Giornata senza storia, lavoro al mattino e nel primo pomeriggio ho verniciato tavolo, sedie e sdraio in legno che ho sul balcone.
In serata mi faccio una telefonata di un’ora con Luciana visto che è a casa in malattia e non ci possiamo vedere per una cena insieme. Questa volta riesco a tenere un tono e spero di voce abbastanza femminile. Parliamo di tante cose, in particolare di una tizia che conoscevo lo scorso anno, una biondona che però non mi piaceva molto con un carattere spigoloso. Beh, Luciana ha ripreso i contatti e le ha detto di me, questa tipa le ha risposto che dall’ombelico in giù ero già donna. Questo mi ha dato da pensare, cioè se voleva scoparmi non ha fatto nulla per farmelo capire e da parte mia non mi era parso di interessarle da quel punto di vista.
Dopo la telefonata decido di vedere il film “Una donna fantastica” che mi aveva consigliato Maia.
https://www.mymovies.it/film/2017/unamujerfantastica/
Il film è molto bello e l’attrice (Daniela Vega) è una vera trans con una voce da cantante pazzesca sia lirica che pop, nella versione italiana è stata doppiata da una donna e qualcosa si perde (oppure se è un uomo è stato fantastico). Rispetto al trailer è meno violento e drammatico, meno male. In breve è la storia di questa tipa che sta con un signore molto più vecchio di lei, lui ha qualche problema alla memoria per una qualche malattia e quella sera si sente male e cade dalle scale, lei lo accompagna all’ospedale e lui muore. Il film verte su tutto quello che succede dopo con i parenti (ex moglie, figlio, fratello) che la buttano fuori di casa e le fanno altre brutte cose. Il finale è comunque positivo con la vita che continua e lei si riprende dai casini.
La trans del film ha il fisico di una che ha preso gli ormoni da non molto, ha il seno piccolo come il mio, le braccia molto femminili e che quando picchia un sacco di pugilato è molto femminile, su questo non sono ancora così leggiadra. Cammina sui tacchi come se non li avesse.
L’attrice è bravissima perché in molte scene si vede la ‘mascolinità‘ del volto in sofferenza in molte scene da ‘disforia‘ dove si mette in dubbio il suo essere donna, la dolcezza, la felicità, la rabbia e tutta una serie di emozioni con alti e bassi. Mi sono immedesimata molto.
Nei titoli di coda mi ha preso un’emozione dentro che non so descrivere, un misto di felicità, tristezza, incertezza sul futuro, volontà di procedere e vivere come vorrei.
In giornata mi sono messaggiata con Monica e siccome oggi nel blog analizzo l’essere transgender la sua risposta è molto interessante.
Monica “Domanda: stò affrontando la transizione in modo abbastanza scientifico e metodico. Sabato al parco ho notato che cammini ‘da donna’, ora anche i miei movimenti di camminata sono quasi corretti ma ho impiegato mesi di allenamento e ora sono spontanei.
La tua camminata agli inizi della transizione ti è venuta spontanea?”
Mi risponde con un lungo vocale che riassumo molto in breve:
“Simone de Beauvoir disse "Donna non si nasce, si diventa" e vale anche per noi e il porci a relazionarci con il mondo esterno, essendo un'interazione, l'essere donna la si costruisce con l'esperienza. Nel mio caso non so se 'ho imparato a muovermi', che è una espressione che non mi piace tanto, ma nel tempo e soprattutto nel vivermi al femminile, giorno dopo giorno nella quotidianità dall'andare al mercato, fare la spesa, fare sport, andare e tornare dal lavoro. Ecco nella quotidianità piano piano sento di aver costruito anche il mio modo di stare nel mondo, di pormi e propormi agli altri. Sì, tutto questo è stato costruito nel tempo, mentirei se ti dicessi "sono nata così come oggi mi vedi", "era un comportamento innato".
“
E' stato costruito giorno dopo giorno ed è stata una cosa lunga, laboriosa e complessa, però mai banale, mai scontata, mai noiosa. Ecco sì, questo nel costruire la mia femminilità, il mio modo di stare nel mondo, è stata un'operazione portata avanti con molta passione, il sorriso sulle labbra.
Riassume molto bene quello che anche io stò realizzando su me stessa, il mio viaggio è molto più importante della metà finale, che in realtà non so bene quale sia esattamente. Forse il primo obiettivo è il raggiungere uno stato di femminilità tale che nello svegliarmi al mattino, non mi debba necessariamente truccare e camuffare per sembrare chi mi sento di essere.
Il costruire la mia femminilità vivendo una vita piena di amicizie, sentimenti, emozioni, cose da fare e da vedere. In effetti nel mio 50esimo compleanno avevo dichiarato che “non so cosa farò da grande“.
Una mia amica mi ha scritto che di solito “la faccio sembrare facile” questa transizone e quando legge dei miei dubbi capisce che non lo è davvero, ma affronto tutto positivamente e a volte in maniera forse un pò troppo scientifica per capire e migliorare, perché senza un feedback esterno non sono in grado di capire a che punto sono. Per fortuna, oppure per scelta consapevole, ho degli amici meravigliosi (quasi tutti etero) che non hanno paura di dirmi in faccia le cose come stanno, di dirmi cosa non va bene e cosa migliorare secondo il loro prezioso punto di vista. Alla fine metto insieme tutto e vedo notevoli miglioramenti nel mio stare nel mondo come donna.