Riassunto delle puntate precedenti. Settimana scorsa ho fatto due sedute di ElettroDepilazione (tecnicamente si chiama Elettrocoagulazione) per rimuovere i peli di colore bianco dal viso. Il laser non funziona sulle cose di colore bianco e quindi questa tecnica consiste nell’usare un ago che viene appoggiato al pelo, quindi una piccola scarica elettrica passa dall’ago, al pelo e raggiunge il bulbo pelifero che ‘dovrebbe’ venire bruciato. Quindi l’operatore con una pinzetta strappa il pelo. Solo che la maggior parte dei bulbi sopravvive e occorrono davvero tante sedute per eliminare la barba. La tempistica per eliminare tutto per sempre è intorno a un anno, con costi troppo elevati. Molte persone sentono dolore durante la piccola scarica elettrica oppure nell’estrazione del pelo, ma io non ho sentito nulla. Ho scoperto però che il recupero e guarigione mi ha stesa per alcuni giorni. Mi sento affaticata e ho avuto sonno anche durante il giorno. Inoltre nella gola avevo delle macchie scure di zone ‘bruciate’ dalla Elettrodepilazione che per fortuna sono già quasi guarite grazie a due creme che alterno durante la giornata. Quindi tutto bene? Diciamo che mi sto riprendendo lentamente.
Sono due settimane che non mi rado la barba, la prima settimana era per far crescere i peli bianchi e la seconda perché, dopo l’elettrodepilazione non sono ancora ricresciuti abbastanza da essere tagliati. Questa era comunque una cosa che attendevo da anni di provare: lo svegliarmi e guardandomi allo specchio non vedere il volto di un uomo, almeno dalla parte della barba.
Ho capito che non devo forzare la transizione, non sono come le altre donne trans, mi piacerebbe alzarmi al mattino e avere una fisionomia tutta al femminile, ma data l’età non è che mi interessi così tanto. Mi basta un pochino di trucco, pettinare i capelli che si stanno rinforzando e mi aiutano a formare l’ovale del volto e se occorre sentirmi proprio bella, posso indossare la parrucca facendo un figurone.
E’ inutile che mi rovino la nuova vita con operazioni dal difficile recupero, meglio procedere con calma e godermi la mia femminilità. Quindi tutto bene?
Penso che il recupero dalle due sedute mi ha spossato fisicamente, sono giorni che ho addosso una stanchezza a cui non so dare un nome. Ci sono poi queste notizie terribili sulla guerra in Ucraina e le conseguenze economiche che ti fanno sentire non troppo a posto. Tra poco saranno due anni dal coming-out totale e da quando vivo come donna a tempo pieno e mi sono resa conto che non ho avuto modo di sviluppare il mio lato femminile e esplorarlo in cerca di amore con un compagno oppure compagna. Forse anche questa attesa e “tirare avanti“, seppur divertendomi molto, alla lunga mi sta stancando. Ho ripreso numerose attività, ma non ho goduto appieno i momenti come in precedenza.
La settimana impegnativa è iniziata martedì 8 Marzo per la “Giornata Internazionale della Donna“.
Quest’anno avevo organizzato una cena con le mie vicine e poi il numero è cresciuto. Alla cena e alla pizzeria vicino casa, eravamo in otto.
Mi sono vestita carina, a strati, perché infatti nel ristorante in alcuni momenti non faceva poi così caldo. Mi sono anche fatta la doccia e ho cercato di fare una pettinatura carina e forse questa volta mi è pure uscita. I capelli sono cresciuti parecchio soprattutto verso le spalle. Sono molto più robusti che in passato, ma ancora leggermente fini.
Radunate le vicine di casa, ci siamo incamminate verso il ristorante e dopo esserci accomodate pensavamo già ordinare da mangiare, ma il gestore ci ha proposto un aperitivo. Ho preso uno spritz, cosa che non avrei dovuto fare perché alla fine avrò mischiato vari alcolici e di notte avrò avuto problemi a dormire. E’ la mia prima festa della donna, non volevo costringermi a fare la brava.
Dopo un primo brindisi sono infine arrivate le due signore mancanti, le “diversamente giovani” ultraottantenni che adoro.
La serata è andata molto bene, con tantissime chiacchiere, forse troppe. Eravamo solo noi nel ristorante a festeggiare l’8 marzo, cosa strana perché prima della pandemia si faceva fatica trovare posto.
Ho avuto solo qualche momento dove non mi sentivo nel gruppo, soprattutto quando alcune si sono messe a parlare dei figli che hanno adesso, oppure di quand’erano piccoli. Esperienze che per me sono solo un sentito dire oppure un ricordo di quando io ero molto giovane.
Terminati questi argomenti, sono ritornata in palla e sul momento godendomi la serata in maniera spensierata e caciarona.
La stanchezza di settimana scorsa sta diminuendo però c’è ancora e questa sera non mi sono lasciata andare come avrei voluto, oppure la nuova fase è iniziata e mi porterà in qualche altra direzione, spero più sentimentale.
Ieri sera sono stata al telefono, almeno mezz’ora, con una donna trans conosciuta su Facebook che però lei non ha ancora avuto il coraggio di fare il coming-out per vari motivi importanti. Non so come mai, ma il discorso è virato sulla sessualità, argomento che per me ancora sconosciuto e tutto da approfondire. Mi ha parlato di rapporti anali, passività e varie. La mia transizione non è legata alla sessualità e mi ha dato da pensare che ognuna la prende davvero in modi diversi.
Mercoledì sera sono andata a fare pilates ed eravamo solo in due. Mentre aspettavamo che il turno precedente terminasse la lezione, ho parlato con Elisa e lei mi considera una donna, senza dubbi, almeno dagli argomenti che abbiamo affrontato. La lezione è stata bella, leggermente impegnativa e che mi ha migliorato la mobilità fisica, oltre a farmi stare in salute, in questo momento è la cosa che mi importa di più migliorare: la mia fluidità.
Tornata a casa mi sono collegata con Zoom con il gruppo della mia amica fotografa per fare la quarta, e penultima, lezione del corso di autoritratto fotografico (non farsi dei selfie). Ne parlerò in un post dedicato in quanto è davvero molto interessante e uno del corso ha detto “vale come tre mesi dallo psicologo”.
Giovedì sera sono andata al corso di Teatro e stavolta siamo stati a provare noi ragazzi mentre i ragazzi hanno fatto solo una piccola parte.
Nel prepararmi a casa, oltre al make-up solito, ho dovuto coprire le due macchie sulla gola che stanno guarendo anche se lentamente. Poi ho deciso di provare a usare i pastelli a cera per il trucco di carnevale che avevo comprato tempo fa. Sono cose per bambini pagate anche pochissimo: 1,50 €.
Mi sono fatta una specie di ghirigoro sul lato del volto e ne ho messo un pochino sulle palpebre. Prima di uscire di casa mi sono scattata alcune fotografie e alcune sono state davvero belle. Non mi rendo ancora conto appieno di quanto “sono figa” in certi momenti e con un trucco sapiente.
Appena sono entrata nella stanza dove facciamo il corso Marta, l’insegnante, subito ha fatto una specie di battuta “Tutto bene? non si capisce se mi sono fatta del male”, ed il segno sul viso era un ferita. le ragazze arrivate più tardi hanno apprezzato di più, forse il fatto di indossare la mascherina confondeva molto nel guardarmi in viso. Marta ci ha detto che ha in mente tipo di trucco leggermente diverso dal mio e che sarà interessante.
Per la serata ho anche indossato, anzi sfoggiato, la collana che mi sono preparata usando dei pezzettini di CD audio ritagliati. La base è una collana giocattolo che avevo e ci ho incollato sopra i triangolini, tutti smussati con la carta vetrata per non renderla tagliente. Ho scoperto che se dovessi indossare un microfono, questa collana non va bene perché muovendomi sbatacchia parecchio. Marta mi ha fatto i complimenti perché è molto vistosa e quindi molto teatrale. Di solito le persone non si rendono conto che dalla quarta fila in poi, non si capisce più molto che cosa si indossa e quale trucco ha l’attore.
Abbiamo ripetuto una scena abbozzata la volta scorsa, dove stendevamo un telo molto largo, per farlo sembrare un bordo di gabbie, e dove aldilà di esso c’erano gli animali, nel nostro caso sarebbero gli altri ragazzi trasformati da Circe in maialini. Rivedendo alcune fotografie che ci hanno fatto accorta che sono davvero molto alta rispetto a tutte le altre, ma in alcuni casi è un vantaggio come in questo caso per alzare e dividere in due il telo.
Abbiamo segnato anche le varie battute delle frasi, anziché fare dei monologhi, ognuno dirà una breve frase con un tono e un’intenzione diversa, ma con un effetto generale uniforme. Abbiamo anche selezionato le proposte di una frase che comincia con “mi avete…”, io ho preso due frasi. È stato molto divertente soprattutto i pezzi in coro che vanno detti urlando.
Mi avete invasa (Bianca)
Mi avete usata (Elettra)
Mi avete umiliata (Alda)
Uomini, porci, bestie (coro)
Mi avete offesa (Lia)
Mi avete ingannata (Laura)
Mi avete colpita (Alda)
Uomini, porci, bestie (coro)
Mi avete ferita (MariaPia)
Mi avete distrutta (Giulia)
Il mio corpo non è vostro (Lia)
Uomini, porci, bestie (coro)
Mi avete strattonata (Elettra)
Mi avete usurpata (Eleonora)
Mi avete diffamata (Laura)
Uomini, porci, bestie (coro)
La mia libertà non è vostra (Giulia)
Tornate da dove siete venuti (Laura)
Non ho bisogno di voi (coro)
Uomini, porci, bestie (coro)
La serata è stata molto bella e mi sono sentita molto a mio agio seppure con una leggera stanchezza in alcuni momenti. Tornata a casa ho avuto difficoltà ad addormentarmi perché il teatro mi carica sempre.
Venerdì sera sono andata a Milano per la serata “cuciniamo insieme” che ha ripreso dopo due mesi. Sono tornate anche alcune persone che erano mesi che non venivano. Alcune le conosco da quando partecipavo in versione maschile, mi sono sempre chiesta se hanno capito chi ero. Con uno stasera ogni tanto mi dava del maschile, per poi usare subito appellativi femminili tipo “cara”. Mi rimarrà il dubbio. Come le altre volte ho cucinato insieme agli altri, a turno, lavato stoviglie e pentole, mangiato molto. Questa volta però nel lavare le lame di un trita-tutto, la lama mi ha fatto un taglietto, non me ne sono accorta subito, ma qualche minuto dopo guardando il dito, vedo che dentro il guanto di lattice è tutto rosso sangue. Per fortuna ci sono anche dei cerotti e il resto della serata è andato bene. Abbiamo fatto mozzarelle impanate con crema di cime di rapa, risotto con gorgonzola e noci, palline di mascarpone al cacao amaro e crumble di pistacchi.
Con una signora ho avuto un momento di scambio quando ha detto che sarebbe andata in Giappone a trovare il marito (non è giapponese, è lì per lavoro) dato che sono state allentate le norme anti-covid. Le ho raccontano qualche aneddoto del mio viaggio di quindici anni fa e abbiamo legato a tal punto che ha voluto che al termine della serata uscissimo insieme camminando fino al parcheggio. Il Giappone. E’ stata “la vacanza della vita” del mio se’ maschile. Mi sono chiesta se quelle esperienze le sento ancora come se le avessi vissute, oppure accedo ai ricordi di Gerardo? Sembra più la seconda. Anzi più trascorre il tempo che vivo come Bianca e più diventano ricordi lontani e sbiaditi.
Fare tardi quasi tutte le sere e la stanchezza precedente è stato impegnativo e sabato mattina dormirò fino alle 9:00 cercando di recuperare le forze, anzi le energie. Ma non è finita la sequenza di attività serali, questa sera andrò a Bergamo per una cena a conoscere una coppia (lei e l’altra lei trans) e domani ci sarà la festa di compleanno di mia sorella. Dove trovo comunque tutte queste energie per le attività? Domani farò un post di analisi chiamato “Euforia di Genere” (termine ideato da Monica Romano) che è quello che accade a molte persone trans quando iniziano a vivere dopo il coming-out. La “Disforia di Genere” è la terminologia medica usata per indicare che la persona non si riconosce negli aspetti fisici biologici, tra l’altro rispecchia l’inizio della transizione con timori, domande senza risposte e una specie di paura continua delle conseguenze. Quindi si passa da una forma di tristezza a una di esaltazione cercando di recuperare quanto si è perso negli anni.