Venerdì, al mattino sono andata a fare un esame del sangue specifico per la TOS (Terapia Ormonale Sostitutiva) in particolare testosterone, estradiolo e progesterone. Sia la signora alla reception che l’infermiera che ha fatto il prelievo, ma solo con me, erano di vena di parlare. Cosa dire? E’ bello essere me stessa e continuo a mostrarlo anche inconsciamente dietro una mascherina.
Alla sera sono andata a Sesto S.G. al corso di cucina, dove “stacco la spina” dalla settimana lavorativa, mi rilasso e mangio troppo e bene.
Abbiamo preparato il Cuscus con polpo, verdure croccanti e porro fritto come decorazione e che dava l’effetto croccante. E’ seguito un dessert freddo con mascarpone, carote, pavesini pucciati nel latte e menta. Lo abbiamo mangiato alla fine perché doveva raffreddarsi per bene in frigo. La portata di mezzo era un semplice petto di pollo a salsicciotto con dentro fontina e speck. La peculiarità è stata la sua cottura. Li abbiamo avvolti singolarmente nella carta trasparente da cucina e poi messi a bollire per 15 minuti. Una volta scolati e tolta la pellicola erano lisci e lucidi e incredibilmente morbidi.
Alcuni partecipanti avevano tirato il pacco all’ultimo e ne sono avanzati un po’. Ora ho il freezer con quattro porzioni di pollo…il cibo non si butta via e nessuna lo voleva da portarsi a casa. Ah, stasera eravamo quasi tutte donne e un solo uomo.
Al mattino mi sveglio stanca e decido di fare una doccia anche se tra poco più di un’ora suderò molto. Non so perché, ma per tutta la mattina ho la sensazione di essere in vacanza al mare. Il luogo dove sono poi andata a fare la lezione di work-out con ballo caraibico è una zona “nuova” di Milano (UpTown) con un sacco di giardini. Oggi c’erano anche tanta gente seduta fuori a fare colazione e più tardi a pranzo, dava l’impressione di essere in una località turistica.
La lezione si è svolta come le altre volte, con fatica e mancanza di fiato dopo pochi minuti per riprendermi e dispiacermi che è finita.
Peccato che settimana prossima non potrò partecipare avendo un’altro impegno che ho contribuito a organizzare: riunione del direttivo della mia associazione transgenere (ACET) per decidere quale direzione prendere e le attività relative. Dopo un sondaggio sabato prossimo era l’unico giorno in cui sarebbero state presenti tutte e sei le persone invitate. Mi perderò la lezione della danza “Sevillanas” che avrebbe dovuto iniziare oggi, ma poi rinviata per mancanza del numero dei partecipanti.
Al termine della lezione rimango con Giuliana a parlare, sedute fuori dal bar a goderci il sole. Dopo che ci siamo salutate prendo dall’auto il mio iPad e mi sistemo su una panchina all’ombra. L’idea era di iniziare a riordinare gli appunti del romanzo giallo che sto scrivendo, mentre riempio quattro ore prima di andare a incontrare una mia amica. Stamattina in autostrada mi ero ricordata, troppo tardi, di prendere gli occhiali da vista. Come fare? In realtà oggi non ne avrò bisogno. Mistero. Sistemo tre pagine e sento “Ciao Bianca
“, guardo la ragazza con bimbo e lei abbassa gli occhiali scuri e riconosco una delle mie compagne di danza. Il bimbo è appena caduto con la sua mini bici e cerco anche io di tirargli su il morale, senza però tirare fuori stereotipi quali “sei un ometto” e altre stupidate sessiste.
Torno a terminare l’ultima pagina e poi valuto dove mangiare. C’è un ristorante misto Giappo-Hamburger, sto pensando a un bella insalatona, ma vedo porzioni misere. Nel bar dove fanno colazioni fantastiche hanno lasagne, arancini e un super cannolo, ma mangiare fuori non è bello oggi con il super caldo che è venuto. Nell’ultimo locale dove entro, fa un bel fresco, nel tavolo a fianco stanno mangiando delle pizze che mi invitano a copiarli. Forse la pizza è un po’ troppo. Stasera però andrò a ballare e un po’ di carboidrati mi serviranno, senza contare la mia golosità per la pizza che si rivelerà una delle cinque più buone mai mangiate.
Mentre aspetto la pizza vado in bagno e c’è una scritta bellissima: “Al Mare Culturale Urbano i bagni non hanno genere. Sono solo bagni
“. Per fortuna sempre più locali iniziano ad avere bagni unisex, l’importante è che siano puliti. Pensandoci noto che quando sono unisex sono davvero più puliti e forse i maschietti sporcaccioni e con pessima mira si sentono più responsabilizzati a essere civili?
Terminata la pizza vado in auto per caricare il cellulare, mi chiudo dentro con l’aria condizionata cercando di dormire senza riuscirci. Nonostante l’aria condizionata l’auto è sotto il sole e si sente. Faccio un giro intorno nel parco vedendo che le panchine sono tutte la sole e decido che è meglio andare a Novate Milanese e cercare lì una zona in ombra.
Dopo quindici minuti di viaggio, parcheggio vicino al locale dove incontrerò Isa e vedo sulla mappa che c’è il parco che cercavo. Trovo una panchina all’ombra che abbandono quasi subito per via di insetti che mi volano intorno. Mi addentro e vicino al bar trovo una panchina. Mi siedo e cerco di farmi un microsonno da seduta, ma nonostante la digestione che invoglia, il caldo, l’ombra del parco, non riesco a riposare come vorrei.
Vado allora nel bar dell’incontro e chiedo se posso stare un’oretta seduta con il mio tablet. Nessun problema. Ordino un centrifugato. La signora mi chiede se voglio anche lo zenzero e rispondo di sì, ricordo che aiuta a far passare la sete. Pessima idea perché me ne mette troppo e pizzica la gola. Forse è stato un bene perché ho impiegato mezz’ora per berlo. Nel frattempo con il tablet sul tavolo e la tastiera esterna riesco a lavorare un’ora al romanzo.
Ho notato che se sono in un bar a scrivere sono più ispirata, ma forse è solo che lavorando da casa ho la nausea da computer. Oggi poi non ho avuto bisogno degli occhiali per usare il tablet, sono proprio a mio agio.
Finalmente arriva Isa e ci salutiamo calorosamente. Di persona non ci vediamo da quasi due anni! Lei è l’artefice del fatto che sono amica di Barbara. Aveva organizzato una camminata in montagna di eco-psicologia e quel giorno ho conosciuto Barbara. Siccome ci tenevo a ringraziarla come si deve, glielo detto guardandola negli occhi.
Parliamo inizialmente delle mie esperienze teatrali e dopo mi racconta del progetto che ha in mente. Ogni tanto organizza dei gruppi, specialmente turisti, in visita a Milano e racconta aneddoti, curiosità e la storia di Leonardo da Vinci, soprattutto il suo periodo in cui ha abitato a Milano, ha costruito i navigli, una vigna e tante altre opere.
Vorrebbe espandere questo tipo di eventi andando a farli in locali che vorrebbero movimentare le serate, oppure in alberghi e altri luoghi dove una lettura Leonardesca sia interessante. Ma per non farla diventare una presentazione noiosa le è venuta l’idea di farsi aiutare da un attore/attrice che interpreterà alcune cose tra una breve lettura e l’altra. Il progetto sembra interessante e voglio aiutarla nella prima fase, se poi funzionerà io ho già un lavoro e ultimante fare l’attore non rende granché.
Dopo due ore ci salutiamo e parto in direzione di Nova Milanese dove ci sarà la festa di compleanno di Francesca per i suoi sessant’anni, per nulla dimostrati fisicamente. La conosco bene? In realtà no perché ci vediamo tre volte all’anno durante i trekking, ma abbiamo sempre trovato una sintonia tra noi, anche quando ero un maschio. Ma la nuova me suscita voglia di rendermi partecipe a qualsiasi cosa e lei ha voluto invitarmi. Non conosco nessuno, ma impiego molto poco a conversare brevemente con un paio di ragazze.
Parcheggiata l’auto apro il bagagliaio e seleziono l’abito che indosserò tra i quattro che mi sono portata dietro. Ieri avevo provato a casa numerose combinazioni e fatto dei selfie, sto bene indossando qualsiasi cosa.
Giuliana “Bellissimaaaaa! Quello a fiori il mio preferito
”
Ma per ballare stasera fa troppo caldo.
“In effetti sembra piena estate. Comunque stai bene con tutto. Bellissimi anche i pantaloni neri
”
La scelta però è su quale mi permetterà di ballare e non sudarci dentro? Scelgo camicetta, nuova, scollatissima e pantalone con super zampa di elefante che mi fa sentire un po’ la Carrà. Entro e scopro che non c’è il mio nome tra gli inviati, mentre ci sono quelli di Silvana e Francesco che ho invitato. Mi aggiungono in fondo e mi danno un braccialetto luminoso che non si chiude. Chiedo di aiutarmi e con fatica stringono la chiusura di plastica. Salterà via a metà serata e mi costruirò, usando quelli avanzati, una coroncina luminosa.
Vado in bagno con la mia sacca sportiva, mi cambio, faccio un paio di selfie per capire se tenere le scarpe da tennis, ma non vanno bene. Per fortuna in auto ho portato anche due tipi di scarpe e uno di sandali che si intonano bene con l’abito e visto che fa caldo…Mi trucco e torno in sala “splendida” e alcuni non hanno capito che ero la stessa tizia entrata poco prima.
Mangio un po’ di cose del buffet, da esperienze passate so che le cose migliori spariscono subito. Anche se non ho così fame, ho tanta sete, mangio comunque qualcosa.
Siamo dentro il bar di una parrocchia, in una parete ci sono palloncini colorati e il numero sessanta, a fianco una consolle da DJ che ci allieterà la serata.
Oltre al DJ c’è una signora che con il microfono movimenterà la serata iniziando dal karaoke di famose canzoni italiane. Non mi sento ancora pronta con la voce a cantare e mi unisco al gruppo di altre come me che si divertono a cantare in coro, così non si sentono le stonature dei singoli.
La serata decolla lentamente, all’inizio della musica sono in pochi a ballare e pure io non faccio molto. Arrivano i miei amici e mi aiutano non poco, soprattutto Silvana a ballare alcune cose. Alla fine della serata avrò ballato quasi tre ore, con piccole pause per uscire a prendere una boccata di aria fresca. Mi sono così divertita anche con balli di gruppo, cose senza senso e perfino con l’odiato trenino. Quasi tutte le persone che ballavano erano donne, gli uomini sono rimasti tutto il tempo seduti a mangiare e bere, tranne alcuni che hanno fatto qualche ballo di coppia di ChaChaCha. Ecco, questa è la mia prima volta a tentare un ballo di coppia. Per via dell’altezza e che gli uomini erano i mariti non mi sono sentita di invitare o essere invitata a ballare. Tra l’altro ballo bene cose coreografiche, ma non so nulla dei balli di coppia.
Una ragazza prova con me e scopro che sono rigidissima, soprattutto a fare la giravolta guidata. Lei mi dice di rilassarmi e lasciarmi andare, ma comunque sono imbranata e troppo inesperta. L’idea di iscrivermi a un corso di danza il prossimo inverno si fa sempre più forte.
Giuliana “Sono contenta ti sia divertita così tanto!!! Outfit perfetto, stavi proprio bene. In merito al ballo in coppia piano piano ti scioglierai, e’ normale sentirsi un po’ rigidi. Brava brava brava
”
C’è anche un fotografo ufficiale e sono curiosa e timorosa di vedermi mentre ballo e anche nelle foto di gruppo “solo donne” che abbiamo fatto. Durante la serata non ho avuto questi pensieri, solo dopo. La mia apertura d’animo e solarità anche questa volta hanno fatto sì di essere accettata come donna e di essere coinvolta nei balli, invitata a feste come questa oppure a ballare al sabato sera.
Altra prima volta: uscire al sabato sera e ballare fino a tardi. Sia per il lockdown che aveva precluso ogni attività, sia perché in precedenza io sarei stato “il tizio con il bicchiere che vagava per la festa“, mi mancava il trascorrere una serata senza pensieri, divertendomi e facendo gruppo.
Altra cosa bella della serata è che tra donne non c’è nessuna repulsione nel contatto fisico e ballare tenendosi per il braccio e facendo ammucchiate in pista facendo gruppi e liberandosi, è una cosa normale. Per me, come maschio, era un tabù e tutt’ora con i miei amici “storici” non c’è contatto fisico, solo verbale.
Dopo aver tagliato la torta e bevuto poco, perché devo guidare, lo spumante ho salutato la festeggiata e le mie nuove conoscenze, sono tornata all’auto per rimettermi le scarpe da tennis e sono arrivata a casa all’una di notte devastata fisicamente e felice per aver trascorso una splendida giornata. Finché mi regge il fisico voglio “vivere” al meglio. Oggi sono stata in giro da mattina a sera tardi…roba da adolescenti.
Al mattino mi sveglierò alle sette per fare pipì, dopo aver dormito come un sasso, quindi tornata a letto chiudendo le tapparelle per non fare entrare la luce, e dormito fino alle dieci, ma rimanendo molto stanca per tutto il giorno, anzi “rinco“.
Non fare nulla non è nella mia “nuova” persona e nel pomeriggio farò due ore di camminata, sotto il sole, con la mia vicina di casa tornata dalla vacanza in Umbria.