La missione di oggi è andare al Tribunale di Bergamo per leggere gli atti giudiziali per il cambio di genere e dati anagrafici di 3 trans. Online ho trovato solo la parte iniziale, per leggere tutto dovrei abbonarmi con un costo elevato.
Quello che mi occorre conoscere sono alcune informazioni sulla durata di ogni processo e quali documenti, perizie sono state presentate.
Se nel prossimo anno inizierò l’iter con il giudice è meglio conoscere il più possibile perché ogni giurisdizione ha le sue ‘abitudini’ e si basa su sentenze precedenti. Vorrei ridurre in tempi il più possibile che già si parla di anni ed evitare che per qualche esame mancante debba rinviare di mesi.
Arrivo in centro a Bergamo, parcheggio e mi avvio in direzione del Tribunale. Mentre cammino ripenso alla prima e ultima volta che come donna sono stata in città, cercavo un negozio di parrucche e camminando 15 minuti con le ballerine mi sono distrutta la caviglia! Oggi sono una donna qualsiasi in città.
Arrivo nell’edificio, entro e infilo lo zainetto nello scanner, mentre passo attraverso l’arco, tipo aeroporto. Mi chiedono la ragione per cui sono lì, dietro di loro c’è l’Ufficio Informazioni, ma è deserto. Cerco di spiegare loro che vorrei consultare delle sentenze e mostro lo stampato dove mi sono scritta i numeri e informazioni varie.
Ovviamente non sanno dove devo andare e forse non lo sa nessuno. In teoria le sentenze sono pubbliche, ma a parte gli avvocati nessun cittadino le consulta per davvero.
Poi notano un nome che conoscono, uno dei tre giudici. Forse però è in ferie, però posso chiedere agli uffici vicini. Devo andare al terzo piano.
Anche questo edificio è un labirinto, arrivo nel corridoio corretto, ma il numero 319 non esiste. Vedendo che mi guardo in giro due signore mi chiedono cosa voglio. Il giudice è in ferie, accedere ai documenti senza permesso è vietato, a chi devo chiedere il permesso? Sembra che ai privati non sia possibile, ma va?
Mi dicono, settimana prossima, di scrivere al giudice via email e mi danno l’indirizzo. Ringrazio e cerco di uscire dall’edificio con difficoltà, l’ho detto che è un labirinto?
Bene ora ho contatto, dovrò scrivere una bella e-mail molto breve e sperare che mi risponda con qualche informazione utile.
Tutto il tempo dentro l’edificio ero donna al 100%, nessuno ha dubitato un istante e per fortuna non mi hanno chiesto i documenti all’ingresso…che essere donna porti dei vantaggi allentando la sicurezza?
Torno all’auto indecisa se andare nella via centrale dello shopping, ma non ho nulla da comprare. Vado a Orio Center e giro alcuni negozi, ho una lista di cose da cercare. Compro solo un paio di sandali da Decathlon, sono belli e sono in saldo.
Da Mandarina Duck ci sono degli zainetti bellissimi, i colori mi attirano molto con un giallo zafferano oppure un bel rosso vivo. I prezzi anche in saldo mi fanno desistere.
In auto mi dirigo verso casa, ma faccio tappa dai cinesi per guardare gli zainetti, ma anche qui non trovo nulla di interessante e non per i prezzo.
Infine quasi sotto casa vado nel minimarket a comprare un paio di cose. C’è Caterina che serve una signora con un bimbo molto agitato, su alcuni argomenti mi inerisco anche io.
Dato che Caterina mi ha chiamata per nome e sono una signora, per la cliente sono automaticamente una persona di fiducia e degna della conversazione.
Poi Caterina inizia a mettere via nella zona frigo le varie cose, mi prepara del prosciutto e parliamo un altro pò. Nota i miei sandali stile ‘egizio’ chiedendo se sono nuovi. Questa piccola conversazione ‘di paese’ mi ha fatto bene, chiacchiere inutili tra donne e io mi sono sentita a posto tutto il tempo.
Il resto della giornata lo passo ihn versione ‘ameba’, il caldo afoso aumenta troppo. Provo a fare alcune cose sul computer, ma il condizionatore non riesce a darmi la frescura di cui necessito. Il colpo di grazia è lavorare 30 minuti per risolvere alcuni problemi di vendita dei buoni spesa.
Rebecca mi ha scritto che ci sentiamo alle 22:00, le avevo scritto che avrei migliorato il suo CV, ma con il caldo e gli occhi appiccicati non combino molto.
Tiro sera facendo una breve camminata alle 18:00, ma fa ancora troppo caldo e torno a casa quasi subito. Cena con la confezione di pasta al pesto che ho comprato questa mattina, prezzo e confezione mi hanno fatto venire la voglia. Peccato che il sapore non è all’altezza della fotografia, le cucino meglio io.
Rebecca mi scrive che ha mal di pancia perché ha bevuto acqua gelata, mai farlo! Ma mi sento meglio perché non ho voglia di stare al telefono e poi non ho sistemato il suo CV.
In serata suol balcone c’è un bel vento fresco che mi fa stare meglio, torno in cameretta e accendo il condizionatore e riesco a sistemare il CV.
Vado a dormire stanca senza avere fatto molto, giornata partita bene e in forma mentre arrivata sul finale stanca e spossata.