Qualche giorno fa su un gruppo Facebook hanno messo la locandina di un film dal titolo “Girl” che mi aveva caldamente consigliato la mia amica Maia qualche mese fa.
Info: https://www.imdb.com/title/tt8254556/
Trailer:
Sulle piattaforme di streaming però non c’era, ma da una settimana lo si può vedere su Amazon Prime. Ieri sera che ero in serata da riposo causa mal di schiena ho deciso di vederlo.
E’ un film del 2018 e la particolarità è che l’attrice principale è effettivamente una ragazza transgender, cosa non scontata perché nella quasi totalità dei film sono sempre attori/attrici a fare le parti di persone trans.
Mi sono messa comoda sul divano e inizio la visione. Dopo alcuni minuti penso che la voce doppiata in Italiano sia troppo maschile (capita quasi sempre), metto in pausa per vedere dal menù le lingue disponibili. C’è solo il francese (il film è di produzione canadese) e non so così bene la lingua da godermi il film. Ne guardo un pezzetto per ascoltare la voce originale della protagonista e scopro che è di tonalità maschile quasi identica al doppiaggio italiano. Complimenti al direttore di doppiaggio e all’attore che doppia, per una volta è davvero preciso.
Non farò la recensione del film, ma parlerò delle emozioni e pensieri che mi sono saltate per la testa durante la visione. Qualcosa sulla trama la devo dire però. La storia narra di un ragazzo di sedici anni che si sente donna, vive con il padre e il fratellino di sei anni. Fa le visite psicologiche e prenderà gli ormoni, l’operazione di vagino plastica è molto lontana negli anni e ne soffre l’attesa. Il padre è dalla sua parte in tutto, ma lei è un adolescente con doppi problemi: quelli dell’età e della transizione.
La maggior parte del film è sulle lezioni di ballo di danza classica e quindi il film è stato definito un “Billie Elliot in versione trans“.
Nella parte iniziale ho visto me stesso nei primi due mesi della transizione, il guardarmi allo specchio e vedere la mia versione maschile, trovare tutti i miei difetti. L’attrice parla poco, ma con lo sguardo dice parecchio.
Più avanti lo psicologo le dice “io vedo una ragazza davanti a me, come ti vedi tu?
” Lei mostra di non vedersi fisicamente come donna. In quei momenti se si osserva il volto si nota qualche caratteristica maschile, almeno io l’ho notata. Però quando l’attrice sorride e non tiene il broncio, il volto è totalmente femminile. Questo capita anche a me in questo periodo, quando sono sola a casa a lavorare al computer e se mi capita di passare davanti a uno specchio (come tutti vado a fare pipì) non vedo la donna che gli altri vedono in me. Quando esco per incontrare gente bastano pochi minuti e “divento una donna” anche con il volto. Lo so perché mi sono vista in alcune fotografie scattate a mia insaputa.
La trama prosegue e si vede la “disforia di genere” soprattutto riguardo i genitali, qui non mi sono immedesimata, ma preoccupata per la modalità con cui prendeva le cose. Mi ha fatto pensare ad alcune donne trans che conosco che sembrano inseguire “a tutti i costi” l’idea di corpo femminile accelerando il più possibile la tempistica per essere pronti. Una vagino-plastica è un’operazione altamente invasiva e ci vogliono cinque mesi perché le cicatrici inizino a guarire davvero. Appunto, io non ho una disforia così forte da farmi accellerare i tempi oppure forse è solo la mia età non più giovane. Ho tre anni per decidere se lo vorrò davvero farla.
Il film termina con un colpo di scena che mi ha sconvolta e dato da pensare su noi persone trans, soprattutto se molto giovani.
Il film è davvero bello, ben fatto, l’attrice è davvero brava e la tematica trans viene affrontata in maniera realistica. Da vedere.
Invece un’altro film che ho visto di recente e non mi è piaciuto molto si intitola “Laurence Anyways” disponibile sempre su Amazon Prime..
Scheda: https://www.imdb.com/title/tt1650048/?ref_=fn_al_tt_1
Trailer:
Il film ha una fotografia bellissima, ma dura quasi tre ore con un sacco di scene quasi immobili dove non accade nulla. Il protagonista ad un certo punto, dopo circa venti minuti, l’ho detto che è troppo lungo, rivela alla convivente di sentirsi donna. Lo fa dentro un’automobile mentre fuori piove a dirotto, ma nelle scene precedenti si intuiva qualcosa, ma non che gli ‘scoppiasse’ all’improvviso la voglia di fare coming-out. Mi è sembrato molto forzato.
Poi dice che si sente donna e non sono i vestiti a fare una donna, però inizia a truccarsi. Qui c’è una cosa corretta che quasi tutte le donne trans all’inizio fanno: si truccano parzialmente e indossano una parrucca che aumenta l’effetto travestito anziché rendere il volto più femminile.
Altra cosa non corretta, almeno dalla mia esperienza, molto spesso va in giro truccata, ma si vede l’alone della barba in maniera esagerata. Una persona trans prima di uscire si metterebbe tre strati di fondotinta pur di attenuare l’infame barba.
Il film procede lento in maniera esagerata, poi quando sembra che tutto proceda per il meglio arrivano le discriminazioni, la perdita del lavoro (fa l’insegnante) e casini vari tra cui un pestaggio (che però inizia lei). Poi la trama cade dentro uno stereotipo che cozza con tutto il film, dopo il pestaggio viene curato da una persona trans che abita in una casa con delle signore che hanno ereditato un locale di appuntamenti con tanto di gioielli e abiti Kitsch. Non si capisce cosa centri con tutto il film tranne prolungarne la durata di venti minuti.
Per tutto il tempo ho visto un uomo che diceva di sentirsi donna e non faceva quasi nulla per esserlo, mi è sembrato un tipo effemminato che si trucca leggermente. C’è da dire che il film è del 2012 e certe tematiche non erano ancora state affrontate, però se pensate di vedere qualcosa di interessante sulle persone trans guardatevi qualche altro film.