Oggi fa freddo c’è vento e c’è un cielo grigio. Mi sono svegliata con delle vibrazioni negative e i pensieri non proprio positivi. Ho fatto colazione e sono uscita lo stesso anche se fa freddo per una breve camminata e riuscire a sbollire questa malavoglia che avevo dentro. In mattinata sul lavoro c’è stato qualche piccolo problema, ma niente di così grave e così la giornata è passata.
Dopo il lavoro faccio la lezione di pilates che è impegnativa in quanto sono quasi tutti esercizi di addominali. Al termine ho 20 minuti per cuocere una piadina e mangiarla, cambiarmi, mettere il costume e andare al corso di Lettura Espressiva che da stasera torna in presenza.
Settimana scorsa eravamo online ed eravamo in pochi e mi è toccato provare il mio pezzo senza aver avuto molto tempo per provarlo come si deve. Però è piaciuto molto, ho visto lo sguardo di Stefania, l’insegnante, molto felice. A fine lezione ci ha detto di provare a creare un qualche abito o costume che rappresenti la storiella che ognuno recita. Inoltre cercare un brano audio da usare come sottofondo e nel mio pezzo ci sarebbe stato bene un brano di ballo liscio.
Il giorno dopo avevo comprato una salopette dai cinesi e fatto una prova con fotomontaggio. Questa sera ho indossato l’abito, che per il meteo freddo, è risultato leggero. Di bello è che non ho avuto la disforia e mancanza di respiro indossando la maglietta. Da quando sono donna se indossi abiti “maschili” mi viene questa sensazione al petto. Forse perché è un costume di scena che questa volta non sento nulla. Anzi evidenzia fin troppo il seno questa salopette.
Ho portato con me anche la parrucca con i capelli ricci.
Anche gli altri, ma non tutti, avevano già in parte di abiti e costumi. Stranamente ero l’unica donna con l’abito di scena, le altre due si sono presentate in tuta da ginnastica. I maschietti addirittura si sono prestati a vicenda giacche e cappelli.
Io ho indossato la parrucca con i capelli ricci, ma sopra il toupet che indosso sempre. Cavoli, due parrucche! Loro mi hanno conosciuta così e per ora non mi sento di far vedere come sono senza. Avevo fatto la prova a casa e non sentivo particolarmente caldo.
Il lettore di turno andava a fondo sala, dove c’era il leggio, si toglieva la mascherina e leggeva il proprio pezzo. Stefania provava a mettere delle musiche di sottofondo e regolare il volume per capire cosa stava bene e cosa no. In alcuni momenti le musiche si interrompevano e effettivamente quei pochi secondi di vuoto senza musica rendevano i pezzi molto meno coinvolgenti.
Io sono stata la penultima ad andare al leggio.
Ho iniziato a leggere il mio pezzo “L’insegna” di Stefano Benni, sono la sorella che racconta di uno (Sugherone) che ha una testa enorme e che monta l’insegna del bar, combinandone di tutti i colori.
E’ stato stupendo e liberatorio avere davanti un pubblico che però mi ha distratta, come previsto da Stefania che infatti mi ha interrotto dopo solo un minuto. In pratica continuavo a fare su e giù con la testa a seconda di quando guardavo il pubblico e quando leggevo. Questo dava molto fastidio, un dondolio inutile.
Ho riprovato cercando di evitare questo movimento di testa verticale, ma comunque devo migliorare questa cosa e stare di più a guardare il testo e meno a guardare il pubblico recitando. In particolare devo imparare a gesticolare mentre guardo il testo e non solo quando guardo il pubblico, perché alcune volte mi ha detto Stefano che fermavo gesti e guardavo verso il basso a leggere il paragrafo seguente.
In effetti ho la formazione teatrale e ho imparato che devo aprire molto gli occhi quando guardo verso il pubblico così sembra che li osservi davvero. In realtà non li guardavo effettivamente, altrimenti di distrai e guardavo un punto sopra le loro teste, a fondo parete.
Mentre invece quando si legge, bisogna proprio guardare negli occhi alcune persone ogni tanto, così hanno l’impressione che tu stai leggendo davvero “per loro”. Quindi aver fatto il teatro mi ha aiutata a essere disinvolta, ma qui devo applicare una metodologia diversa.
Ognuno ha ricevuto indicazione del suo problema, chi si muoveva troppo, chi dondolava, chi non guardava il pubblico, chi aveva la voce troppo bassa.
Per essere la prima volta che facciamo una prova col pubblico ho notato che le vibrazioni della voce e della colonna sonora creano un “effetto presenza” notevole. Tutti i pezzi sembravano letti “quasi” da professionisti e penso di aver fatto anche io lo stesso effetto, non mi sono ancora riguardata il video che mi hanno fatto, ma spero di sì.
Quindi che dire ? È stato bellissimo. Non mi divertivo più così da più di un anno ed è stato come essere tornata sul palcoscenico.
Silvia “Ci credo che sia stato bellissimo…pensa come cambiano le cose…prima leggevi e non volevi guardare il pubblico…ora che sei la vera te…lo guardi fiera di te stessa
“
Elena K “Si vede il tuo entusiasmo, se dovessi dare un titolo ,sarebbe Ritorno alla vita
”
Elena “Che bello vederti così entusiasta! Sono contenta per te
”
L’essere Bianca, anzi Iula come mi conoscono al corso, ha fatto esplodere il parlare con gli altri, inventare al volo a qualche battutina. Ho addirittura cambiato la posizione del cappello Jacopo ,perché con me lo metteva lui sembrava un tizio delle comiche e non un giornalista. Mi hanno dato della costumista.
Mi sono sentita “sul momento” tutta sera, ho imparato un sacco di cose e ritrovato la sensazione del gruppo teatrale che avevo perso lo scorso anno a inizio pandemia.
Ho anche registrato dei video delle prove di ognuno e per fortuna hanno registrato anche i miei due tentativi, così poi mi guarderò “da fuori”, sia per il lato teatrale che per quello della donna trans.
Da quel poco che ho visto mentre convertivo i file video da condividere, ho gesticolato e mi muovevo correttamente da donna, l’unica cosa non a posto è che con quella parrucca avevo una testa enorme, però tutti hanno detto che stavo molto bene. Infatti il personaggio ne ha bisogno.
Prima di andare a dormire avevo ancora un sacco energia energia per via del corso appena concluso. Ecco come lo scorso anno facevo a resistere per mesi andando a Milano a lavorare e stando via tutta la giornata fino alla mezzanotte!
Quindi ho letto un po’ il libro romanzo rosa che siccome era molto bello, le ultime pagine sono riuscita a leggerle fino alla fine, per ben 40 minuti.
Nel racconto (“Un imprevisto chiamato amore” di Anna Premoli) la protagonista era una semplice cameriera che si sposa un medico, e al termine quattro anni di scuole serali, lei riesce a farsi assumere come bibliotecaria in una biblioteca per ragazzi.
Mi ha dato l’idea per un possibile lavoro futuro, sempre che esistano in Italia delle biblioteche simili e che lo stipendio sia decente. Mi ci vedo come bibliotecaria, poi sono bravissima a fare ricerche in Internet.
Al termine però ero davvero stanca morta e il giorno dopo ho fatto molta fatica ad alzarmi dal letto.