Nota introduttiva: questo articolo parla anche di tematiche relative alle persone trans FtM, ma per evitare un uso notevole di asterischi nei pronomi (che distruggerebbero la lettura) e perché il mio blog è sulla mia transizione da MtF userò termini al femminile.
Da un congresso online di psicologi e psicoterapeuti relativo al transgenere, realizzato oggi tramite Zoom.
“L’incontro psicologico con le persone trans* e non-binary: una giornata di formazione sull’incongruenza di genere”
https://www.ordinepsicologi-liguria.it/eventi/eventi/lincontro-psicologico-con-le-persone-trans-e-non-binary-una-giornata-di-formazione-sullincongruenza-di-genere/
Ho ascoltato un paio d’ore e a parte l’analisi sul transessualismo nei bambini e ragazzi, che sono al di fuori della mia esperienza, questi professionisti si basano su questionari per ‘diagnosticare‘ la disforia di genere.
Ascoltandoli nei commenti dopo le slide si capisce che i relatori dell’evento capiscono che non possono basarsi solo su di essi, però come in tutte le ‘malattie‘ le loro linee guida internazionali si basano su triage (questionari).
Ciò porta a una barriera tra loro e il ‘paziente‘.
Tranne casi in cui il paziente è tale perché ha qualche patologia reale, l’essere “transgender” non è una malattia.
Purtroppo per avere accesso alla terapia ormonale si deve avere una diagnosi di ‘disforia di genere‘, questo perché a parte ‘essere incinta‘, l’accesso agli ospedali e ai farmaci è consentito solo ai malati.
E’ possibile, anzi capita spesso, che una persona T non abbia nessuna disforia di genere, non si sente di vivere in un “corpo sbagliato“, lo vuole solo leggermente più simile al genere di cui sente di appartenere. Non sempre sono necessari psicoterapeuti, endocrinologi e chirurghi.
Questo esiste anche nella letteratura scientifica, ma per qualche motivo in Italia si ignora tutto ciò. In un altro video ho ascoltato che l’Italia è stata redarguita più volte dalla comunità internazionale su tematiche mediche, ma sembra che il mondo scientifico e medico italiano volutamente non ascolti.
La maggior parte delle persone trans di mia conoscenza, e in parte l’ho fatto pure io, è di mentire oppure non dire tutte le verità, non esporre il reale se stessi allo psicoterapeuta. Fargli sentire solo quanto è necessario ad avere il nulla osta per procedere.
Non si crea una reale rapporto di aiuto e comprensione, da parte del medico per la prudenza che un suo scritto autorizzi la donna trans a farsi operazioni irreversibili, da parte della “donna T” a non voler essere giudicata e spesso spinta dalla fretta di voler accedere alle terapie ormonali.
Una cosa l’ho capita ascoltando gli interventi del congresso e che forse può essere un punto di svolta: che non sia più necessario il coming-out.
La persona trans si sente di appartenere a un’ altro genere, ma si tiene tutto dentro perché non esiste la possibilità che sperimenti nella vita reale.
Se fosse possibile cambiare e provare senza giudizio della società ad essere come ci si sente e il poter ‘tornare’ indietro senza conseguenze, eviterebbe tutto il percorso psicologico che non servirebbe quasi più.
Eliminare il ‘trauma‘ e il terrore del giudizio da parte degli altri, relativo al coming-out che fa iniziare la liberazione, ma che sembra un viaggio di non ritorno, aiuterebbe tutte le “persone T” a capire chi sono davvero e se quello che si sentono di essere è reale.
Quindi una vera auto determinazione di genere.
Resterebbe da risolvere come regolamentare l’accesso alle terapie perché l’endocrinologo non può assumersi tale responsabilità, forse un certificato del medico di base? Oppure un semplice resoconto da parte di uno psicologo con un colloquio breve, ma senza mesi di sessioni inutili da entrambe le parti.
In finale è significativo che comunque ci siano questo tipo di corsi in quanto almeno sensibilizza una serie di professionisti alla tematica, purtroppo esiste veramente poca informazione scientifica.
Tutti gli studi pubblicati sono esigui e si basano su ‘pazienti‘ che oltre all’essere transgenere hanno seri disturbi psicologici, con i propri familiari e spesso sono sex-worker.
Nessuno studio prende in considerazione che le persone transgender, termine usato solo in questi paper scientifici per indicare una malattia, sono appunto ‘persone‘ e non soggetti. Non si prende in minima parte la visione che c’è dall’altra parte.
Questo è vero anche per un sacco di malattie gravi e spesso mortali. Ho lavorato per diciassette anni sull’organizzare corsi di aggiornamento medico scientifico, nel realizzarli e spesso frequentarli come “tecnico di sala“, ho ascoltato di tutto e purtroppo non ho una buona opinione di come la formazione medica è gestita. Ho dovuto sorbirmi centinaia di noiosissimi powerpoint letti da relatori soporiferi e partecipanti annoiati che non vedevano l’ora che arrivasse la pausa pranzo. Solo in qualche raro caso mi ha stupita per la qualità dell’informazione fornita e il modo in cui è stata presentata, spesso da medici di fama internazionale che avevano davvero a cuore i loro pazienti.
Non ho ancora conosciuto donne trans che sono sex worker, quindi non ho davvero idea dei loro problemi e eventuali disturbi.
Però tutte le “donne T” che ho incontrato sono persone ‘normali‘ con una vita sociale, gli affetti e un lavoro (anche se alcune con difficoltà, soprattutto in giovane età).
Una serie di articoli scientifici pubblicati sulle persone trans che non siano sex-worker sarebbe una ventata di novità, anche se immagino che le riviste di settore non le pubblicherebbero mai.
Ho scoperto che ho più informazioni di loro su quante persone trans esistono in Italia, questi professionisti si basano solo su uno studio del 2012, appunto pubblicazioni datate e non so quanto siano attendibili. Solitamente gli studi sono realizzati per sostenere una qualche idea, un farmaco, una terapia e quindi non sono obiettivi.
Basterebbe chiedere al Ministero della Salute quante scatole di farmaci relativi alla terapia ormonale sono prescritti mensilmente e fare due conti.
Purtroppo a causa della regionalizzazione della sanità, in alcune regioni come la Lombardia, dove si è lucrato per anni usando strutture ospedaliere private in convenzione, questi dati non sono disponibili oppure sono incompleti e falsati. Lo stato conosce l’ammontare della spesa, ma non sa per cosa sono stati spesi i soldi.
Tristezza per non dire altro che esula dall’articolo.
Durante il congresso qualcuno ha postato questa osservazione, che approfondirò in futuro per capire quanto sia attendibile questo studio (anche se sembra una stupidata):
“In base agli studi sul cervello delle persone transessuali, che puoi leggere su Archives of Sexual Behaviour 2016, il cervello delle persone trans é intermedio tra cervello maschile e cervello femminile, cioé nelle MtF c'é una mancata differenziazione in senso maschile del cervello e invece nelle FtM c'é una parziale e indebita differenziazione verso il cervello maschile. Ció per squilibri ormonali nel terzo trimestre della gravidanza.
“
da Peace Wins
Il giorno dopo ho ascoltato la registrazione di un’altra diretta Facebook, la inserisco qui perché attinente a questo post. E’ stata organizzata da varie associazioni di genitori ed è stata molto più interessante e conteneva più informazioni del congresso medico.
Si parlava di argomenti relativi a genitori con bambini trans ed anche di genitori che diventano trans avendo bimbi piccoli.
Alcune testimonianze parlavano di genitori con figli trans che si sono rivolti alle strutture ospedaliere dove venivano convinti a frequentare con i figli, sedute con psicoterapeuti, come se fosse l’unico modo per affrontare e diagnosticare la ”disforia di genere‘.
Questi genitori inizialmente sollevati di ricevere un aiuto, tempo dopo venendo in contatto con le associazioni scoprirono che quanto veniva propinato loro era solo una parte della medaglia e che i figli non erano per nulla ‘malati‘ come era stato detto loro.
Un passaggio significativo è una consulente a cui veniva detto che la ‘ragazzina‘ non soffriva di nulla finché non gli ‘avete rotto le scatole con queste visite psicoterapeutiche, dicendole che aveva la disforia di genere‘.
I bambini piccoli sono se stessi, non sono maschi né femmine e non concepiscono le domande relative a ‘sei un maschio, oppure sei una femmina?‘.
Altra cosa che vorrei ribadire qui che nel video c’è un’ottima risposta da parte di un “padre T” sull’espressione “sentire di vivere in un corpo sbagliato
” usata dai medici. Si è diffusa nel nostro paese, mentre in Spagna e altre nazioni molto poco, a tal punto che spesso viene usata anche dalle “persone T” convinte dagli incontri con gli psicologi che avendo la disforia di genere hanno un corpo non adeguato.
Una frase bellissima che ho letto da qualche parte era:
“Non sei nata in un corpo sbagliato, se nata in un mondo sbagliato
“.
TDoR – Genitori e figl* trans*
https://fb.watch/1WhHv6s4tY/
Mentre ascoltavo ho fatto il riassunto che userò stasera per le ‘conversazioni del sabato‘ del mio gruppo di miglioramento personale tramite discussione su capitoli di libri tematici.
Essendo online, di solito li facevamo in presenza, per un’ altro mese gestisco la parte tecnica e faccio da introduzione e ‘moderatrice‘ (sembra sia molto brava perché ho un tono accogliente e metto le persone a loro agio) insieme ad altri del gruppo fondatore.
Una parte dell’argomento di stasera è:
“Il nostro meccanismo-guida creativo è un meccanismo che lotta per raggiungere uno scopo e che il primo requisito è avere una meta o uno scopo ben definiti.
Molte persone vogliono ‘migliorare’ se stessi e agognano ad una ‘personalità migliore’ senza avere un’idea ben definita della direzione da seguire per ottenerla, l’uomo funziona come una bicicletta che mantiene il suo equilibrio solo finchè le ruote girano verso una direzione.
Voi avete una buona bicicletta, ma il guaio è che cercate di mantenervi in equilibrio da fermo senza alcuna meta cui arrivare.
Stabilite uno scopo per cui lottare oppure fate un progetto.
Decidete cosa volete ottenere da una situazione.
Abbiate sempre qualcosa cui ‘mirare’, per cui lavorare e in cui sperare. Siate sempre protesi verso il futuro, non volti al passato.”
Questo mi riguarda molto perché è tutto quello che ho fatto nell’ultimo anno da quando ho fatto coming out, ho impostato nel mio subconscio una serie di obiettivi da raggiungere sia mentalmente che fisicamente e devo dire che i risultati sono andati al di là delle mie aspettative. Il tutto senza terapie e farmaci. Solo forza di volontà e alcune erbe con elementi anti-androgeni e progestinici quali fito-ormoni (ormoni naturali).
Penso che molte donne trans, soprattutto agli inizi, non hanno un vero piano con passaggi intermedi, hanno solo un forte desiderio di avere un corpo simile del genere che si sentono di appartenere, oppure a un non-genere nei casi di personalità non-binarie.
Quello che ho notato è che non fanno nulla di attivo, sperano nei farmaci e nelle operazioni per avere il ‘miracolo‘. Non si informano e non hanno davvero idea di cosa vanno incontro nella transizione.
Mi piacerebbe aiutare le altre persone trans, ma ho capito che non posso farlo direttamente perché non ho l’esperienza per dei colloqui soprattutto di chi è giovane oppure agli inizi. Inoltre nessuno ascolta i consigli, nemmeno quando ti chiedono aiuto.
Quello che posso fare e che so fare, date le mie competenze del mio lavoro nell’alta tecnologia e nel web, è quello di offrire più informazioni possibili, chiare e verificate.
Come lo farò non mi è ancora totalmente chiaro, ma ci sto’ lavorando.
Qualche giorno fa ho ricevuto un messaggio diretto su WhatsApp da parte di uno sconosciuto:
“Sei trans? Me lo fai un pompino?
“, rimango allibita. Rispondo educatamente “No grazie
” e blocco il contatto.
Questa è una di quelle cose da combattere con l’informazione rivolta a tutti (non solo transgenere): stereotipi, ignoranza e prostituzione.
Spero che la legge Zan in discussione in Senato riesce a vedere la luce perché prevede, tra le altre cose, informazione ed educazione già nelle scuole sulla tematica transgenere.
Laura C. “E' vero che il pezzo non riguarda la tua transizione ma, forse proprio per la logica del blog, si tratta di una rappresentazione che passa molto attraverso il filtro personale.
“
Per questo sarebbe difficile proporre correzioni, per non sovrascrivere il filtro di chi ha scritto, che è la chiave del pezzo.
Detto questo, non trovo "cose" che suscitano la mia perplessità, a parte quella che riguarda il cervello maschile e quello femminile. Qui non si tratta certo di una tua posizione: tu vuoi approfondire e io sono del tutto d'accordo con questo tuo approccio, è proprio il tema che mi perplime.
Non ho conoscenze per valutare, ma visto che siamo tra amiche e posso sbilanciarmi anche in considerazioni a ruota libera, a me questa "cosa" del cervello maschile e del cervello femminile sembra una stupidaggine.
Che si inquadra in un contesto che trovo politicamente inaccettabile: succede anche per l'intersessualità e per le diverse persone trans* che dichiarano di essere intersessuali. Voglio avere la libertà di non crederci, anche perché a volte queste dichiarazioni sono talmente ridicole da non poter essere prese per vere (penso a Vittoria Schisano che in televisione, prima dell'RCS, affermava di avere le ovaie, o altre persone conoscenti che dichiarano condizioni di intersessualità che sono così fantasiose da poter essere smascherate da uno studente della scuola media dopo la prima lezione di "scienze").
A me questa visione non piace, perché è come se ci fosse una legittimazione naturale ad essere trans. Come se qualcuno potesse dire "sono trans perché è la natura che ha deciso così". E questo delegittima tutte le altre persone trans.
Ad ogni modo è bello che ognun* di noi scriva e lasci traccia, e sarebbe bello se arrivassero anche i tuoi approfondimenti in seguito.
I tuoi interventi sono sempre interessanti e piacevoli e ne faccio tesoro.
Grazie alle note sulla grammatica trans, che per me è una “novità” da quest’anno e ci vorrà tempo per abituarmi.
Ottima idea le mie considerazioni da aggiungere che si innesta con il pezzo che scriverò domani dopo l’incontro con l’endocrinologo, penso che inizierò la TOS (Terapia Ormonale Sostitutiva) in giornata…e quindi conterrà tutte le mie considerazioni sull’affrontare il rischio della TOS per la rettifica dei documenti e nell’avere un minimo effetto di femminilizzazione, che mi può essere utile, ma non indispensabile alla nostra età.
Sofia “Molto interessante ma ho trovato solo una cosa che stona non sono molte a non subire la disforia è a non volere terapie od interventi forse è il contrario per il resto tutto molto ben articolato, certo e che non deve essere un percorso obbligatorio quello psicologico anche se secondo me è molto importante!!!!
”
Più che altro mi sto basando su i post che leggo sui vari gruppi di Facebook e soprattutto tutte le risposte che danno le persone trans… sono circa metà che non hanno nessuna disforia oppure l’hanno minima. Mentre per ormoni e interventi solo una piccola parte infatti non vuol far nulla.
Barbara “Letto e mi è piaciuto molto.
“
Non ti scrivo altro perché sarebbe lungo e non ho abbastanza tempo. Magari ci sentiamo in settimana?
Un bacio
Silvia “Buongiorno. Questo articolo è stato estremamente interessante…penso che lo rileggerò anche un 'altra volta…grazie davvero per la condivisione
”
Paola P “Se posso, ti suggerisco un testo che parla della differenza del cervello fra femmine e maschi.
"Il cervello delle donne".
È oggettiva, dipende dallo sviluppo ormonale. La chimica come sempre è del tutto determinante nella vita biologica.
Spiega moltissimo del cervello della donna e lo compara con quello dell'uomo. La scrittrice è una neuropsichiatra americana e si basa su studi comparati ed esami clinici.
Siamo diversi, maschi e femmine, e non é un delitto ammetterlo. Anzi, il mondo sarebbe più in pace se tutti ne fossimo consapevoli.”