Oggi ho fatto la lezione di DYP dedicata al quinto chakra, quello della gola, braccia e polsi.
All’inizio sembrava una sessione più leggera rispetto ai mesi scorsi, siamo partite con la condivisione di argomenti liberi e la meditazione.
Francesca ci ha chiesto se avevamo fatto i compiti dell’ultima volta, che è un foglio con cinque domande rispondere, una specie di self-test, non è da mostrare: è un lavoro interiore. Questa volta non l’avevo fatto e riguardando il testo ho capito perché: era relativo al cambiamento e negli ultimi tre anni l’ho fatto davvero, non c’era molto da rispondere alle domande, quella che sono io adesso ne è la dimostrazione.

Abbiamo osservato il disegno del chakra Visuddha e scritto quello che ci veniva in mente. Quindi ognuno ha condiviso e commentato insieme quello che era arrivato e sentito dentro. Alcune cose erano tutte in comune tra noi, ma ognuna ha attinto ricordo particolare.
Come al solito quando faccio questi esercizi di scrittura immediata è scaturita una bella poesia che ho letto ad alta voce in piedi.
“Cambiamento.
”
Da una posizione statica, seduta, rigida verso la fluidità dell’essere.
Luce.
Un raggio si perde nel buio e piano piano tutto illumina.
L’ombelico, un punto nascosto, il diaframma sconosciuto. Sta tre centimetri al di sotto e poi indica la via all’organo della vita.
Acqua, un lago, una sera d’estate, un suono lontano che si espande e guarda le stelle con occhi nuovi.
La sorpresa relativa agli esercizi fisici, è stata nello scoprire che usiamo poco i polsi nella vita di tutti i giorni e rimanere in sospensione, anche per pochi centimetri, è stata davvero dura con le braccia che mi tremavano. Gli esercizi si sono conclusi con una posa detta “rollback” oppure “l’aratro” impegnativa, ma che mi riesce sempre ogni volta meglio. Mesi fa avevo paura di rompermi il collo, oggi invece ho solo timore di ribaltarmi.
A causa del lavoro sedentario non riesco a stendere completamente le gambe e la parte finale dell’esercizio era portare le gambe dietro la testa appoggiandole al pavimento. Più di tanto non riuscivo, ma con un leggero aiuto delle insegnanti che dolcemente me le hanno stese ci sono quasi riuscita. Una ha anche detto “si stanno allungando”.

Sono molto soddisfatta dei miei progressi fisici di mobilità e fluidità del corpo. C’è stato veramente tanto impegno e tra yoga, pilates e la danza, oltre che divertirmi, stanno servendo allo scopo che mi ero prefissata.
L’ultima parte della lezione era relativa alla voce, oggi non danziamo. Ci Siamo messe in piedi e a turno abbiamo cantato i testi della canzone che avevamo scelto. Avevamo inviato i file audio a Francesca, che ha iniziato lei a cantare il suo pezzo. In passato ha studiato canto per qualche anno ed era andata anche alle selezioni del Festival di Castrocaro. Ha una gran bella voce.
Quando ha terminato, tutte noi abbiano sentito dei brividi, ho visto negli occhi delle altre quello che pensavo anch’io: non saremo mai all’altezza. Da parte mia ho pensato subito che non era importante la qualità della prestazione. Non ho mai cantato di fronte alle persone. Fino ad ora avevo cantato da sola in macchina. La mia voce maschile era molto stonata, ma quella nuova femminile dopo un anno di logopedia e due anni di allenamento ho scoperto che poteva avere delle potenzialità anche nel canto.
Riuscire a cantare una canzone che ti prende dentro, ma che non hai davvero provato, è stata una cosa impegnativa. Un salto nel buio, come mio solito. Il brano che ho scelto, dopo aver fatto prove per qualche giorno, è la canzone di Mango cantata da Loretta Goggi “Io nascerò”. Brano che avevo utilizzato nel mio spettacolo come Drag Queen. Allora era stato ‘cantato’ in playback, anche se dove avevo dovuto imparare i testi per fare un labiale perfetto. È stato un brano molto significativo per le parole: “Io nascerò”, che per me è stata davvero una nuova nascita, stavo vivendo ancora come donna solo nei weekend.
Ho iniziato solo perché abbiamo deciso di eseguire i pezzi in ordine di playlist, comunque ormai non ho più remore a cominciare io, specie quando c’è una situazione di imbarazzo e di incertezza.
Ho fatto un suono di vocalizzo per scaldare la voce e cercare di capire fino a che livello di frequenza arrivare. Qualcuna ha commentato impressionata dal livello e potenza raggiunto. Avendo fatto la logopedia ho una concezione molto tecnica del suono e della voce femminile. In parte è un peccato, perché la voce femminile non mi sembra più così “gioiosa e peculiare” come da prima di studiare. Avendo studiato tanto mi è rimasta dentro la tecnica, analisi delle frequenze, delle tonalità.
È partito il brano e ho iniziato a cantare insieme alla Goggi. Nelle prime parole, ho cercato di arrivare subito alla tonalità più alta e ovviamente senza avvicinarmi minimamente a quello della cantante. Mano mano che cantavo ho preso sempre più confidenza e ho aggiunto potenza nella voce e alzando ancora il tono con un controllo che non pensavo di avere. La canzone non dura molto e nella parte finale ho anche iniziato a gesticolare parecchio, interpretando il tutto. Quando terminato c’è stato un attimo di silenzio e poi un applauso. Federica scherzando come se fossimo a un talent ha detto “Per me è un sì
”.
Silvia mi ha detto che secondo lei potrei andare oltre di parecchio, anche se andava già bene. Allenarmi nel canto è un’altra cosa che mi stimola e che in passato avevo escluso dalla mia vita. Come tutte le cose che faccio adesso sono delle piccole sfide personali che mi portano a crescere e forse grazie anche all’età matura non mi interessa arrivare a chissà quale livello.
In seguito anche le altre hanno cantato e tutte sono state molto brave. Rispetto a quando si canta ad una festa, con le stonature, questa volta ognuna è riuscita a tirar fuori qualcosa da dentro e nonostante non c’era la qualità tecnica, l’interpretazione mi ha preso dentro in ognuna.
Silvia, l’insegnante di pilates, ci ha stupite alla fine con il suo pezzo che era molto impegnativo, in lingua inglese e non l’avevamo mai sentita cantare.
Il gran finale è stato di cantare tutti insieme “Se bastasse una canzone” di Eros Ramazzotti, con finale cantato “a cappella” mentre ci tenevamo per mano e ci muovevamo in cerchio. Quando è finita la canzone ho proposto di riunirci al centro come fanno le ragazze della pallavolo e poi alzare le mani in alto.

Terminata la lezione c’è stata una piccola sorpresa. Le insegnanti hanno tirato fuori delle bottiglie di spumante e delle patatine perché volevano festeggiare un anno da quando hanno iniziato questa attività del DYP… Risultato: siamo state un’ora e mezza a chiacchierare un po’ di tutto.
Una cosa molto bella che ha detto Federica, rivolgendosi a me, è stato un complimento sulla mia energia e apertura verso le altre. Senza approfondire le tematiche LGBT+, abbiamo parlato anche di qualcosa relativo alle donne trans, quando si è tirato in ballo un discorso sulla sorella T di una delle partecipanti. Tutte hanno parlato con animo sereno e ho avuto la conferma che mi vedono come donna, capiscono da subito che sono una donna trans e questo non ha nessuna importanza. Questo è il messaggio positivo che voglio portare al mondo sulla diversità.

Stranamente non avevo la gran fame che mi immaginavo, stamattina ho fatto colazione al bar, che è servita ma non tanto da riempirmi per tutta la giornata.
Salutate tutte sono andata al centro commerciale il globo pensando di comprare alcune cose invece sono rimasta quasi due ore al telefono con la mia amica Barbara. Passeggiavo nel parcheggio e ogni tanto mi siedevo dentro l’auto. Avevamo un sacco di cose arretrate da raccontarci ed è stato bellissimo.
Mi ha raccontato di un workshop di improvvisazione teatrale che ho fatto la settimana scorsa, durato ben 10 ore, ma che non è piaciuto a nessuno perché basato solo su stereotipi generici. Il tema era la diversità e alcune parti erano relative al mondo LGBT+…
Mi ha raccontato alcune scene e sul fatto che lei si aspettava che venissero lasciati più liberi a improvvisare e sentire la diversità più che raccontarla. I vari stereotipi erano relativi ai mestieri specifici al femminile ed altri al maschile, oppure relativi a delle professioni come ad esempio l’hacker visto come ragazzo timido con gli occhiali
Tre per esempio un certo punto nella stessa frase hai inserito le parole: trans, hacker, drag queen. Si è interrotta e mi ha detto guarda quando hanno detto questo ho pensato a te! La stessa cosa che ho pensato io adesso mentre lei me la raccontava e gli ho detto che se hanno bisogno di una donna trans che è una drag queen ed è anche un hacker di chiamarmi… così vedono aldilà degli stereotipi
Oggi avevo in mente di fare alcune cose sul computer a casa tipo sistemare dei documenti, migliorare alcune cose e non ho fatto nulla. Questa sera ci sarà la pizzata condominiale e quindi tutte queste attività le rimando, magari a domani sera.

Oggi ho scoperto che mi si stanno allargando i fianchi! E quando ho tolto il reggiseno sportivo le tettine “tiravano”.