Ultima colazione in albergo, porto in auto valigie e quant’altro, come donna e quasi un trasloco e anche Paola ha un sacco di borse.
Salgo in auto con Amerigo e Quinto e ci avviamo al punto di partenza della funivia, destinazione La Marmolada.
In auto mi viene su tutto perché Amerigo non guida bene, ma resisto. Di strada si parla di trekking, ciclismo, autovelox. Io sul sedile dietro non mi sento molto femminile. Penso che anche la voce rifletteva la cosa.
Oggi make-up minimo perché non so con il freddo, il vento e la neve come sarà. Via anche anelli, orecchini.
Quindi ho solo abiti tecnici unisex di colori femminili, sarà una dura prova per la me donna e forse anche per la me atleta.

Incontriamo le guide che ci forniscono caschetto, imbragatura e ramponi. Acquistiamo il biglietto della funivia e saliamo. Saliamo veramente molto in alto cambiando tre volte e arrivando in cima alla Marmolada.
Ci mettiamo i vestiti pesanti: io ho tre pile uno sopra l’altro e una giacca vento, due paia di pantaloni e guanti. Le guide dicono che forse oggi ramponi non servono, ci legano l’imbragatura mettiamo il caschetto e usciamo all’aperto, subito una folata di vento gelida inizia tagliare la faccia.

Le guide fanno due gruppi da cinque ci legano a circa 2 m di distanza uno dall’altro e ci insegnano che l’accordo deve essere sempre abbastanza tesa, si cammina della neve mettendo i piedi leggermente allargati tipo papera e se infondano col tallone.
Iniziamo ascendere dal ghiacciaio a passettini molto lenti, piano piano impariamo a scivolare meno e a camminare un pelino più veloci. Ci fermiamo spesso per riposarci e per far scattare fotografie. Il panorama di fronte a noi c’è una riga bianca che il bordo del ghiacciaio, Al di sotto il vuoto, di sfondo tutte le montagne intorno ognuna di colori diversi e uno spettacolo pazzesco.

Avanziamo un passetto alla volta, si ascolta solo il rumore degli scarponi affondare nella neve. Ogni tanto scivolo, ma riesco a fermare il piede grazie alla bacchetta. Spesso i pensieri volano via e devo concentrarmi un passetto alla volta per non fare stupidate.
La camminata sul ghiaccio dura due ore e mezza, alla fine entriamo in una specie di tunnel e quindi siamo nel rifugio a mezz’altezza.

Togliamo l’attrezzatura in eccesso, ci mangiamo dei panini beviamo al bar.

Quindi andiamo alle trincee della prima guerra mondiale. E’ stato interessante visitarle anche se non e rimasto molto.

Una volta che mi sono tolta un po’ tutto sono andata nel bagno delle donne e li c’era una signora che sembrava davvero uno di quei trans da “bordo strada“, sembrava più finta di me, che mi indica che ho sbagliato bagno. Ok ho un’altezza, ma con bandana, mascherina e pile fucsia come faceva a cercar di capire se ero davvero una donna? Gli ho risposto qualcosa che non ricordo e sono rimasta li quando e venuto il mio turno sono entrata, solo un’altra signora mi ha guardato male.
E’ la prima volta che mi capita una cosa del genere, solitamente vengo ignorata. Evidentemente oggi non ero cosi femminile.
La cosa strana e che avere le unghie lunghe smaltate di rosso viene completamente ignorato.

Prendiamo di nuovo la funivia e torniamo le macchine quindi ci fermiamo a meta strada per prendere un caffè bere qualcosa e chiacchierare con gli ultimi saluti, perché dopo io tornerò a casa e altri faranno altri percorsi.
Rientrati in albergo ti amo anche un saluto agli ultimi del gruppo. Laura e stata un po’ fredda tutto il percorso in auto e anche sui saluti, mentre Elena e stata molto calorosa sorridendo mi ha detto di tenerla informata dei miei cambiamenti. Gli altri due uomini del gruppo mi hanno salutata con abbraccio e bacio senza nessun problema.
Ci cambiamo al volo e partiamo per tornare a Milano e che dobbiamo fare almeno un’ora e mezza di coda, Paola arriverà alle 10:30 a casa!