Oggi ho ricevuto la brutta notizia: per riparare la mia auto occorrono quasi 500 €, salvo ulteriori complicazioni. Il meccanico mi ha detto che deve cambiare una cosa chiamata “polmone” che si trova poco prima degli iniettori.
Sono andata oggi a riprendere l’auto perché il pezzo di ricambio arriva lunedì. Mi ha accompagnata Carmina, la vicina delle torte, e quando siamo tornate a casa siamo uscite per una camminata di un’ora. Mi ha raccontato una cosa che forse in passato mi avrebbe fatto del male, invece nel punto della transizione in cui mi trovo adesso, mi ha fatto ridere. Quel giorno c’era anche l’altra vicina Patrizia, incrociano una loro conoscente che gli chiesto qualcosa su di me, perché ci hanno viste insieme al baretto in centro. Però non sapeva come descrivermi e le ha detto “il viados
”. E’ una parola che non si usa e che non si sente neanche più da tanti anni. Questa la dice lunga sulla scarsa conoscenza delle persone trans soprattutto da parte degli anziani. Siamo in un piccolo paese e quindi è difficile vedere qualcun altra oltre a me e probabilmente la signora guarda solo trasmissioni TV dove non se ne parla di questi argomenti. La descrizione “Il viados” mi ha fatto ridere, nel senso che la brutta figura la fatta la signora cercando di descrivermi e non io.
Tornata a casa ho mangiato e mi sono sdraiata una mezz’oretta, poi mi sono truccata e anziché bere il caffè fuori per risparmiare ho deciso di farlo io, ma ero distratta. Dopo due minuti che non veniva su mi sono accorta che non avevo messo l’acqua. Il caffè l’ho bevuto in un bar vicino alla scuola.
Questa sera al corso eravamo in sedici persone, quasi tutti presenti finalmente. Abbiamo iniziato con degli esercizi di massaggiarci a vicenda. All’inizio a gruppi in tre persone, di cui una stava in mezzo in piedi immobile a occhi chiusi e ai lati i massaggiatori. Si partiva con un picchiettare dalla testa scendendo fino ai piedi e poi si saliva, quindi si facevano delle carezz e infine un movimento simile all’impastare il pane.
Dopo ci siamo messi in cerchio e ognuno doveva massaggiare una parte della persona alla sua destra e poi con le braccia allargate massaggiare sia destra che a sinistra. Ho avuto un piccolo pensiero che il ragazzo alla mia destra magari non gradisse di essere massaggiato da una persona trans. Invece non c’è stato nessun problema. Devo dire che era giovane e questo spero abbia influito. Questa “paura” del toccarsi tra maschi forse è tipica della mia generazione.
L’ultimo esercizio della serata, che è stata definita “olistica” (parola che ultimamente è ricorrente nella mia vita), si svolgeva nel seguente modo: una persona stava sdraiata a terra con intorno quattro persone. ognuna ha legato leggermente con un foulard l’inizio degli arti (polsi e caviglie). Ognuno ha tirato su su il foulard muovendolo, in pratica chi era a terra faceva il burattino. Nonostante mi lasciavo andare ,ero dannatamente rigida e qualcuna ha detto “sta guidando lei” nel senso che muovevo io e loro mi seguivano. Non sono stata la sola rigida in quel modo. Ovviamente le donne biologiche avevano una mobilità alle gambe da vere bambole.
Abbiamo fatto un esercizio che è stato molto divertente. Si camminava nello spazio e ad un certo punto a una persona veniva dato un oggetto che poteva essere un ombrello, una borsetta, una aggeggio per tirare la pasta, una caffettiera, eccetera. Così la persona con l’oggetto quando un ne incrociava un’altra diceva una frase convenuta ad alta voce e gli mollava l’oggetto. A poco a poco venivano dati sempre più oggetti e quindi c’erano delle situazioni dove si sentivano queste frasi incrociarsi. Io avevo l’ombrello che era abbinato a una parola al maschile, ma le donne con me lo hanno usato al femminile spontaneamente, mentre solo un ragazzo ad un certo punto me lo ha dato usando il maschile. Lo ha fatto perché la frase originale era al maschile oppure ha visto la donna trans?
Ma perché mi vengono, dopo quando scrivo, certi pensieri? La mia mente cerca sempre di analizzare tutto e di migliorare, penso sia una cosa buona finché non mi bloccherà nel vivere. Se l’analisi è post evento ben venga, all’inizio della transizione l’analisi era prima e durante e mi faceva stare male dentro creando confusione e timori.
Dopo aver fatto tutti questi esercizi di riscaldamento del fisico, siamo passati agli esercizi sulla voce. Max ci ha fornito un testo tratto dall’Amleto dove c’erano due personaggi minori che parlavano a turno. Ho fatto coppia con Maria Pia. Se posso mi piace sempre scegliere persone diverse, si socializza con tutti e si impara molto lavorando insieme. Dovevamo leggere il testo inserendoci dei versi di un animale scelto da noi. Io ho scelto un lupo e lei ha scelto un asino. Tra l’altro leggendo velocemente il testo gli ho dato la parte dove c’erano tante parole “io” che venivano in maniera fantastica lette col verso dell’asino ( Hiii Ohhh). Dopo qualche prova tra di noi, Max ci ha detto di togliere un po’ l’animale e contenere l’effetto generale. Quindi a turno abbiamo letto un pubblico.
I ragazzi che hanno iniziato sembravano veramente bravi, poi ho notato che eravamo tutti bravi perché il contrasto tra le due voci con gli effetti animaleschi caratterizzavano molto il testo. Maria Pia era titubante sul suo asino “poco asino”, perché le sembrava più un balbuziente. L’ho rassicurata dicendo che secondo me andava molto bene. Il mio lupo era diventato molto “bergamasco” perché le frasi che dovevano terminare con un ululato diventava invece un breve “uuu” che ricorda molto la lingua bergamasca, tipo “Ciau come staiii”.
Come sempre ero leggermente preoccupata per la mia voce che potesse scadere verso il maschile, ma anche questa volta non aveva importanza perché si sono messi tutti a ridere almeno tre volte durante la nostra interpretazione. Una di queste volte è successa in un punto che non mi aspettavo una simile ilarità generale, bhé sono scoppiata a ridere anch’io, cosa che non andrebbe mai fatta quando sei sul palcoscenico, ma per me era davvero inattesa è stata una bella gratificazione.
Ecco più o meno come era la voce (registrata a casa alla sera).
Al termine abbiamo preso il monologo che ci aveva chiesto di portare, alcuni non avevano niente e hanno scelto dei libri della biblioteca della scuola. Prima di iniziare la lezione Max li aveva distribuiti sul tavolo e mi ha stupito vedere dei libri con dei testi di spettacolo teatrale, libri che non trovi più nelle librerie anche quelle grosse a Milano.
Sempre camminando e riempendo lo spazio ognuno doveva leggere il suo monologo ad alta voce. In realtà non sentivi la cacofonia di tutti gli altri perché si era concentrati sul proprio. Ad un tratto Max a cominciato a darci dei comandi per leggerlo con voce lenta, con voce veloce e con voce da cantante lirico. Questa non me l’aspettavo.
Il monologo l’ho trovato in rete e in parte mi rappresenta:
https://pillolediteatro.wordpress.com/2018/12/11/ho-smesso-di-desiderare-dora-in-poi-vivo-e-basta/
Ieri sera avevo provato a leggerlo varie volte, ma in versione di lettura e non di interpretazione teatrale del personaggio. Quando dovevamo leggerlo Max c’è dato delle indicazioni che dovevamo inserire le cinque emozioni principali dentro il testo. Le mozioni erano: rabbia, tristezza, disgusto, gioia, paura.
Ecco come era nella versione “lettura espressiva” che avevo provato a casa:
Dovendo leggerlo mettendoci queste emozioni il testo è cambiato parecchio perché appunto interpretato. Eravamo tutti seduti che a turno avremmo dovuto alzarci e leggere il pezzo, siccome nessuno si alzava mi sono alzata io e l’ho letto.
Quando ho terminato Max mi ha detto di provare a modificare alcuni pezzi il tipo di emozione e giocarci sopra per vedere cosa succede. Non ho capito se è piaciuto molto perché non ho ricevuto nessun applauso, cosa che poi hanno fatto per tutti gli altri.
Alcuni testi con le varie emozioni erano molto interessanti, mentre altri in realtà non riuscivi a seguirli.
È stata comunque un’altra ottima serata dove mi sono divertita e ho imparato tante cose.