo le fotografie che mi hanno scattato e con enorme sorpresa vedo una donna bellissima ed estremamente femminile.
“Grazie, è stato bello (ma ero così figa?)
“
Massimo “Stragnocca , è stato davvero un piacere un abbraccio
”
Quando in passato sentivo nelle interviste alle modelle, che dicevano di non sentirsi poi così meravigliose, mi sembrava molto strano. Vedevo la cosa dal punto di vista maschile. Ora che ho raggiunto risultati fisici notevoli, sono nella stessa situazione, ogni tanto non mi rendo conto di quanto sono femminile e soprattutto quanto sia fotogenica se sono a mio agio.
Giuliana “Grande e che bel vestito!
”