Overload, sovraccarico. In questi ultimi giorni ho avuto un sovraccarico di cose belle, esperienze nuove, conoscenza di tante persone meravigliose e soprattutto emozioni.
Come può una cosa bella essere pagata donata alla parola sovraccarico che indica qualcosa di negativo che andato troppo oltre?
Il problema, se così si può definire, è che non riesco ad avere il tempo necessario tra due attività a smaltire il carico emotivo e in parte anche la stanchezza fisica accumulata, poi c’è anche il caldo estivo che ci mette del suo.
Nel giro di dieci giorni ho fatto lo spettacolo teatrale di fine corso, due giorni al lago d’Iseo per partecipare allo psicodramma, mercoledì lavoro in presenza, giovedì sono andata ad assistere al debutto con pubblico la mia amica Barbara, sabato mattina incontro al bar in centro con le signore del paese, sabato sera ho partecipato a un evento del Milano Pride e domenica lezione di DYP.
Oltre a tutte queste attività ne sto organizzando alcune che si svolgeranno a settimana prossima come ad esempio il Milano Pride dove condurrò un talkshow.
Quello che devo imparare a gestire è il sovraccarico emotivo. Dopo anni di chiusura emotiva verso il mondo, ora sono sempre più aperta e il mondo risponde. Inoltre per anni mi è mancato proprio il contatto fisico che ora invece sto ricevendo e dando abbracci molto calorosi. Vedo negli occhi delle persone nuove che conosco una forma di affetto e di solidarietà nel salutarmi.
Sono tutte cose nuove per me che mi prendono davvero dentro il cuore.
La mia empatia che adesso è esagerata mi fa entrare nella vita delle altre persone quando raccontano qualcosa di loro. All’evento del pride sabato sera, una delle mie nuove conoscenze mi ha detto che dovrò trovare una mia forma di assestamento di gestione dell’empatia, che arriverà senz’altro con il tempo.
Giovedì è stata una giornata lavorativa troppo impegnativa e sono arrivata sera con un gran mal di testa. La mia amica Barbara debuttava sul palcoscenico di un bar con uno spettacolo di improvvisazione teatrale con un metodo per cui era la sua prima volta. Aveva provato invitare delle persone, ma sembra che nessuno poteva. Ero stanca, con un gran mal di testa, ma deciso di andare lo stesso per cercare anche di staccare la spina e rilassarmi. Il giorno dopo sapevo che avrei pagato fisicamente il fatto di guidare la sera e tornare tardi.
Mentre andavo in auto Barbara mi ha scritto chiedendomi se ero sicura perché forse sarei stata l’unica spettatrice!. In questi giorni a Milano ci sono tanti eventi e concerti e la gente si divide un po’, anche se poi i bar all’esterno sono pieni di gente col bicchiere in mano.
Per fortuna eravamo in sei come spettatori. Ci hanno fatto scrivere su dei foglietti delle parole brevi, che poi hanno trascritto sul foglio più grande e quattro improvvisatori, tra cui Barbara, sono saliti sul palco e hanno fatto uno spettacolo di cinquanta minuti, inventando delle scene basate sulle parole indicate. È stato veramente divertente e ho visto finalmente Barbara “al lavoro” in questa specialità artistica. Lei fa parte di Teatribù.
Per Barbara ha significato molto che al suo debutto artistico c’ero io. Per un’amica questo ed altro, solo che ho aggiunto un altro carico emotivo stupendo.
L’evento del Milano Pride l’ho già raccontato mentre qui parlando di emozioni, al termine del dibattito quando molte persone stavano già andando via, mi si è avvicinata questa persona molto timida chiedendomi una cosa sulla transizione.
In quel momento ero con il portafoglio che stavo pagando al bar, ho detto di aspettare un attimo ho messo via tutto e ci siamo accomodat* a un tavolo. Ho dedicato un po’ di tempo rispondendo alle sue domande, prendendo nota dei suoi dati e le ho inviato in seguito delle informazioni per il percorso legale e quello di cambio nome. E’ una persona non-binaria. Mentre parlavamo siamo stati interrotti parecchie volte da un numero di persone che stavano andando via, ma ci tenevano a salutarmi e ringraziarmi per l’intervento. Alcune con dei calorosi abbracci e con un ragazzo, che se ho ben capito era uno degli organizzatori, mi ha preso la mano nelle sue enormi, si è avvicinato e ha cercato di dirmi quanto aveva apprezzato fatto che fossi lì quella sera col mio racconto. Si è scusato che era molto grezzo, ma gli ho risposto che i suoi occhi dicevano tutt’altro e che prima di andar via mi ha dato un bacio sulla guancia, inatteso.
Ho terminato di raccontare alla persona non binaria una serie di aneddoti correlate con informazioni e poi ci siamo alzati. Gli ho chiesto se potevo abbracciarl*. Un abbraccio che è durato molto e soprattutto da parte sua che non si voleva staccare. Si è mess anche a piangere facendomi commuovere. Penso che il fatto che una persona abbia riconosciuto per come è veramente, senza filtri e senza giudizio, gli ha aperto il cuore. Poi cercava di asciugarsi le lacrime cercando di riprendere il contegno, ma gli ho detto che andava tutto bene ed è bello piangere quando serve.
Quindi sono in sovraccarico emotivo, con tanti pensieri sulla testa, cose da fare, persone da incontrare e da rivedere. Ho dettato al telefono questi pensieri alle sei del mattino di domenica perché non riuscivo a dormire…sono iperattiva, ma a breve dovrei prendermi degli spazi per metabolizzare tutte queste cose.