Questa settimana è dedicata alla mia introspezione, fare il punto su me stessa e iniziare un’altra fase della mia vita. Nella foto dell’articolo i biscotti rappresentano il mio essere in ricostruzione, le mie tante versioni di me stessa. Sono i biscotti che ho fatto per San Valentino, dove non ho festeggiato nemmeno quest’anno, ma un momento di dolcezza verso me stessa, me lo sono concesso a differenza di quando ero al maschile.
Oggi sono andata dalla mia psicologa, quella brava che mi segue dal principio, ma che non vedo da 14 mesi. Di solito la incontro ogni certo numero di mesi perché ho deciso che è il mio punto fermo per valutare i miei progressi e per risolvere alcune cose di testa. Tanto tempo è passato stavolta dato che ho fatto tutta la procedura psicologica all’ospedale Niguarda, per avere la relazione per il cambio di nome e di genere, non mi era sembrato opportuno avere due psicologhe nello stesso momento.
Già solo prendendo l’appuntamento, inizio per giorni a rielaborare tutta una serie di cose da approfondire con lei, durante la seduta di solito lei mi fornisce qualche suggestione e nei giorni seguenti poi metto insieme il tutto come se fossero i pezzi di un puzzle. Non è la stessa cosa che parlarne con un amica perché la psicologa non conosce tutto di me e mi fornisce delle suggestioni più obiettive (anche se le mie amiche se devono dirmi una cosa me la dicono visto che non mi offendo, anzi prendo molto seriamente qualsiasi commento).
Questa volta mi sono anche scritta una specie di scaletta, con mezza pagina di note, delle cose più importanti, le altre volte era un pizzino di poche righe.
Dopo i saluti e peccato che non possiamo fare il colloquio senza mascherina, stando distante e trattenendo il respiro le ho mostrato il volto. La sua reazione non è stata quella che mi aspettavo “cosa devo vedere?", "Il volto più ovale e femminile", "ah, la femminilizzazione del volto si vede, pensavo mi mostrassi qualche cicatrice
“. Come per la crescita del seno, in realtà queste “soddisfazioni” e la felicità che mi generano riguardano solo me.
Ho introdotto alcune cose e lei ha prima voluto sapere meglio l’iter burocratico per il cambio di genere “ormai sei un'esperta a riguardo
“. Ah! io le do del lei e lei mi dà del tu, cosa strana, ma è giusto che non diventi mia amica altrimenti verrebbe meno l’aiuto professionale. Ho cercato di semplificare e raccontarle le fasi e quali documenti sono stati necessari, infine una stime dei tempi che ancora mancano. Mi ha chiesto di stimare quanto mi è costato il tutto fin dal principio, solo le parti relative alle cose da fare per arrivare a rettificare i documenti. Ho fatto un breve calcolo ed è uscita una cifra folle intorno ai 5000€. La rettifica non è per tutti, si deve permettersela, tranne quando sei davvero povero e senza un reddito decente, cosa che in realtà non auguro a nessuno.
La scaletta non mi è servita molto anche perché abbiamo parlato più o meno delle cose che mi ero elencata, ma in ordine differente. La dottoressa Bellini è davvero brava. Riguardo alle mie piccole regressioni al maschile, come pensiero e voce, che per fortuna durano sempre di meno, mi ha detto che è normale visti i miei trascorsi e che dureranno ancora, ma non di preoccuparmi più di tanto.
Alla fine mi ha fatto una specie di riassunto delle cose principali che ci sono ancora da sistemare. Dopo due anni sono tantissimo avanti rispetto altre donne trans, ma sono comunque in una fase di transizione con ancora molte cose da fare per migliorare la mia fisicità e ricevere dagli altri la visione di me stessa. Come se ci fosse uno specchio per cui io sono quella che mi vedono. È normale avere tutta una serie di dubbi ogni tanto, finché un giorno il mio passato sarà una cosa lontana e io sarò totalmente Bianca.
Elena F. “Perché hai in te l'equilibrio, sei nata maschio, ma al tempo stesso hai dentro di te il principio maschile e quello femminile in perfetto equilibrio tra di loro. Non ha importanza se tu sei Gerardo oppure Bianca, tu sei tu.
“
La fase di trovare un affetto ed eventualmente un compagno oppure una compagna, è giusto che la comincio adesso soprattutto facendo attenzione per evitare i trans-lover (quelli che cercano le trans solo per sesso o loro problemi mentali), persone che se scoprono che sono una donna trans magari la prendono male, infine il non espormi troppo ad eventuali casini e violenze. Quasi tutte cose che le ragazze imparano da giovani, a starci attente con gli uomini. Da questo punto di vista nel conoscere delle persone nuove ci sto andando con i piedi di piombo e finché davvero non mi piacciono così tanto non espongo questa mia parte e interesse verso di loro.
Infine una nota sulla mia socialità. Mi ha confermato che si vede molto e che conferma che fare lo smart working per me è molto deleterio perché non è sufficiente che faccio qualche attività la sera e nei weekend. In un certo senso non dover svegliarmi presto la mattina, per andare a lavorare lontano, mi sta risparmiando delle energie che poi dedico nelle mie mille-mila attività, però lo stare da sola a programmare è come se avessi la testa dentro il computer (o forse sono io dentro il computer) e mi annullo… quindi in quei momenti non sono né maschio né femmina.
Citando ancora la cosa di prima, dell’effetto specchio, io sono davvero me stessa quando mi vedo negli occhi degli altri e rimanendo da sola lo specchio di casa non è sufficiente.
Sliding doors…(Scheda del film) le ultime parole della psicologa: “Cosa sarebbe accaduto se non avessi fatto il percorso di cambio di genere. Era necessario il cambio
“, da come mi aveva visto il nostro primo incontro è molto convinta di questa cosa e ha aggiunto che “se fossi rimasta al maschile ora sarei molto più triste e con molti problemi di socialità. Pesando le due cose, la bilancia pende decisamente nel mio essere donna.
”
I piccoli dubbi e le regressioni che ogni tanto mi vengono, sono poca cosa rispetto al guadagno che ne ha avuto la mia vita.
Sabato scorso sono stata al telefono con la mia amica Elena A. che è a casa malata per il covid e con delle cefalee (arrabbiata perché non lo ha preso in due anni di ospedale e lo ha preso visitando i parenti in Sicilia). Tra le varie cose di cui abbiamo parlato una riguarda chi sono adesso e la mia futura sessualità “secondo me, vedrai, scoprirai che sei lesbica
“.
Martedì sera con un’altra mia amica Elena F. (lo so, ma ho otto amiche che si chiamano Elena) abbiamo parlato anche di rapporti sentimentali e di come mi sento. Mi ha chiesto un opinione e consiglio e mi ha colpita questa frase “…tu che sei più donna di me. E' vero non ridere!
“. Cosa confermata anche da altre donne quando cito questa frase.
Dopo aver fatto la lezione di pilates dove mi sono rilassata e abbiamo anche avuto dei momenti di ilarità durante la lezione. Ogni tanto quando siamo sdraiate non si capiscono le istruzioni dell’insegnante, non vedendo cosa fa. Su una cosa particolare dove tutte abbiamo avuto dei dubbi sentiamo “Carlotta? Cosa stai facendo?“. Abbiamo alzato lo sguardo vedendo lei con la testa sul tappetino, tipo struzzo, scoppiando tutte a ridere. “Avevo capito che c’era qualcosa che non andava, ma avevi detto la testa è l’ultima che sale.” Io rido ancora pensandoci e quella sera ho riso incontrollata come non accadeva da mesi.
Terminata la lezione sono tornata in fretta a casa per partecipare al webinar online della mia amica e fotografa Maia. Sapevo solo che riguardava la fotografia e che lei lo fa di lavoro. Eravamo in sei (e con un maschietto) e Maia ci ha introdotto al suo corso, che non riguarda la tecnica fotografica, ma come ragionare e sentirsi per farsi degli “autoscatti ambientati” che non siano le solite foto in posa.
Per arrivare al termine ci vorranno cinque lezioni con degli esercizi da fare a casa, non so se avrò il tempo di farli, ma ci proverò.
L’esercizio iniziale consiste nel scegliere venti fotografie oppure oggetti del proprio passato, che abbiano un qualche significato emotivo, possibilmente positivo e non di lamentela o troppo triste. Quindi stilare una serie di parole singole che definiscono il tutto e infine per ogni fotografia scrivere una breve didascalia a commento, possibilmente con qualcosa di molto personale. Anche se in parte condivideremo il tutto non deve essere scritto per gli altri, ma solo per noi stessi. Lo scopo non è dimostrare agli altri come una mostra questa galleria di immagini. È una cosa molto interessante di introspezione e se è fatta come si deve darà molto qui pensare su quello che siamo adesso e su chi siamo stati.
Mentre lei raccontava e ci faceva vedere un poster con le sue venti fotografie, stavo pensando che del mio passato non c’è rimasto molto con cui mi rispecchi e che mi dia qualche emozione ripensandoci e guardando le fotografie. L’ho anche accennato dicendo che probabilmente mi concentrerò su gli ultimi due anni, senza raccontare agli altri del mio percorso trans, Maia ha risposto che in effetti il mio è un percorso particolare.
Alla quinta lezione arriveremo a mettere il telefono o la macchina fotografica in un punto particolare della stanza e con un autoscatto da timer a un certo punto farà lo scatto e noi non dovremmo essere in posa, ma fare una qualche azione che ci rappresenti in quel momento, entrandoci sentendo quella cosa. Quindi non è usare la macchina per fotografare qualcosa da mostrare, ma fotografare quello che vogliamo comunicare di noi stesse. A fatto un esempio mostrando la sua macchina fotografica: non è usarla così (io che guardo nell’obiettivo), ma così (girando l’obiettivo verso di se).
Durante il meeting una ragazza ha detto una cosa bellissima che riflette molto il mio stato d’animo quando guardo le fotografie del mio passato maschile:
“Io ero, ma non c'ero
“, per lei intendendo che non c’era emozione nella foto, non ci porta nulla guardandola.
Ha pubblicato un video con il riassunto dell’esercizio, per chi vorrà farlo ecco il link:
https://youtu.be/rVqFFqbaIjg
Maia, giorni fa mi aveva posto delle domande relative a un’altro post del blog, le rispondo adesso perché non ho avuto tempo e si collegano a questi argomenti di introspezione.
Maia “La transizione poi non è la stessa cosa dell'autoanalisi, autoconoscenza e il riconoscimento di sè? Se è diversa, in cosa consiste la differenza oltre quella dell'aspetto fisico?
”
Per il 95% delle donne trans che ho conosciuto la transizione è solo nell’aspetto fisico, specie se hanno meno di quarant’anni di età. Odiano il proprio corpo, alcune solo dopo aver accettato di iniziare la transizione, e si sentono bene solo vedendosi in un aspetto con organi femminili. Da qui la loro fretta. Non è una cosa legata al sesso, ci sono molte donne trans che dopo aver fatto la mastoplastica non fanno sesso con uomini. Penso sia anche questa cosa del fisico che moltissime rimangono con una voce “al maschile” (confidando in un’operazione chirurgica alle corde vocale, pericolosa e inutile), dato che cambiarla con la logopedia è una cosa molto di testa, esercizio, costanza e volontà per almeno un anno.
Per noi del 5% la transizione non è un indagare su noi stesse. Capiamo che non stiamo diventando donne trans, lo siamo sempre state tenendoci nascosta questa cosa. Quando non ne possiamo più e decidiamo “al diavolo gli altri, non posso più tenermi dentro chi sono veramente” inizia il coming-out e la transizione che secondo me e pensiero condiviso da altre, non finirà mai e saremo sempre “Donne T
“. Anzi, forse è un vanto, noi non siamo semplici donne, ma siamo “favolose“.
Il riconoscimento di se’ avviene quando vediamo l’accettazione degli altri nei nostri confronti, come accennato con la psicologa noi dobbiamo vederci attraverso gli altri.
“Quando dici "Adesso sono vera." cosa intendi?
”
Mi ero chiusa in me stessa e non sentivo più le emozioni. Ho scoperto che erano molti anni che non le provavo più e recentemente ero andata vicino alla depressione dove tutto sembrava grigio, poco interessante, inutile. Con il coming-out e l’accettazione da parte degli altri ha iniziato a tornare qualcosa e non avevo ancora preso gli ormoni, quindi niente sbalzi di umore e ‘emozioni‘ femminili causate dai farmaci. Ho imparato a “vivere il momento“, come nella filosofia buddista, e mi è arrivata una tranquillità e sensazione che oserei definire felicità momentanea. Scrivere il diario, nel mio caso il blog, serve a cementare questi ricordi e momenti. Dopo aver iniziato con la terapia ormonale non mi sono venuti gli sbalzi di umore perché sono una persona molto analitica internamente e estroversa esternamente, forse troppo. Più grazie alle persone che frequento che agli ormoni, ho iniziato a lasciarmi andare e ridere di gusto, sentire la vicinanza dei corpi e calore negli abbracci, sentire la vita quando sono nella natura e in montagna. Per fortuna, la vedo così, nelle cose negative non provo emozioni forti, solo disappunto e rabbia contro la burocrazia.
Quindi sono vera in quanto sono me stessa sia dentro che fuori, non ci sono più filtri e barriere nel mostrarmi.
“E poi qui: "Tutti i timori che avevo dell’accettazione, del giudizio, dell’opinione che per anni mi hanno fatto ritardare di esprimere chi sono e come sono per davvero.." ma che differenza c'è se' e le persone che nella maggior parte della vita agiscono proprio così, hanno timori dell'accettazione nell'esprimere chi si è per davvero?
”
L’educazione che riceviamo tende a livellarci tutti sullo stesso piano. In parte è voluta da ragioni politiche e di controllo della popolazione, in parte per evitare di ucciderci tra di noi, anche se spesso accade, tutti noi ed estinguerci. Per una convivenza civile si deve essere civili e siccome è difficile essere rispettosi verso gli altri, c’è tanto egoismo, almeno un’educazione civile è necessaria. Peccato che per realizzare tutto questo impariamo da piccoli a nascondere le cose, mostrarci agli altri senza vulnerabilità e a essere “fighi” e “bravi cittadini“. Alcuni si sfogano facendo lavori creativi, altri vivendo al di fuori della cosiddetta società civile.
Tutte queste cose sono un incubo per la persona trans che ha una paura folle del giudizio degli altri, di non venire accettata, avere problemi di lavoro e non trovarne un’altro (magari perché non si hanno qualifiche professionali di un certo livello), perdere amici, venire rifiutati dai genitori e tante altre cose che ci passano per la testa. Ho scoperto che, ai giorni nostri e in Italia, molte di queste cose sono solo “seghe mentali” a cui ci ancoriamo per non affrontare il problema. Per superare tutto questo occorre una cambiamento e non siamo “addestrati” fin da piccoli a cambiare così tanto, cerchiamo un nostro percorso da seguire pensando “sono fatta così, non posso cambiare“.
Quindi le persone T hanno qualche “problema” in più, ma il cambiamento, cosa positiva nella natura, accade solo grazie a interventi esterni che ci costringono a cambiare e molte persone non riescono ad accettarlo.
Al coming-out quasi tutti mi hanno detto che “ispiro al cambiamento, anzi che anche su cose piccole e banale è possibile
“, da parte mia sto rivoltando la mia vita come un guanto e in maniera molto positiva.
“Ah, dimenticavo, le foto che vorrei farti fare ancora non le ho viste in te. Nel senso, non sono ancora riuscita a individuare lo sguardo con cui mi piacerebbe approcciare il servizio fotografico tuo, non ti vedo ancora, mi capisci? Per ora sei, per me, non finita. Non so spiegarmi… sono quasi passati due anni che ci conosciamo e che ci scambiamo "corrispondenza" eppure non riesco ancora a capire come vorrei rendere fotograficamente.
”
Sono sempre più curiosa e non vedo l’ora di realizzare qualcosa di davvero speciale.
Infine, l’altra sera, al posto di farmi un selfie prima del corso di teatro, mi sono fatta uno scatto a ritratto. La foto, tecnicamente è molto buona, ma speravo di essere riuscita mostrare meglio quello che sentivo in quel momento.
Maia “Come ti sei sentita tu? Quale è la differenza da prima?
”
Ho cercato di esprimere quello che sento in questi giorni, come se c’è qualcosa che non va senza che lo sappia, cerco di reagire e non riesco come vorrei a sentirmi tranquilla e sul momento.
Maia, grazie di esserci, di come sei speciale per me e delle cose che mi chiedi, mai banali!.
risposta “Mi sono emozionata. Bello leggerti. Anch’io ti ne voglio di bene
.”
Dopo le telefonate con le mie amiche, l’incontro con la mia psicologa e adesso questa introspezione per un autoritratto fotografico, sono state tutte cose molto intense, su una mia introspezione molto personale. Direi che ci voleva, non è solo il “punto della situazione”, ma anche un nuovo punto di ripartenza.
Cinzia M.”Ciao Bianca, hai scritto tanta roba, che mi ha fatto capire quanto sia difficile un affermazione di genere soprattutto in età adulta. Penso che il grande lavoro sia della persona , cioè accogliersi partendo da dove viene e perdonare la persona che era prima e amarla, ed è il grande lavoro che sto facendo con mia figlia, perché qualsiasi cosa farà, qualsiasi aspetto avrà sarà sempre una donna transgender, bella e meravigliosa donna transgender, perché ci sarà sempre qualcuno che lo farà notare. Per me tu sei una meravigliosa donna e non mi importa com'eri, da dove vieni, sei una donna. Solo quando ognun* di noi si farà specchio di se stess* potrà vivere con serenità, ed pure se sono cis è difficile pure per me, perché le nostre fragilità il nostro vissuto ci impedisce di essere serene. Grazie per avere condiviso con me , ci rifletterò su ciò che hai scritto, quello che ti ho scritto è il mio immediato pensiero, un caro abbraccio.
“
Laura C. “Scrivere ci fa bene. Hai scritto una cosa che ti descrive bene ("le mie amiche se devono dirmi una cosa me la dicono visto che non mi offendo, anzi prendo molto seriamente qualsiasi commento"), è una grande dote che ti riconosco e bonariamente ti invidio, è vero che tu non prendi mai sul personale nessun commento, credo che questo renda la relazione con te sana e serena.
”
Sara M. “Ciao cara… grazie mille per il link del tuo blog…
”
Avevo già iniziato a dare una sbirciata…
Oltre che bellissimo documentare un viaggio così unico ti faccio tanti complimenti per come scrivi…diretta e col cuore …
Grazie per la bellissima condivisione..